Siete in grado di appuntire la lingua? Dovrebbe assomigliare alla punta di una freccia, ben dritta e in fuori, parallela al pavimento.
Provate a farlo in piedi di fronte allo specchio.
Chiudete gli occhi: tirata fuori la lingua, poi provate a fare la punta.
Ora aprite gli occhi e controllatene la forma.
Fabio esegue gli esercizi per bocca e lingua tratti dal libro di Marcy Michaels, Castelvecchi editore, Oral sex .
mercoledì 30 novembre 2011
Lingua e bocca, esercizi per rassodare i muscoli e leggere bene.
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martedì 29 novembre 2011
DI ME DIRANNO DI LUCA BENASSI (CFR)
Nelle grandi iconografie
tradizionali, riprese dai presepi natalizi, la scena è più o meno quella di un
bambinello, quasi sempre sorridente, non certo un neonato ma già con una
florida capigliatura e le braccine tese, l’espressione del viso a volte non
proprio infantile e sorridente ma piuttosto ieratica, adorato da una madre in
preghiera e da un uomo di età indefinita, inginocchiati e piegati su di lui;
sullo sfondo un bue e un asino, come sta scritto nei Vangeli.
La scena è edificante ma
immobile, astratta, irreale - o forse è la proiezione di una nostalgia
collettiva per l’innocenza che viene perduta pian piano nel tempo. Nella vita
non accade così e, soprattutto, in quella realtà, descritta dai Vangeli. Non
esiste che la puerpera Maria se ne stia tutta beata e serafica dopo i dolori
del parto: è una grande ingiustizia verso la sua corporeità, che è dolore –
come dicono i testi sacri – lavoro, fatica, fughe, strazio...
La poesia, intensa, di Benassi,
sconvolge questi schemi. L’elemento che sovverte quella scenografia
tradizionale, con prepotenza, è infatti la fisicità, con la nota insistente del
dolore fisico e psichico che, nell’iconografia tradizionale, è totalmente
assente. Entra in gioco, in questa sorta di poesia della storia, anche una nota
fortissima di de-mistificazione, di presa di distanza da una teologia tutta
assorta nei significati trascendentali, dimenticandosi spesso che proprio il
corpo è l’unico tramite col divino, tant’è che proprio nell’incarnazione si
realizza il principio di ogni teologia (in senso cristiano) e proprio nel parto
è il significato primo di ogni eucaristia, perché proprio Maria è la prima
sacerdotessa che porta e consacra dentro di sé l’Eucaristia.
Entra in scena anche l’elemento
della storia, non tanto come atti o fatti, ma come orizzonte o sce-nografia
entro la quale viene collocato il poemetto. È
la storia degli umili, dei semplici, degli ultimi, così che la natività
di Cristo, da avvenimento teologico-sacrale, diventa paradigma di ogni natività
povera e sconosciuta.
(dalla prefazione di G. Lucini)
lunedì 28 novembre 2011
L’amica geniale di Elena Ferrante (E/O)
Il romanzo comincia seguendo le due protagoniste bambine, e
poi adolescenti, tra le quinte di un rione miserabile della periferia
napoletana, tra una folla di personaggi minori accompagnati lungo il loro
percorso con attenta assiduità. L'autrice scava nella natura complessa
dell'amicizia tra due bambine, tra due ragazzine, tra due donne, seguendo la
loro crescita individuale, il modo di influenzarsi reciprocamente, i buoni e i
cattivi sentimenti che nutrono nei decenni un rapporto vero, robusto. Narra poi
gli effetti dei cambiamenti che investono il rione, Napoli, l'Italia, in più di
un cinquantennio, trasformando le amiche e il loro legame. E tutto ciò
precipita nella pagina con l'andamento delle grandi narrazioni popolari, dense
e insieme veloci, profonde e lievi, rovesciando di continuo situazioni,
svelando fondi segreti dei personaggi, sommando evento a evento senza tregua,
ma con la profondità e la potenza di voce a cui l'autrice ci ha abituati. Si
tratta di quel genere di libro che non finisce. O, per dire meglio, l'autrice
porta compiutamente a termine in questo primo romanzo la narrazione
dell'infanzia e dell'adolescenza di Lila e di Elena, ma ci lascia sulla soglia
di nuovi grandi mutamenti che stanno per sconvolgere le loro vite e il loro
intensissimo rapporto.
domenica 27 novembre 2011
Gli occhi di mia figlia di Vittoria Coppola (Lupo editore). Libro consigliato da Gianluca Pasca
Quale ruolo gioca il destino
nello svolgersi della nostra esistenza? E quanto di “nostro” c’è invece
nell’imboccare strade sbagliate che porteranno inevitabilmente all’infelicità?
In questa storia di “non detti”,
in cui egoismi e fragilità vanno a comporre un perfetto, perverso incastro, è
rappresentato il misterioso e contraddittorio universo dei sentimenti umani:
non basta essere genitori per saper comprendere i propri figli ed amarli come
meritano; non basta essere giovani e di cuore aperto per essere pronti ad
affrontare la vita, né essere innamorati per non farsi complici della propria
ed altrui sofferenza.
Dana, pur nei privilegi di ragazza
circondata da benessere e raffinatezza, è soffocata dalla coltre iperprotettiva
di una madre che ha deciso il suo futuro, ma la sua passione per André,
fascinoso pittore di donne senza sguardo, si rivela una fuga più grande della
sua acerba giovinezza, incapace di reggere all’infrangersi di un sogno.
Armando, l’uomo che le offre un amore devoto e remissivo, nasconde un segreto
destinato ad esplodere in modo bruciante.
Eppure esistono legami che
sopravvivono al tempo e sono pronti a riservare luminose sorprese, nei giochi
del caso e nel risveglio di coscienze troppo a lungo sopite.
Una storia di solitudini e di
scelte, nella quale regge sovrana la solidità dell’amicizia, l’unica che non
tradisce.
