Parlare di FRANCO MANZONI, giornalista, firma da quarant’anni del Corriere della Sera in cronaca e in cultura, autorevole critico letterario, può apparire nello stesso tempo assai facile per gli innumerevoli spunti critici a lui dedicati nel panorama letterario italiano e internazionale, ma anche alquanto ambizioso e complicato, per il compito arduo di individuare il giusto canone di lettura, circa la sua opera letteraria in senso generale e nello specifico della sua recente straordinaria pubblicazione SOGLIE. RECENSIONI FORMATO FRANCOBOLLO (2012-2024), prefazione di Roberto Pazzi, postfazione di Antonio Carlo Ponti, edita da “I Quaderni del Bardo Edizioni” di STEFANO DONNO, Lecce, Euro 15,00. Questo volume che consta di ben 276 pagine, per un lavoro assai complesso che comprende 467 recensioni relativamente a circa 300 autori, per un novero di 100 case editrici. Ogni micro recensione è di non più di 450 battute, spazi compresi.
Per entrare meglio nell’anatomia dell’opera, è necessario tuttavia conoscere il poeta e lo scrittore Franco Manzoni, noto ai cultori della letteratura per la sapiente direzione di “Schema”, rivista di poesia attiva a Milano, dal 1984 al 2004, che vide pubblicazioni di autori affermati ed esordienti, di chiaro valore. Come progressione naturale di una carriera fulgida, il 2012 vide apparire in “Lettura” (domenicale letterario del “Corriere della Sera”) una rubrica intitolata Soglie, curata dall’ormai giornalista affermato Manzoni che individua libri di poesia in un formato minimo, poche righe sintetiche, posizionate strategicamente in alto nella pagina a dar risalto, lo dico al presente nella palese speranza di finirvi prima o poi, in qualche appuntamento settimanale, per la sola gioia dei miei meritevoli editori. Per comprendere meglio le capacità descrittive e di scansione epistemologica di Manzoni, non possiamo prescindere dai suoi studi (laureato in Lettere Classiche all’Università degli Studi di Milano, con tesi in Storia greca dal titolo Le motivazioni dei decreti onorari ateniesi nella prima metà del III sec.a.C.) e dalle sue abilità poliedriche: traduttore dal greco e dal latino, epigrafista, critico letterario, drammaturgo, dalle sue esperienze professionali di docente di grammatica e letteratura dialettale milanese, di giornalista, di autore di programmi Rai, di consulente della Triennale di Milano e della Società Umanitaria, di fondatore e direttore responsabile della rivista di poesia e cultura Schema e della rivista Nuova Prosa, di collaboratore negli anni come critico letterario per molti quotidiani (La Provincia di Como, il Corriere Adriatico, Il Giorno), periodici (Club 3, Memorie e Ricordi, Prospettive nel mondo, Libera proposta, Uomini e libri, Chi è di scena, Poesia) e mensili (Leadership Medica).
È stato membro eletto del comitato direttivo dell’AICC (l’Associazione Italiana di Cultura Classica), consigliere d’amministrazione del Circolo Filologico Milanese. È membro effettivo del Pen Club.
Inoltre ha ricevuto nel 2010 il riconoscimento alla carriera dalla giuria, presieduta da Umberto Piersanti, del premio di poesia Alpi Apuane, l'Ambrogino dal Comune di Milano e il premio La mia vita per Milano 2012.
Tutto questo in un poeta milanese, presente sulle più importanti riviste letterarie italiane e tradotto nelle principali lingue, con all’attivo ben 15 raccolte di poesia: imperatore! (Edizioni Le Cinque Vie, 1987), Esausto amore (Crocetti, 1987), Totò (Fonèma Edizioni, 1989), Stanze d’argilla (Prova d’autore, 1989), Padania (Centro d’arte Edizioni, 1990), Verso la seta (Fonèma, 1991), Faccina (Book Editore, 1991), Lettere dal fronte (Schema, 1993), Figlio del padre (Book Editore, 1999), Angelo di sangue (Edizioni Pulcinoelefante, 1999), la Marisa (Gli Specchi edizioni, 1999), En sombre de grito ( Devenir Editore, 2001), CASA di passaggio (Signum edizioni, 2001), in fervida assenza (Raccolto edizioni, 2010).
Fin anche paroliere, con testi scritti per Christian, Loretta Goggi, Formula Tre, Viola Valentino su musiche di Oscar Prudente ed ancora su musiche di Gaetano Liguori ha composto le parole di alcune canzoni per le fiabe I tre porcellini e Cappuccetto Rosso ed infine ha firmato il libretto dell’opera lirica Viva Verdi su musiche di Aldo Bassi.
