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giovedì 29 marzo 2012

Michela Marzano: VOLEVO ESSERE UNA FARFALLA (Collezione Strade Blu, Mondadori). Intervento di Mariangela Notaro


Michela Marzano è una filosofa e scrittrice, un’autorità negli ambienti della società culturale parigina. La sua vita si è svolta continuamente all’insegna del dovere che l’ha indotta a fare sempre meglio, sempre di più, sino a portarla all’illusione di poter raggiungere la totalità di una perfezione che, in fondo, le veniva sottilmente richiesta in ambito familiare, soprattutto dal padre. “Lei è anoressica” le viene detto da una psichiatra quando ha poco più di vent’anni. Da questa frase raggelante vede l’alba il suo libro “Volevo essere una farfalla”. Attraverso il libro Michela Marzano racconta come un’esperienza distruttiva quale l’anoressia sia stata, poi, meravigliosamente in grado di rivelarsi maestra di vita. L’autrice cerca di farci capire in modo appassionato e soprattutto non convenzionale come ciò che deve emergere dalla scrittura sia il “perché” molto più che il fatto. La straordinarietà del contenuto trova il suo modo d’essere, infatti, non tanto nel tentativo di richiamare l’attenzione del lettore sulla malattia e su tutto ciò che ruota intorno ad essa, ma bensì su tutto quel che ne giace dietro e che solitamente è invisibile ad occhio nudo, o per meglio dire, a cuore nudo.
Attraverso le pagine del libro ci si rende subito conto di come la maestria dell’autrice risieda nella sua capacità di raccontare dell’anoressia senza parlare della patologia, di alludere alla sofferenza senza descriverla, di parlare del male senza dare a questo una consistenza, uno spazio tangibile tra le cose. Ciò che preme alla scrittrice non sono le parole in sé né la loro aderenza ad una forma stilistica che si elevi a figlia prediletta dei dettami letterari, ma piuttosto il senso segreto che dimora dietro quelle parole, la forza che spinge un’anima a risalire in superficie per poi inabissarsi di nuovo, stavolta pulita, incorrotta. Scivolando tra le pagine del libro si ha come la sensazione di incontrare l’anoressia quasi per caso, come fosse un evento fortuito, un’ombra subentrata solo per riaccendere mille luci.
L’autrice compie un viaggio a ritroso nella sua esistenza nel tentativo di riportare alla memoria quei fatti, quei pensieri, quegli sguardi, quelle presenze e assenze insieme che hanno edificato le basi del suo male, portandola un giorno qualunque di un anno qualunque a destituire la sua vita.
E la scrittura diviene, in questo modo via d’uscita verso la vita vera, verso l’amore autentico, verso i sapori trafugati e sospesi. Dalle pagine del libro si fa chiaro come la scrittura, a volte, debba esistere non tanto per fare cronaca di fatti, ma per rendere finalmente giustizia a quei fatti, per denunciare con amore le ingiunzioni contraddittorie, le ansie, le angosce di un’esistenza.
Il libro ha il potere eccezionale di farsi leggere tutto d’un fiato e a lettura conclusa si ha come la sensazione di essere stati abbandonati da una persona cara, da una presenza di cui i tuoi giorni non potrebbero fare a meno. Mi ha impressionato constatare come da un’esperienza deleteria come l’anoressia, una persona, attingendo dalle sue viscere e scavandoci dentro, possa rendesi capace di ripulirle dal verme che si ciba di esse ed ergersi, al fine, vincitore.
Michela Marzano ci mostra con una semplicità disarmante e penetrante insieme come attraverso parole depurate da orpelli e stilismi fini a se stessi, ma ancor più ripulite dai “ghirigori” di una mente claudicante, si possa evadere da quell’Io che ci sottrae a noi stessi,  rendendoci parassiti del nostro stesso cuore e varcare coraggiosamente la soglia di quell’altro Io che invece ci consacra ad un’esistenza migliore.
Ben vengano, allora, il male e le sue peripezie, ben vengano l’inquietudine e la scontentezza di Sé a patto che la consapevolezza di potercela fare resti immutata alla base. A patto di riuscire a distinguere il senso nascosto di ogni parola letta ma ancor prima ascoltata, indice di una sensibilità e di una forza che saranno in grado di riconoscere le virtù anche di quella porzione di vita che non va ed accettarle con pacifica rassegnazione.
Rassegnazione che non è rinuncia alla vita, bensì serena convivenza con Noi stessi ed il resto del mondo.
Le pagine di Michela Marzano ci insegnano tutto questo.

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