VITTORIA COPPOLA - Ha 26 anni,
vive a Taviano (Le). Laureata in Lingue e Letterature Straniere, Comunicazione
Linguistica Interculturale (Università
del Salento, luglio 2010). Attualmente lavora come receptionist presso un
albergo di Gallipoli (Le). La passione assoluta che muove le sue giornate è la
scrittura. Di questo dice: “Lo scopo che mi prefiggo nel momento in cui inizio
a riempire pagine di parole e sentimenti, è quello di emozionare, regalando a
chi mi privilegia “leggendomi,” attimi personalissimi di evasione dalla realtà,
ma anche, perché no, arricchimento della stessa. Confido sempre nella bellezza
dei sentimenti e perciò, quando qualcuno reputa banale il parlare d’amore, io
sorrido, e vado avanti per la mia strada”.
sabato 26 novembre 2011
“L'addestratore” di Jeffery Deaver: siamo veramente ciò che sembriamo? Intervento di Roberto Martalò
Si può avere una vita doppia,
caratterizzata da 2 identità diverse e apparentemente inconciliabili?Come
reagireste se veniste a sapere che una delle persone a voi più care svolge in
realtà un mestiere totalmente diverso da quello che pensate? E se fosse per il
bene del Paese e per la sicurezza di altre persone? Azione, avventura, ritmo,
suspence, colpi di scena: Jeffery Deaver, uno dei maestri del trhiller
americano, autore di libri cult come “Il collezionista di ossa”, ritorna nelle
librerie italiane con il suo ultimo lavoro dal titolo “L'addestratore”.
L'agente Corte deve difendere la
famiglia di Ryan Kessler, poliziotto inquieto e nevrotico, dal cacciatore di
informazioni segrete più pericoloso sul territorio americano, Henry Loving.
Cinico e spietato ai limiti del sadismo, interessato solo a raggiungere il
proprio obiettivo, il “lifter” è stato assunto da una misteriosa Fonte per
avere delle informazioni preziose. Il problema sarà non solo scoprire quali
saranno le mosse di Loving ma anche capire chi nella famiglia Kessler sia
l'obiettivo e perché. Infine bisognerà scoprire l'identità della fonte per
poter considerare conclusa l'operazione. Saranno le indagini dell'agente
Kessler a disturbare qualcuno? O i tormenti d'amore di uno psicopatico ex di
Maree, sorella della moglie di Ryan? E se ci fosse un altro motivo?
Inoltre, c'è una vecchia storia
in sospeso tra Corte e Loving che rischia di far diventare questa missione una
partita a scacchi dove la posta in palio sarà la vita dei Kessler.
Per l'ennesima volta, Deaver
dimostra tutte le proprie capacità di scrittore: dall'ideazione fino alla
costruzione di un intreccio che ti costringe a continuare a leggere e che ti
coglie spesso di sorpresa. A questo, Deaver aggiunge una meticolosa
preparazione: tutte le ipotesi dell'agente Corte a proposito della teoria dei
giochi sono frutto di letture di articoli e di studi che l'autore ha fatto per
dare alle azioni e alle scelte di Corte una cornice razionale in grado di
interessare ancor di più il lettore. Un ottimo romanzo, consigliabile non solo
agli appassionati del genere, con un preciso messaggio: nella vita, non
possiamo mai sapere con chi abbiamo a che fare.
L'addestratore di Jeffery Deaver
Rizzoli, 612 pag, 21€
venerdì 25 novembre 2011
Amsterdam è una farfalla, di Marino Magliani (Ediciclo). Intervento di Nunzio Festa
Lo scrittore ligure Marino
Magliani, è specifichiamo della Liguria perché le radici di Magliani, come
sempre s'ascolta dai suoi romanzi, son profondissime, con "Amsterdam è una
farfalla" visita una città partendo da due altri luoghi, appunto i
mozziconi liguri rimasti e che rimarranno nella memoria e la piccola patria
incontrata da una ventina d'anni in terra d'Olanda. Una visita, è da precisare
con cura, che grazie al traduttore ex editore e amico Roland Fagel e non solo,
Magliani con in tasca Gregorio Sanderi e nel petto Makliani approfondisce
scovando le viscere d'Amsterdam. Dopo aver spiato dall'alto, quasi dal cielo:
da una tetto. Cioé più esattamente Magliani continuerà facendosi un bel tratto
di sottosuolo della Farfalla, dove mai Marino Magliani,
questo il nome infatti del protagonista del romanzo, non pensava di trovare
tutto quello che poi trova. E l'autore comincia, ma continuerà capiremo per
tutte le pagine, cercando il sole. Perché l'obiettivo è dire d'un momento ben
preciso del prossimo 2100. Che Sanderi vivrà facendo meridiana a ogni angolo
della capitale olandese. Nonostante alla guida Fagel quest'idea proprio non
piaccia, ché il rischio sarebbe di fare una guida invece di dare un libro
importante all'Editore (Ediciclo) che ha commissionato l'impresa.
L'autore-personaggio Marino Magliani comunque dovrebbe far appassionare
all'inseguimento della necessità della bicicletta, del suo uso; quindi si
piazza in sella. Sempre meno agile degli abitanti dell'Amsterdam-farfalla e
persino con più lentezza del cane Bolero. Quindi è normale che il romanzo
diventi una zuppa sofisticata dentro la quale s'immergono ottime mangiate e
ipotesi, soprattutto, di mangiate ottime. Mentre lo stesso R. Fagel, e questo
similmente al vero traduttore di Magliani in lingua olandese, consegna notizie
su notizie e citazioni su citazioni e incontri seri su incontri serissimi al
Magliani che deve portare a termine l'impegno lavorativo. E Marino Magliani
raccoglie e appunta. Per poi ridirci. O dirci entro. E l'empatia dello
scrittore con chi l'ha accolto, arriva quando più volte s'osserva e si descrive
dei continui abbattimenti edili sopportati dalla città. Eppure c'è grande
spazio e attenzione sulla storia e le battaglie civili riguardanti i cantieri
ideali e reali della metropolitana, altro che cimiteri di biciclette e fettine
di sole buone a spingerci tra le storie sotterrane d'Amsterdam... Fino a
quando, addirittura, di nuovo dal cielo appare la sorpresa: il gesto/frase che
ci dice del titolo epperò molto ma molto di più. Iniettando dosi di mistero
nella misterica gitarella. Infatti sappiamo che questa visita di Magliani è
apparentemente semplice, insomma quasi da turista un po' più attento della
media, però si dimostra carica di significati nascosti. Il protagonista Marino
Magliani, senza timori di smentite o accanimenti esterni all'opera letteraria,
si serve dello scrittore Marino Magliani persino per una lettura urgente e
comunque competente - perché in un certo qual senso sentimentale -
dell'Amsterdam non sempre o troppo amata. Grazie allo spicchio di mistero
detto, tra l'altro, non possiamo svelare particine della trama. Sarebbe in
effetti toccare l'ultimo lembo della storia. Questo nuovo libro di Magliani è
pieno delle letture di Magliani, diciamo, cosa molte volte platealmente
sottolineata persino nelle pagine e certe altre fatta scorrere come sangue del
sangue. Poi la memoria geografica in estinzione, si diceva, quasi costringe
l'autore a rifugiarsi nelle sue origini. Per ritrovare le condizioni materiali,
vedi la roccia, che si scopre somigliano e non somigliano alle olandesi. Magliani
vuole affinità elettive eppure non le trova, tra Amsterdam e la Liguria. Senza
pensare che sua moglie lo aspetta, o aspetterebbe, nella casetta della costa
nord dell'Olanda di Ijmuiden. Nel frattempo, tra l'altro, il sedere che
Magliani poggia spesso a malincuore sulla bicicletta - metro di lettura degli
spazi - , è tallonato da un'altra, questa giunonica, donna. Ma nel libro non
c'è tempo e spazio per sesso eccetera. Magliani allora può tranquillamente
sfuggire alle insidie. Ha un altro compito, lui. E siamo sicuri che l'abbia
compiuto per intero. Perché lo capiamo quando ci mettiano (al pari dei pargoli)
a seguire per la vita passata e le vie del presente d'Amsterdam la due ruote
dello scrittore.