Dal canto della poesia, della parola che si fa musica, dello scrivere compiuto giornalistico, originano gli innumerevoli progetti critici di Franco Manzoni che si prefiggono di raccogliere con rigore tutti i messaggi poetici dei singoli autori e di portarli alla luce in maniera assai poco schematica ma di certo fascinosamente ricca di stile e senso, in appena undici righe, posizionate a centro pagina a coppia, per abitare al meglio lo spazio e offrire uno scorcio dettagliato su gran parte della pregevole editoria contemporanea ai lettori, nel nobile scopo di rendere popolare la poesia, in un volume costruito come un catalogo appassionato ed unico, tutto da sfogliare per stabilire un progressivo contatto con la realtà poetica italiana, racchiusa in una sorta di collezione che possa divenire foriera di nuove memorie e spiagge di profumata cultura. Tra i nomi di autori analizzati, con attenzione costante alla disvelazione della compiutezza del verso, della cristallinità della Poesia, dal Manzoni recensore umile ma nobile a guisa epigrafica ma non per questo non particolareggiata, appaiono a mio avviso assai rilevanti: Alberto Toni, Alla Gorbunova, Anna Achmatova, Carmelo Pistillo, Don Burness, Elisa Macadan, Ennio Cavalli, Gabriella Cinti, Gerald Manley Hopkins, Guido Garufi, Luigia Sorrentino, Marko Kravos, Nadia Scappini, Niccolò Nisivoccia, Patrizia Villani, Renato Pennisi, Silvio Raffo, Tomaso Kemeny, Vincenzo Guarracino.
Un prezioso cofanetto pieno di poesia contemporanea realizzato da Manzoni (critico testimone di esperienze intellettuali autorevoli) munito di ago e filo, con pazienza certosina e passione, per una tessitura fine che possa far sì che la poesia non invecchi e non venga abbandonata al destino di parola isola.
Molto più d’un album per la complessità d’intenti che non ambisce a custodire ogni inquadramento del mondo poetico incombente ma che cinge e fotografa alcuni suoi punti cardinali, e finisce su certi poeti meritevoli d’attenzione e su case editrici che assomigliano più ad enti culturali, cariche di mecenatismo.
Questo meraviglioso catalogo letterario, si snoda su un percorso temporale di 13 anni, fatto di studi attenti sulla produzione poetica esistente.
Appaiono evidenti nell’opera di levatura internazionale la chiarezza compositiva, la profondità concettuale, la capacità analitica e descrittiva che colgono e fotografano in un’istantanea fantastica, un mondo poetico che vive intatto in un citoplasma fatto di piattume culturale, di dettami vigenti che conducono all’omologazione, alla barbarie, alla dissacrazione ed alla violenza.
E Manzoni in questo tentativo ben riuscito di mappare il lirismo contemporaneo, ci riporta la speranza della parola l’autenticità del verso, la dinamicità del pensiero, l’eleganza della poesia e ci suggerisce suggestioni che vibrano e si nutrono di emozioni estetiche ed etiche, per far arrivare al cuore dell’uomo, un insieme di fresche voci poetiche, spazio condiviso di riflessione e conoscenza di sé e del sentire, ove legare alla memoria nuove sensazioni, in relazione al mondo con cui si vive in una proiezione unitaria.
A mio parere il sottotitolo del libro, RECENSIONI FORMATO FRANCOBOLLO, rende bene l’idea dell’immensa opera intellettuale e di quello che il lettore troverà, ovvero uno spaccato del panorama letterario italiano, visto da un critico letterario capace di inventare un’alternativa.
Un nuovo modo di fare letteratura, rispetto alle antologie letterarie classiche, magari anche più accattivante e capace di avvicinare al genere letterario nuovi adepti, sia in ottica della lettura che della scrittura, restituendo alla poesia, non solo quella del qui ed ora, ma quella della memoria, il ruolo di motrice letteraria e culturale, anche in ottica di ricondurre nuova linfa e pregevolezza alla società contemporanea.
È la sintesi che regna sovrana in queste pagine in cui ogni singolo francobollo rappresenta perfettamente quasi ne fosse lo scrigno, ogni singolo libro veicolando tutti gli autori scelti e di conseguenza le rispettive case editrici in un viaggio culturale, verso le pagine esaminate di volta in volta, sorvegliando che sia improntata l’essenza, in maniera incisiva.
