Tra obblighi e scadenze, rituali sociali e abitudini, ritmi frenetici e conformismo imperante, davvero poco è il tempo che rimane per guardarsi dentro, per far respirare sentimenti e sogni e abbandonarsi a squarci di autenticità. E così si finisce col soffrire di una sorta di asfissia dell’anima, quel malessere tutto contemporaneo che sarebbe bello poter risolvere ricorrendo al kit di medicinali di pronto soccorso… o lasciandosi andare a vizi più o meno innocui. A volte però scambiamo per malanno quella che è solo l’urgenza di sentire, di aprire la mente, nutrire lo spirito: col ricordo, con la fantasia, con l’evasione, aprendosi al vento delle emozioni e del cambiamento che bussa con prepotenza a porte che abbiamo chiuso per convenzione. A mezza strada tra indicazione terapeutica e ricettario, l’originale visione critica “mal-ironica” proposta da Mino Pica è un manuale di cucina interiore, un Menù di “momenti” con sottofondo musicale in cui autorizzarsi alla libertà di essere come si è, capaci di paure ma anche di contestazione, di dubbi ma anche di affermazione, di sconforto ma anche di speranza. Con una bella quota di poesia, quando serve: apparecchiate una tavola in tinta con il vostro umore, sulla destra posate un lettore musicale, “si può abbondare con gli antipasti e finire con un dolce o scegliere diversamente. L’importante è lasciarsi andare e viaggiare con la mente, confortarla ascoltando le proprie emozioni”.
MINO PICA - Nasce a Brindisi nel 1982. Nel 2005 si laurea in scienze della comunicazione e nel 2008 entra nell’ordine dei giornalisti pubblicisti. Collabora con il «Nuovo Quotidiano di Puglia» e con Puglia Tv. Nel 2008 pubblica il suo primo romanzo di narrativa, L’attesa dell’attesa. Colleziona diverse collaborazioni con giornali, riviste e tv, nel filo di un legame col giornalismo nato già nel 1995, in radio. Ascolta la musica a 360 gradi, da Ludovico Einaudi agli Slipknot e, oltre a sostenere le attività di diverse associazioni culturali, ha contribuito alla realizzazione di contest musicali per band di un territorio a cui è profondamente legato. Mal digerisce la superficialità, i luoghi comuni e le ferme convinzioni. Ama il silenzio, la semplicità e lo spazio ed il tempo dedicato ai sensi.
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