giovedì 24 novembre 2011
Intervista a cura di Piergiorgio Leaci all’autrice in occasione della seconda edizione de La Casa in pietra grigia di Jelena Banfichi Di Santo edita da i libri di Emil (Marchio Odoya di Bologna)
La genesi di un racconto, di un romanzo è l’idea. Tutto ruota intorno
ad essa, i personaggi, l’ambiente, la struttura, l’intreccio narrativo, lo
stile, gli eventi, i dialoghi, tutti elementi che vengono scelti con cura, con
esercizio, anche perché l’idea dello scrittore che compone di getto guidato
dall’impulso dell’ispirazione è solo una proiezione romantica. Raccontaci come
è nato il tuo libro?
Quanto alla mia narrazione in
lingua italiana il primo volume della Trilogia dalmatica, La casa in pietra
grigia, è nato dalla mia intima necessità di rimuovere certi fardelli di
nostalgiche memorie attraverso la catarsi
della scrittura, appropriarmi della quotidianità, liberandomi del passato.
Semplici scritti senza alcuna
intenzione di renderli pubblici, anche perché la mia condizione di traduttrice
di madrelingua e studi slavi, mi
tratteneva dal ritenermi capace di scrivere in italiano.
Negli anni ‘90 i miei amici F.
Tomizza e L. Romano, ospiti nella mia casa estiva nelle Isole Spalmadori, per
caso, lessero i miei appunti e mi convinsero di ordinarli. È così il romanzo approdò in libreria. Mi chiedi come scrive uno scrittore?! Non
saprei, ma credo che il modo di scrivere è proprio di ogni singolo individuo; è
la sua natura. Un argomento sul quale si potrebbe disquisire a lungo. Io posso
solo dire come scrivo io, se mi si crede una ‘scrittrice’. Scrivo quando ho necessità di farlo; a
periodi, di getto, spesso senza conoscere in anticipo il prosieguo. Nata
l’idea, cresce l’azione, si crea la struttura e il giusto uso del lessico che
poi, è lo stile. Tutto ciò ha origine
dalla ispirazione e dalla storia letteraria. Non credo che si possa imparare a
scrivere se manca l’intuito e la sincerità. La forzatura non paga. Il lettore
avverte la scrittura che tende alla cattura di consensi.
Certe recensioni hanno collocato il tuo romanzo nel genere storico,
altre in quello biografico. Lo ritieni esatto?
No! Un’affermazione del genere
appartiene a una lettura semplicistica, per nulla speculare. Non ho scritto un
romanzo storico, nemmeno biografico, tant’è vero che lo ho sottolineato nella
prefazione del volume. Infatti, nessuno dei due generi entra nelle mie ‘corde
narrative’. Il primo relegato com’è in compartimenti stagni di eventi nei
periodi stabiliti, il secondo nel solito linguaggio elogiativo inadatto alla
mia necessità della misura nei sottintesi.
Pertanto anche la mia scelta della narrazione in ‘prima persona’ e il
modo immediato di rendere le descrizioni palpabili, autentiche sensazioni di
attente osservazioni.
Quanto realismo e quanta invenzione c’è nella tua scrittura?
Nella mia scrittura non esiste
l’invenzione in senso del ‘nulla esistito’.
I luoghi sono reali, almeno come ho voluto che rimanessero nella mia
memoria, gli eventi accaduti, i personaggi, invece, per la maggiore, sono
appositamente creati sull’intense osservazioni di peculiarità diffuse come
distinzione del descritto substrato, oppure in antitesi come condensazione di
occultate virtù. Nel tuo romanzo la scrittura è la memoria che fa rivivere
luoghi, storie, culture e personaggi nel tempo. “La Casa in pietra in grigia”
diventa simbolo di unità familiare davanti ai vari scismi ciclici provocati
dall’uomo. Sotto quest’ottica il tuo lavoro acquisisce una valenza civica,
storica e umana per le future generazioni, non solo slave. Sei d’accordo con
questo mio pensiero? Attraverso la scrittura della memoria io non ho potuto
evocare quello che mi era stato sottratto. La immaginazione mi ha aiutato a
crearlo. La ‘pietra grigia’ dell’antica casa con la sua durevolezza è la
contrapposizione alla transitorietà del comportamento umano. Non so quale valenza può avere il mio romanzo.
È un racconto sui piccoli destini umani che hanno sconvolti molti. La Casa in pietra grigia è
simbolo d’amore come Terra d’Amore e Rigetto…
Perché la forma romanzata?
Perché il romanzo è metafora. In
esso la storia può essere retorica, i tempi simulati, i luoghi immaginifici, i
personaggi simbolici. La libertà di narrazione diventa assoluta, guidata dalla
capacità intuitiva nel ritmo d’azione. Tre motivi per spingere il lettore ad
acquistare il tuo romanzo.