E cosi ogni autore sviscerato e messo a fuoco, nel mezzo aforistimatico da Manzoni, compromesso verso una chiara consacrazione, per l’altezza della capacità recensoria, parla egli stesso pur mantenendo il suo posto.
È un libro asciutto, nucleico quasi ma in grado di stringere d’assedio autori come Luigia Sorrentino e coglierla “fra i territori opposti di assoluto e quotidiano, armonia e angoscia”.
Se la soglia poetica di Alberto Toni, “É un distacco, lo stordimento dell’essere umano, una terrorizzante caduta”, per Roberto Amato diviene “la donna amata che abita l’infinito pieno di luce”. E più penetra nel nucleo di ciascun autore più ne coglie la nemesi, le prospettive, l’atmosfera nei dettagli, vero messaggero ed interprete dei messaggi di ciascuno e dunque chiaramente padrone dell’ermeneutica dialogante.
Una solida visione d’insieme, conferisce perentorietà alle telegrafiche dissertazioni pregnanti di centralità, pur nell’ essenzialità del critico. Manzoni indovina sistematicamente il prodigio dell’esegesi, dando a ciascuna autore e libro, dopo averlo frantumato metaforicamente, la sua sfumatura e dignità. Ciò nonostante, non tralascia di evidenziare quella tensione carica di consapevolezza che determina “un senso al vuoto con la vertigine della visione” in Carmelo Pistillo e decide di “vivere il vuoto incolmabile dell’assenza” nell’universo poetico di Guido Garufi, per atterrare sulle “urla di rabbia e lotta contro i poteri forti, le mafie, la sudditanza al dio denaro” di Ennio Cavalli, concetti poetici analoghi a quelli espressi, in una sorta di battaglia in versi, da Tomaso Kemeny “contro il dio denaro e un mondo globalizzato dal fondamentalismo economico”. Ma è davvero straordinario Manzoni, nel cogliere la partitura in Don Burness, fermo sulla soglia dell’impegno civile “con malinconia e affetto osserva i luoghi che vive, amico delle minoranze etniche e dei diseredati”, in Niccolò Nisivoccia che scommette per “quell’esondazione dei sensi verso un Aldilà plausibile” e soprattutto quando approda sul mistero arrembante di Silvio Raffo che lo conduce a “toccare il limite dell’invisibile”, per approdare poi sulla soglia di Vincenzo Guarracino, ovvero su “un florilegio del messaggio cristiano antico”.
Tutti appassionatamente, all’interno di questa piccola grande Arca letteraria, a custodire il segreto della vita, affidato al mistero della poesia, nella sua piena autenticità di sguardo amorevole sui desideri e sulle illusioni umane, per il compito straordinario di creare speranza in un’epoca disperante, di creare oasi di pace in un’epoca capace solo di disseminare guerre e fratture tra i popoli.
Compito del lettore, è a mio avviso, strettamente il piacere di assaggiare questo manicaretto letterario che ci porta a fare tante considerazioni: la prima è che la poesia non è affatto morta e sepolta ma anzi vive indistintamente di luce propria, talmente manifesta che il Manzoni da raffinato critico qual è e da consumato poeta qual è ha sentito il dovere di celebrarla dandole i giusti fasti attraverso quest’opera SOGLIE che si rivolge a molti poeti contemporanei che brillano per arte poetica).
Questo grande album letterario, sta a testimoniare che se c’è un’arte letteraria che non è in crisi, questa è la poesia, cui dedicano sempre più attenzione, scrittori di chiara fama e di indiscusse qualità e quello che appare incredibile rispetto alle prospettive di mercato non esaltanti, offerte dal genere poetico, è l’interesse sempre crescente delle case editrici da quelle di nicchia, a quelle più affermate nel panorama letterario italiano, al contrario della narrativa che non riesce a mantenere il fulgore degli anni passati, negli interpreti contemporanei.
Forse il volume, altro non vuole che raccogliere ambasciatori di poesia come Anna Achmatova per la quale la propria soglia poetica si trova nell’”eros sinonimo di vita, miscela di piacere e sofferenza”, o Gerald Manley Hopkins che custodisce la propria nella “grandezza di Dio e della natura”, oppure Marko Kravos che produce un messaggio poetico forte per cui “chi non è capace di prendere parola e mangiarla per nutrirsi, resta un vegetale” ed infine Patrizia Villani impegnata a tracciare “un bilancio amaro e l’illusione di rincorrere forse un altro primato, un nuovo mito”.
