La storia di due preti amici che dopo aver attraversato larga parte del ‘900 nel servizio alla Chiesa e al mondo diventano i papi del Concilio, del dialogo, della pace. A raccontarla sulla base di documenti anche inediti, è il nuovo libro di Marco Roncalli che ne ripercorre le parabole umane e spirituali dalle radici alla fine del pontificato di Giovanni XXIII e all’elezione di Paolo VI, seguendone le esperienze diplomatiche e pastorali, ma anche il continuo dialogo con la società contemporanea.
Due
“uomini simili e diversi” come li definì il futuro Benedetto XVI. Due
santi pontefici che - ha sottolineato Papa Francesco - “hanno saputo
guidare la Chiesa in tempi di grandi entusiasmi e però altrettanto di
grandi domande e sfide”. Due sacerdoti prima chiamati a responsabilità
diverse e poi allo stesso destino: pontefici dopo due conclavi
consecutivi. Legati da un'amicizia discreta ma intensa, hanno avuto vite
a tratti parallele, a tratti intrecciate, pronte a dare concretezza al
vangelo servendo, specie nelle drammatiche vicende del loro tempo, non
solo i cattolici. Un legame davvero singolare quello che unì Angelo
Giuseppe Roncalli, poi Giovanni XXIII, e Giovanni Battista Montini, poi
Paolo VI – bergamasco il primo, bresciano il secondo. Un legame stretto
da tanti impegni del loro servizio, ma pure rafforzato da una sintonia
sempre maggiore nella loro visione della Chiesa e della società. A
documentarlo nel nuovo libro del saggista Marco Roncalli (Giovanni XXIII e Paolo VI. Due vite intrecciate,
pp. 320, € 26, Morcelliana) è una ricostruzione densa e accurata che
poggia sui documenti e le voci degli ultimi testimoni. E cioè la
corrispondenza tra i due (oltre duecento lettere ufficiali o private), i
loro diari, appunti, taccuini, le memorie dei loro collaboratori più
vicini, le tante tracce disseminate nelle tappe biografiche costellate
di incontri, qui narrate e interpretate insieme per la prima volta. A
partire dalle radici e dagli anni vissuti nelle terre d’origine, lungo i
periodi della formazione, del lavoro diplomatico di Roncalli in
Bulgaria, Turchia e Grecia, Francia, e di Montini in Segreteria di
Stato. Quindi scandagliando l'impegno pastorale dell'uno a Venezia e
dell'altro a Milano, sino all' elezione di Giovanni XXIII e all’avvio
del Concilio Vaticano II. Di grande interesse anche l’analisi delle loro
posizioni davanti al fascismo, poi, regnante Pio XII, delle loro azioni
congiunte a favore della pace e in soccorso agli ebrei in fuga dalla
persecuzione durante la seconda guerra mondiale, ma pure nel dopoguerra
per scongiurare l’esecuzione di condannati a morte dal regime
franchista. Oppure i comuni confronti sull’evoluzione politica in Italia
che vedono i due pastori – sotto l’osservazione del Sant’Offizio, alle
prese con correnti come la Base e l’apertura a sinistra. Altrettanto
rilevanti le parti riguardanti il mondo del lavoro, la guerra fredda e
l’avvio dell’ostpolitik, il loro contributo alla cultura, il rapporto
con i collaboratori, il segretario Loris Francesco Capovilla, il
confessore Alfredo Cavagna, monsignor Angelo Dell'Acqua, le
relazioni con altri amici comuni. Ed altro ancora. Mai dimenticando
però - ed è quello che si legge in filigrana nelle pagine - che il vero
“incontro” fra Roncalli e Montini avvenne nei caratteri profondi della
loro spiritualità - segnata da vena oratoriano-filippina, umanesimo
devoto, cristianesimo sociale, mistica dell’umiltà contemplativa e
apertura alla modernità - come già Tommaso Gallarati Scotti aveva
osservato. Insomma la vera storia dei due uomini che hanno dato vita ai
due pontificati centrali del “secolo breve”, fondamentali per capire la
Chiesa di oggi e l’operato dei loro successori.
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