Per curiosità intellettuale del
nuovo, diverso com’è questo libro, poi per sapere cosa succede oltre la porta
di casa nostra e perché – è un libro sincero, dicono – scritto bene.
mercoledì 23 novembre 2011
CASA DOLCE CASA . IL NUOVO NUMERO DI UNDUETRESTELLA
È in distribuzione il numero
autunno-inverno di UnduetreStella, la rivista-laboratorio pubblicata da Lupo
Editore che periodicamente bandisce un concorso di scrittura e illustrazione
per l'infanzia legato ad un topos letterario delle fiabe d'ogni tempo.
Il titolo di questa nuova uscita,
che raccoglie i più bei racconti e le più belle immagini giunte in redazione, è
Casa dolce Casa, luogo simbolo di tante fiabe antiche e moderne; che sia di
paglia, di legno o di mattoni come quella dei tre piccoli porcellini o di
marzapane come quella di Hansel e Gretel, la casa nel mondo delle fiabe è una
materia carica di significati.
> Case piccole che ci stanno
strette o tanto grandi da perdersi dentro, case brutte che sembrano stamberghe
e case belle come castelli, case lontane dove voler tornare e case che dalle
quali partire per cercar fortuna… sono tante quelle delle fiabe, tante quante
le fiabe stesse perché non c’è una storia senza una casa, fatata o stregata che
sia.
In questo numero, come sempre,
sono presenti autori e illustratori provenienti da tutta Italia e non solo, la
copertina è dell'illustratore argentino Gustavo Aimar, i racconti sono di
Leonello Bertolucci, Salvatore Pussumato, Daniele Iannelli, Lea Barletti,
Fabrizio Calì corredati dalle illustrazioni di Claudia Petrazzi, Chiara
D'Amato, Umberto Mischi, Mara Cannone, Chiara Armellini; il focus - a cura di
Susanna Sara Mandice - è dedicato alla poetessa e scrittrice Vivian Lamarque e
all'illustratore Guglielmo Castelli, il grande poster centrale "Matilda e
Filippo" è di Giada Ricci, le ultime due pagine, come di consueto, sono
invece destinate alle recensioni di libri e spettacoli di teatro ed eventi per
bambini.
Il prossimo concorso, aperto a
scrittori e illustratori, con scadenza il 29 febbraio 2011 è La formula magica,
il bando è disponibile sul sito della casa editrice: www.lupoeditore.com, per
informazioni è possibile scrivere a redazione@unduetrestella.org.
UnduetreStella è una
rivista-laboratorio che raccoglie e pubblica testi e illustrazioni su un tema
ogni volta diverso creando preziose monografie ispirate ai tòpoi delle fiabe di
tutti i tempi. UnduetreStella è uno spazio dove sperimentare nuove forme di
comunicazione, dove osare inedite soluzioni narrative e visive muovendosi
liberamente fra immagini e parole, grafica e design; un luogo d’incontro tra
scrittori e illustratori che di volta danno vita alla rivista con opere inedite
e originali.
UnduetreStella nasce dalla volontà di dare voce a tanti artisti
contemporanei che si interessano di editoria per l’infanzia, con l’intento di
creare un circuito di appassionati e addetti ai lavori capaci di fornire nuove
chiavi di lettura per accedere alle storie di ieri e di oggi. “Sfogliando la
rivista si scoprono colori, parole, personaggi, rime e filastrocche; la
pesantezza della carta si sente tra le dita, densa, piena; ogni foglio è
un’opera.” Il formato è gigante per offrire tutto lo spazio che la creatività e
la libera espressione esigono, perché UnduetreStella è dedicato a chi non ha
paura della pagina bianca.
martedì 22 novembre 2011
I VERI INTOCCABILI di Franco Stefanoni (Chiarelettere edizioni)
La metà dei componenti del
Parlamento italiano è iscritta a un ordine professionale. Un gruppo
trasversale: il partito dei professionisti. Stiamo parlando di più di due
milioni di persone in Italia, divise in 28 categorie: avvocati, medici, notai,
ingegneri, giornalisti, farmacisti... Hanno enti previdenziali propri, un
patrimonio di circa 50 miliardi di euro investiti in beni immobili e titoli
finanziari. Quello degli ordini professionali è un mondo chiuso e ancora tutto
da raccontare. Una macchina del privilegio, con meccanismi e regole scritte e
non scritte. Questo libro lo racconta, attraversando inchieste e scandali,
modalità di accesso non sempre trasparenti e sanzioni disciplinari che arrivano
con incredibile ritardo. Nati con l’alibi di difendere il
cittadino-consumatore, gli ordini professionali proteggono solo se stessi,
tramandandosi il potere in maniera quasi ereditaria (il 44 per cento degli
architetti è figlio di architetti, il 41 per cento dei farmacisti è erede di
farmacisti, il 37 per cento dei medici è figlio di un medico). Ogni tentativo
di riforma è bloccato (così Fabrizio Cicchitto, Pdl, definisce la tentata
riforma Bersani del 2006: “Un esempio estremista di vendetta sociale”).
All’interno delle stesse professioni c’è chi prova a opporsi (l’Anarchit –
Associazione nazionale architetti italiani, Altrapsicologia, il Movimento
nazionale liberi farmacisti...): invocano l’eliminazione degli albi e un
radicale cambiamento che metta in prima fila libertà e merito, abbattendo ogni
privilegio. La loro battaglia è la battaglia di tutti i cittadini italiani.
STORIA RECENTE DEGLI ORDINI:
- quest'estate, sia nella prima
manovra di luglio sia nella seconda di agosto, Tremonti ha cercato più volte di
liberalizzare le professioni: prima con bozze drastiche (di fatto
l'eliminazione di gran parte degli ordini) poi con testi più soft. Non sono
passati, anzi, alla fine, grazie al pressing delle lobby degli albi, il testo
finale contiene una parziale riforma che introduce pochi elementi di novità,
molte cose già esistenti, e comunque che necessitano di future e improbabili
altre leggi. Insomma, l'attacco di tremonti è fallito mentre gli ordini si sono
detti soddisfatti.
- perché Tremonti in estate
avesse preso di mira gli ordini si è capito dopo, con la venuta alla luce della
lettera della Bce al governo (datata 5 agosto, firmata da Draghi e Trichet): in
uno dei punti d'intervento sulle riforme da fare con urgenza si segnalava la
necessità di liberalizzare le professioni regolamentate.
- il 26 ottobre, nella lettera
d'intenti di Berlusconi consegnata a Bruxelles al Consiglio europeo, uno dei
sei punti è stato un nuovo intervento sulle liberalizzazione di professioni e
gli ordini.