Insomma, non si può leggere questo libro di Franco Manzoni, come qualche cosa di solito o immaginando una semplice raccolta di considerazioni su poeti e case editrici, ma, occorre entrare nell’accezione di un momento chiave, direi quasi catartico, per entrare nella dimensione della scrittura contemporanea ed arrivare a comprendere quanto sia sempre meno occasionale ed episodica l'attività del poeta. A tal proposito, Gabriella Cinti attua un “viaggio nel magma primordiale, nuotando verso la luce”, mentre la scrittrice romena Elisa Macadan, che scrive anche in Italiano e francese, “contempla attimi di esistenza, sublimi visioni e crudeli fotografie del quotidiano”. Perché è questo che fa il Manzoni, designa autore dopo autore, il percorso meraviglioso della scrittura che pensa, indaga, mappa precisamente la concettualità e lo stile dei singoli lavori poetici, formulando ad ogni periodo richieste di senso e di memoria che vuol dire tracciare valenze teoriche, là dove ci avvicina alla poesia, partendo dalla nostra supposta lontananza di lettori, quando preferiamo avventurarci in un libro di saggistica o di narrativa, piuttosto che accettare di imbatterci nella scommessa poetica, lanciata da un autore che non conosciamo o che comunque non riesce a convincerci e così facendo ne costruiremmo l’oblio. Vere e proprie pennellature che forniscono ritratti di eccelsa prossimità al sentire, dei militanti poetici sorpresi da Franco Manzoni in afflato umano verso questo o quel valore letterario, come per Renato Pennisi che “guarda il passato per capire le distonie del presente”, o quando si specchia sulla soglia di Alla Gorbunova fatta di “paesaggi popolati da folletti, demoni, draghi, boschi di betulle, cascate, paludi, laghi, volpi, albatri, nibbi”.
O, in ultima analisi, curiosando e leggendo s’imbatte dolcemente sulla soglia assai convincente di Nadia Scappini che “canta l’esperienza del raccoglimento, gli affetti familiari, il dolore: cerca il sublime negli occhi degli umili”.
Ebbene è proprio questo, il merito di Franco Manzoni, egli si erge a paladino di tutti i poeti, in modo assai democratico ed assai poco giudicante, facendo affiorare la possibilità del valore dell’opera poetica in tempo reale, per tutti coloro che hanno avuto la ventura di venire rappresentati in Soglie.
Manzoni articola dei fondamenti, dei canoni di lettura, di critica, di linguistica dei tempi nostri, attraverso le stagioni, gli scenari sebbene all’interno di un distinguo semantico trascinante.
Tempio della poesia questo suo SOGLIE, suggerisce canzonieri fatti di parola e sogno, non più sfuggenti ma presenti ed arrivabili ai più, nella piena accezione della materialità dell'esperienza, della lettura poetica che può insistere a suo piacimento sugli organi percettivi del lettore e che MANZONI come primo lettore di ogni singola opera e di ogni autore rappresentato, trasferisce concretamente a noi in questo suo mirabile libro.
Vengono subito in mente, osservando questi sublimi francobolli letterari del Manzoni, le acutissime distinzioni nel definire certi sottili segreti e dolcezze di tratto, che spostano l'attenzione dal visivo alla sonorità del verso, ai ritmi, a cadenze intimistiche, a vocazioni minimali, a limpidezze assolute, a irrequietezze sperimentali, a tonalità di chiara protesta, nei più svariati spartiti linguistici, ma sempre nelle more di una piena coerenza illustrativa, riconoscibilità, e comprensione dei singoli autori, da parte del lettore.
MANZONI possiede la concretezza temporale, in estensione verso la lettura di un mondo che è quello e non altro, avendo ormai superato da tempo l'asciutta funzionalità, nel tessere la trama di un libro e viaggiando ormai nel senso sottile e quietante di cose ritrovate in modo assai naturale, con il proprio linguaggio, seguendo un percorso di sinestetiche rifrazioni, più oggettive che soggettive che stanno comunque l'una di fronte all'altra, per il piacere di sostenersi a vicenda, assumendo il carattere dell’unità, che s’inscrive nel corpo dell’emozione tacita della vista, attraverso le varie figurazioni intessute in SOGLIE che ci fanno scegliere serenamente di iniziare una lettura assai promettente.
ANTONIO LERA (Scrittore e Critico Letterario – Presidente AGAPE Accademia Caffè Letterari d’Italia e d’Europa)