- a inizio novembre, nella
proposta di maxiemendamento anticrisi alla legge di stabilità, si è tornati di
nuovo sulla liberalizzazione delle professioni (via barriere, via tariffe e sì
alle società di capitali per i professionisti, da realizzare entro un anno).
- alcune considerazioni sul
futuro, anche se è difficile dire: l'obiettivo è aumentare la concorrenza (più
soggetti possono fare più cose sui vari servizi professionali) e dunque
movimentare lavoro e crescita economica. secondo Catricalà, Presidente
dell'Antitrust (istituto che da decenni chiede la liberalizzazione degli
ordini), liberalizzare le professioni potrebbe portare a un aumento dell'1,5%
del pil, ovvero 18 miliardi di euro nei prossimi anni (l'ha detto il 13
ottobre)
- attenzione: Mario Monti,
Presidente del Consiglio, è stato negli anni novanta (quando era Commissario
alla Commissione europea) il più convinto sostenitore della liberalizzazione
degli ordini e l'argomento entrerebbe ancor più nel mirino; ieri nel discorso
programmatico in senato ha parlato letteralmente di "revisione della
disciplina degli ordini professionali".
AUTORE - Franco Stefanoni è giornalista
de “il Mondo”. Da anni si occupa di liberi professionisti e ordini
professionali, raccontandone fatti e misfatti. È autore di FINANZA IN CRAC
(Editori Riuniti, 2004), IL CODICE DEL POTERE (2007), IL FINANZIERE DI DIO. IL
CASO ROVERARO (2008), MAFIA A MILANO (con Mario Portanova, Giampiero Rossi,
nuova edizione 2011) tutti pubblicati da Melampo.
lunedì 21 novembre 2011
Il museo dell'inferno di Derek Raymond e Confessioni di un cuoco eretico di David Madsen editi da Meridiano Zero e visti da Nunzio Festa
Quest'anno sono stati nuovamente
ristampati due libri imperdibili, ovvero “Il museo dell'inferno” di Derek
Raymond (già ristampato l'ultima volta nel 2002) e “Confessioni di un cuoco
eretico” di David Madsen (già stampato nel 2006). Ora, se di Raymond forse si
sa addirittura troppo, insomma molto si dice è s'è detto sul formidabile
romanziere della serie della Factory, meno forse si dice del professore inglese
che si cela dietro lo pseudonimo David Madsnen e che dimostra puntualmente
d'essere romanziere di grande valore. Ma torniamo momentaneamente al museo
dell'inferno, testo scontroso e ovviamente apocalittico per l'intimità che
Raymond inventò per pomparci dentro il pazzoide e assassino Ronald Jidney. Uno
di quelli, aggiungiamo, che mette in disordine la carne spezzettata delle sue
vittime per farla diventare ordine rispondente ai suoi deliri 'artistici'. E
tenete in mente la parola Carne: perché qui sentiamo il legame col Madsen del
cuoco eretico. Epperò per sentir meglio leggiamo e rileggiamo le copertine
fresche fresche destinate alle ristampe in questione... “Dead man upright”,
ultimo romanzo di Derek Raymond, raggiunge l'apice quando, e lo spiega
mirabilmente Pezzotta, racconta i massimi deliri, senza freni, del serial
killer. Tra esternazioni e interrogatori. Superando il genere. Dandoci la menta
omicida dell'omicida. Jidney, tra l'altro, è l'artista-fallito. Comunque
l'artista. Pittore, per l'esattezza. Mentre, appunto, nel romanzo di David
Madsen Orlando Crispe, grazie al perverso e tirannico cuoco Egbert Swayne
scopre d'essere cuoco-artista che sceglie la Carne come materia. Similmente, appunto, forse
per la seconda volta a dir il vero, con l'R. Jidney di Raymond. Insomma Crispe
addirittura a Roma apre il ristorante Il giardino dei piaceri. Locale 'in' che
diviene alla fine luogo di sperimentazioni di Orlando Crispe e dei suoi
aiutanti. Perché grazie ai suoi piatti a base di carne, Crispe riesce a
sottomettere cardinali e intellettuali ai suoi desideri. Crispe usa la carne
come pozione magica. La serve per farsi servire. Adesso, quindi, avrete visto
il vero legame fra i due testi. La carne. Dove la carne pasto e il pasto carne
trasformano vite umane. Di Raymond avevamo già fatto appuntare “Incubo di
Strada” e “Stanze nascoste”, di Madsen “Amnesie di un viaggiatore
involontario”. Che l'elenco continui.
Il museo dell'inferno, di Derek
Raymond, traduzione e postfazione di Alberto Pezzotta, Meridiano zero (Padova,
2011), pag. 221, euro 14.00; Confessioni di un cuoco eretico, di David Madsen,
traduzione di Francesco Francis, Meridiano zero (Padova, 2011), pag. 216, euro
14.00.
domenica 20 novembre 2011
PERCHE’ SCRIVERE DI ZADIE SMITH (MINIMUM FAX)
Dopo Henry Miller, Flannery
O’Connor, Raymond Carver, la collana Filigrana continua a ospitare le
riflessioni dei grandi narratori sul mestiere di scrivere. Stavolta si tratta
di Zadie Smith, autrice di romanzi che hanno scalato le classifiche di tutto il
mondo (Denti bianchi) ma anche autorevole saggista (Cambiare idea). Sono qui
raccolti due suoi saggi, mai precedentemente pubblicati in volume: «Perché
scrivere», testo di una conferenza tenuta nel giugno 2011 in occasione del
Premio Vallombrosa-Von Rezzori e «Il fallimento riuscito», originariamente
pubblicato sul Guardian.
Nell’epoca di internet, della
frammentazione delle informazioni, della spettacolarizzazione della cultura,
della frenetica corsa al consumo e al successo individuale, che ruolo può
ancora avere lo scrittore? In cosa consiste la sua rilevanza? Scrivere può
ancora essere un gesto politico? Quanta importanza ha la tecnica? Cosa serve
per scrivere bene? Da cosa si misura il valore di un libro, e del suo autore?
Che significa scrivere onestamente? Zadie Smith affronta queste domande in
maniera intelligente e diretta, a partire dalla sua esperienza di autrice e
dalla sua acutezza di critico culturale: ne escono pagine che sono al tempo stesso
un vademecum per gli aspiranti scrittori, una brillante provocazione verso gli
intellettuali, e uno spunto di riflessione affascinante per chiunque ami la
letteratura.
“Perchè scrivere* - Non vi
preoccupate: so come ci si sente. Sono stata a tante conferenze tenute da
scrittori. Spesso la sala è grande e piena di spifferi, e le sedie non sono
comode come quelle che avete a casa; c’è una lunga introduzione – specie se la
conferenza si tiene in Italia – e poi uno scrittore sale sul podio, con l’aria
a volte timida, a volte molto sicura di sé, ma sempre con la bocca un po’
troppo vicina al microfono. Il riverbero stride: lo sentite fin dentro i
molari. Esaminate lo scrittore. È proprio come ve l’aspettavate, oppure
totalmente diverso da come ve l’aspettavate, e pensare a questo vi porta via
qualche minuto, ma intanto la conferenza è iniziata: e voi vi siete persi il
titolo, vi siete persi l’argomento, sentite qualche verso di poesia in lingua
straniera sfiorarvi le orecchie... “(tratto da Perchè scrivere di Zadie Smith
edito da Minimum Fax)
* Testo di una lectio magistralis
tenuta a Firenze il 15 giugno 2011
in occasione della quinta edizione del Premio Gregor von
Rezzori.
sabato 19 novembre 2011
10 righe dai libri a Lucca Comics and Game G 2011
Lucca a Comics and Games 2011: stand 10 righe dai libri: gioco, scrittori, editori e partecipanti.
Nel video numerosi scrittori tra i quali Francesco Barbi, Francesco Falconi, Maurizio Temporin, Andrea Cremer ...
Scardinare l’acqua di Rita Filomeni (LietoColle)
Questa scrittura sembra contrarsi
sapendo che l’azione è figlia della potenza, in modo che ognuna delle due,
lasci intravvedere l’altra, con la quale intrattenere una dialettica di
energia. […] nella scrittura di Rita Filomeni, non abbia molto senso cercare il
levigato del nobilissimo e vincente percorso che va da Petrarca a Leopardi, ma
sia meglio parcheggiare l’attenzione del lettore dalle parti dello scorbutico
poeta cacciato da Firenze. Inoltre, nel privilegiare la struttura portante del
significato, […] questi versi occhieggiano a quella catastrofica fortuna di un
punto sensibile, un nervo scoperto, che è quello dell’assoluto, come unità di
misura nel cogliere il variegato senso della vita. (dalla prefazione di Guido
Oldani)
“Vogliono piuttosto essere,
questi versi, lavoro di ago e filo, ricostruzione uncinata di una archeologia
del presente. Sterpéto fin già troppo arido e in frantumi, il reale, martoriato
e tradito per il voluttuoso virtuale, ne costituisce l’orizzonte verticale ed
il limite. Inseparabili dai fatti di una vita e di un’epoca perversa, segnate
dalla non misura con cui si è imparato a guardare e misurare le cose, queste
poesie - leggibili in una punteggiatura visibile ed invisibile - rappresentano
il prezzo pagato e deciso a pagare per un dovere: la libertà. (L’autrice)
dalla sezione DISGIUNTURE – “cosa
nostra// per la sovraintendenza del paese// qual dente del giudizio, si fa
largo,// incuccia sanguisuga e trama ragne// maligni a bisbigliar anch’al
senato// sì contro lì non sai chi hai accanto se valigia a doppio fondo è lo
stato// che su gl’onesti com’aiuol calpesta// e vuol uno ci finisca, e sette
n’esca// dentro, mai, a vita hanno lo sconto// di pena, non li ammali
depressione:// cosa nostra altrimenti è guarigione
venerdì 18 novembre 2011
Chi non muore, di Gianluca Morozzi (Guanda). Intervento di Nunzio Festa
Angela (Angie perché fa più
Stones), studente universitaria fuorisede a Bologna, ventiduenne
"rocker", bella, intelligente, a tratti geniale e sfacciata canta in
un gruppo con Jo alla chitarra, Ric alla batteria (entrambi suoi ex) e Carlo
Mingazzini al basso. Sempre alla stessa
sala prove: da Flanger. Un vecchio punk bolognese orgoglioso ex della Bologna
rock, ex occupatore, insomma ex un po' di tutto. E proprio da Flanger, una
sera, dopo aver finito le prove, Angie ascolta per la prima volta una melodia
perfetta, orgasmica, attraverso una porta chiusa. E' la ricerca della nota
perfetta di Mizar che fa innamorare Angie. Angie è cotta di Mizar senza sapere
null'altro di lui, a parte del suo modo di sfiorare i sensi con le corde d'una
tastiera. Angie dunque non può che recuperare informazioni su Mizar: unico
superstite d'una band bolognese i cui altri componenti sono ammazzati tutti in
zone diverse di Bologna la stessa notte del 13 aprile 2003. Mentre Angie scava
da piccola detective nella storia di Mizar con l'aiuto di Lucio suo migliore
amico presumibilmente gay, fa un incontro particolarmente inaspettato e
intrigante con una donna dalla sorprendente bellezza sensuale che sfocia in una
iniziazione lesbo. Intanto tra insulti
creativi di Jo, scornate di gelosia tra i due musicisti, presunzioni e
imposizioni di gusti e conoscenze musicali il gruppo si scompone e ad Angie non
resta che giocare la sua prima carta con Mizar. Chiedendogli di duettare con lei
al compleanno di Lucio. Ma chi sarà mai Mizar? Quale la sua storia? E Valentina chi è
davvero? Lo scoprirete soltanto leggendo un romanzo che come un vortice
v'inghiottirà in poco tempo tra respiri di vita e sospiri di morte,
limpidissime descrizioni di stati d'animo poco più che adolescenziali. Nel
piacevole gusto di ironia e sarcasmo. In nitidissime immagini di luoghi e
persone e messaggi che apparentemente subliminali come in Twin Peacks vi
porteranno alla Loggia Nera che Morozzi ha allestito ad arte per un pubblico
lucido e famelico di buone storie.
giovedì 17 novembre 2011
APPRODI e NAUFRAGI. Raccontare l’Esodo. 1991-2011 a Otranto il 18 e il 19 novembre 2011
Venerdì 18 e Sabato 19
Novembre 2011 Otranto sarà teatro di “APPRODI e NAUFRAGI. Raccontare
l’Esodo. 1991-2011”
una due giorni di immagini, convegni, riflessioni, presentazioni di libri,
conferenze e musiche dedicata ai venti anni dell’Esodo albanese in Italia. 20
Anni, tanti ne sono passati dallo sbarco dei primi 27.000, tra uomini, donne,
vecchi e bambini che per primi attraversarono il Mare Adriatico e raggiunsero
l’Italia, dalle sponde del Salento fino a Brindisi e Bari, dove approdò la
oramai leggendaria “Vlora”, partita da Durazzo. Gli albanesi che fuggivano da
una crisi e da una dittatura, trasformarono d’improvviso le loro istanze in
emergenza internazionale. Venti anni che hanno visto il mondo mutare più volte
scenari politici, moltiplicando le testimonianze e le scritture di un evento
epocale. “Approdi e Naufragi”, nasce, come esplica il titolo della
manifestazione, per “Raccontare l’Esodo” del 1991, attraverso il ricordo, le
immagini fotografiche, i racconti e la musica.
Venerdì 18 Novembre 2011,
alle ore 18.00, presso il Castello Aragonese di Otranto, verrà inaugurata la
mostra fotografica dal titolo evocativo di “IntegrAzione”. La mostra, opera di
Vittorio Arcieri, fotoreporter del “Corriere della Sera” ripercorre quegli
intensi giorni del 1991, drammatici e allo stesso tempo portatori di speranza.
Parteciperanno all’inaugurazione della mostra Simona Manca, Assessore alla
Cultura della Provincia di Lecce, Luciano Cariddi, Sindaco di Otranto, Clodiana
Cuka, Presidente di Integra ONLUS e Issi Ademi, esperto interculturale. Alle
ore 18.30 sarà la volta della presentazione de “Il naufragio” (Feltrinelli
Editore) di Alessandro Leogrande. Vicedirettore del mensile “Lo Straniero”,
Alessandro Leogrande collabora con “Saturno”, inserto culturale de “Il Fatto
Quotidiano”; nei suoi libri ha affrontato le tematiche dell’immigrazione, raccontando
le vicende dei nuovi braccianti stranieri, sfruttati nelle campagne,
soffermando la sua scrittura anche sui nuovi movimenti di protesta e scrivendo
reportage narrativi sulle nuove mafie. Presenteranno “Il naufragio”, insieme
all’autore, il giornalista e reporter della Rai, Raffaele Gorgoni, lo scrittore
e giornalista albanese Darien Levani e Nicola Fratoianni, Assessore alle
politiche giovanili e alla cittadinanza sociale della Regione Puglia. La prima
giornata di Venerdì 18 Novembre 2011 terminerà alle ore 20.00, dando il via a
un intervento musicale dei MARinARIA, un progetto musicale composto da Paola
Petrosillo alla voce, Valerio Daniele (arrangiamenti e chitarra) e composto da
Giorgio Distante (tromba), Camillo Pace (contrabbasso) Vito De Lorenzi
(percussioni e batteria) Giancarlo Pagliara (fisarmonica). I MARinARIA
eseguiranno per la prima volta il brano inedito intitolato “Quattùrdici anni”,
ispirato alla tragedia della “Kater I Rades”, la nave albanese su cui erano
stipate 140 persone e che fu speronata dalla Sibilla il 28 marzo del 1997.
Sabato 19 Novembre 2011,
alle ore 9.00, sarà la volta di un dibattito alla quale parteciperanno il
Liceo “F. Capece” e il Liceo Pedagogico “A. Moro” di Maglie, l’Istituto “S.
Trinchese” di Martano e l’IPSSEOA (Istituto Professionale Statale per i Servizi
Alberghieri della Ristorazione e del Turismo - Otranto). Il tema del
dibattito è “Dialoghi sulla letteratura delle Migrazioni”. Ne discuteranno
insieme Alessandro Leogrande, Darien Levani, Issi Ademi e Candelaria Romero.
Alle ore 11.30, presso la
Lega Navale di Otranto si terrà la conferenza stampa di
presentazione del progetto “L’Approdo. Opera per l’Umanità Migrante”, alla
quale prenderanno parte Luciano Cariddi, Sindaco di Otranto, Silvia Godelli,
Assessore al Mediterraneo per la Regione Puglia, Bruno Ciccarese per la Provincia di Lecce,
Luigi De Luca, per l’Istituto di Culture Mediterranee, Luigi Ratclif per la Biennale dei Giovani
Artisti d’Europa e del Mediterraneo e Costas Varotsos, scultore.
Sabato 19 Novembre, alle ore
18.00, presso l’Auditorium delle Suore Maestre Pie Filippine, si terrà uno
degli eventi più attesi dell’intera manifestazione, verrà infatti presentata
per la prima volta l’antologia intitolata “E il mare si lasciava
attraversare” (Besa Editrice), che ospita brani e autori albanese che
raccontano l’Esodo e i difficili anni dell’integrazione, tra il 1991 e il 2011.
Saranno presenti Simona Manca, Livio Muci, Maria Rosaria De Lumè, Darien Levani
e Issi Ademi. Nell’antologia di Besa Editrice sono ospitati alcuni degli autori
più rappresentativi della cultura albanese. Elvira Dones, Fatos Kongoli, Ron
Kubati, Amik Kasorvho, Leonard Guaci, sono solo alcuni dei nomi che compaiono
nel volume antologico che offre uno spaccato delle esperienze personali,
sociali e politiche che condussero l’Albania al 1991, con tutto ciò che accadde
in seguito e nei successivi venti anni, visto con gli occhi di chi ha vissuto la Storia.
Besa Editrice è la casa editrice
che più di tutte, in Italia e in Europa, ha dato voce alle tematiche dell’esodo
albanese, con la pubblicazione di autori tradotti in italiano e con la costante
presenza e organizzazione di convegni e eventi, con scambi culturali e azioni
che hanno saputo costruire, in questi ultimi venti anni, relazioni e occasioni
di confronto importanti, veri e propri ponti gettati al di qua e al di là del
Mare Adriatico. “E il mare si lasciava attraversare” è la testimonianza
tangibile di questo tratto che unisce la cultura albanese e quella italiana,
segno che gli approdi e i naufragi che hanno composto questo esodo lungo venti
anni hanno portato nuova linfa nel nostro paese, e altrettanta ne hanno
ricevuta, in uno scambio continuo del quale questa antologia vuole essere un
primo passo, un punto di riflessione oltre il quale proseguire in un percorso
culturale che guarda in avanti, verso nuove sponde.
Alle ore 19.00 “La Compagnia delle Poete”
presenta “MADRIGNE - Voci dell’Esodo”, uno spettacolo Adriana Langtry, Mia
Lecomte, Sarah Zuhra Lukanić, Vera Lucia de Oliveira, Helene Paraskeva, Brenda
Porster, Barbara Pumhösel, Candelaria Romero
PROGRAMMA COMPLETO
Venerdì 18 Novembre 2011
ore 18.00
Otranto - Castello Aragonese
Inaugurazione della mostra fotografica
IntegrAzione
di Vittorio Arcieri, fotoreporter del “Corriere della Sera”
con Simona Manca, Luciano Cariddi, Clodiana Cuka, Issi Ademi
ore 18.30
Raffaele Gorgoni, Darien Levani, Nicola Fratoianni
Presentano il libro
IL NAUFRAGIO di Alessandro Leogrande (Feltrinelli Editore)
Partecipa l’autore
ore 20.00
Intervento musicale dei MARinARIA
Esecuzione del brano inedito “Quattùrdici anni”
ispirato alla tragedia della Kater I Rades
Sabato 19 Novembre 2011
ore 9.00
Maglie - Liceo “F. Capece” e Liceo Pedagogico “A. Moro”
Martano - Istituto “S. Trinchese”
Otranto - IPSSEOA
Dialoghi sulla letteratura delle Migrazioni
con Alessandro Leogrande, Darien Levani, Issi Ademi,
Candelaria Romero
ore 11.30
Otranto - Lega Navale
Conferenza Stampa
di presentazione del progetto
di presentazione del progetto
L’Approdo. Opera per l’Umanità Migrante
Partecipano:
Luciano Cariddi - Comune di Otranto
Silvia Godelli - Regione Puglia
Bruno Ciccarese - Provincia di Lecce
Silvia Godelli - Regione Puglia
Bruno Ciccarese - Provincia di Lecce
Luigi De Luca - Istituto di Culture Mediterranee
Luigi Ratclif - Biennale dei Giovani Artisti d’Europa e del
Mediterraneo
Costas Varotsos - Scultore
Ore 18.00
Otranto - Auditorium delle Suore Maestre Pie Filippine
Presentazione dell’Antologia “E il mare si lasciava
attraversare” (Besa Editrice)
con Simona Manca, Livio Muci, Maria Rosaria De Lumè, Darien
Levani, Issi Ademi
Ore 19.00
La
Compagnia delle Poete presenta
MADRIGNE - Voci dell’Esodo
con Adriana Langtry, Mia Lecomte, Sarah Zuhra Lukanić, Vera
Lucia de Oliveira, Helene Paraskeva, Brenda Porster, Barbara Pumhösel,
Candelaria Romero
mercoledì 16 novembre 2011
SIMONETTA AGNELLO HORNBY PREMIA LA LUPO EDITORE PER DOVEVAMO SAPERLO CHE L’AMORE DI NELSON MARTINICO
Emozioni fortissime a Siculiana
(AG) per la casa editrice salentina Lupo editore che il 13 novembre
nell’appuntamento conclusivo della seconda edizione del premio letterario
“Torre dell’Orologio” e della omonima Fiera del Libro è stata protagonista
assoluta. Il sindaco Mariella Bruno, il vice sindaco Giuseppe Zambito e la famosa scrittrice Simonetta Agnello Hornby
hanno assegnato il primo premio al romanzo “Dovevamo saperlo che l’amore” di
Nelson Martinico, pubblicato da Lupo Editore .
Salvare una biografia per i
posteri: questo garantisce la
Polizza “Genial Biography” proposta da Nelson e sottoscritta
da Pino con l’impegno di raccontare almeno quarant’anni della sua vita
familiare. E si va per libera associazione di idee… dai nonni emigrati dalla
Sicilia a Roma negli anni Trenta, ai traumi della guerra e alle incertezze della
difficile ricostruzione, alle svolte epocali degli anni Sessanta e
all’atmosfera di piombo di quelli successivi. La scrittura – unica terapia –
ricostruisce esistenze, ripercorre infanzia e adolescenza nel chiassoso e a
volte goliardico clima di una grande famiglia sicula di cuore generoso, nei
quartieri romani della formazione; rivive i passaggi di una giovinezza tanto
avida di sperimentare quanto bisognosa di nutrirsi di scoperte (la poesia, il
cinema, la politica) per individuare la propria vocazione. Mentre la famiglia
si allarga e la narrazione vive tra le estati siciliane, la Capitale e il Veneto, che
si fa quasi patria d’adozione del protagonista, egli attinge alle donne che
hanno provveduto alla sua educazione sentimentale, agli indimenticabili personaggi
che con la loro stravaganza o semplicità gli hanno aperto la mente, alle
proprie non sempre lineari tappe esistenziali, ai cult che hanno fatto da
riferimento alla sua crescita. E la storia (le storie) si fa registro
dell’evoluzione della società italiana di quegli anni: un vasto affresco di
intense passioni collettive alternate ai momenti bui delle stragi e dei
terremoti. Ogni evento esterno si traduce in “segnale” di vissuto, trova eco
nel percorso privato incalzandolo, determina orientamenti e disorientamenti,
suscita buona e cattiva coscienza nel contratto di sincerità stipulato dal
narratore col suo puntiglioso alter-ego. Tra sorriso e “incazzatura” (alla De
Andrè), col pudore delle pulsioni poetiche ma con il coraggio delle fragilità,
l’autore intreccia il filo della propria storia nel tessuto collettivo e in
anni che hanno visto la fondazione di un’Italia alla quale un’intera
generazione guarda forse con nostalgia.
NELSON MARTINICO – Di origini
siciliane, è nato a Roma. Dopo una folgorante quanto effimera carriera da
giovane promessa del pallone – interrotta a un passo dal professionismo in
seguito a uno sfortunato incidente – ha fatto di tutto: camionista, barman,
imbianchino, stuntman in una dozzina di spaghetti-western del periodo declinante,
fatto parte di un quintetto folk sardo-siculo (alla fisarmonica). Infine ha
insegnato Latino e Greco. Ha pubblicato cinque volumi di poesia. L’ultimo, un
poema in terza rima dantesca, è stato adottato nelle scuole. Conduce laboratori
itineranti di tecnica della poesia nei mercati rionali. Odia l’automobile.
Chi volesse comunicare con lui può scrivere al suo migliore
amico: pinoligotti@yahoo.it
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