Il nostro corpo ha assunto oggi uno stile e un contenuto irriducibili a ogni altra epoca: l’ibridazione con i dispostivi tecnologici della comunicazione e dell’informazione. Il tutto nel segno di una circolarità ininterrotta tra i nostri corpi e il digitale, con ovvie conseguenze sulla nostra identità, sulle scelte che facciamo, sui nostri gusti, sulla memoria di cui siamo depositari. L’ibridazione tra uomo e tecnologie informatiche e della comunicazione è ormai in atto, quindi la sua messa in scena è una realtà da accogliere e pensare a fondo in termini di portata esistenziale e di prospettive. Di conseguenza, una riflessione antropologica seria non deve porsi la domanda se il virtuale, separato indebitamente dal reale, sia buono, ma cosa comporta la realtà aumentata per la nostra vita. Lo scopo sarà quello di ipotizzare una poetica del digitale capace di promuovere unicità, creatività, bellezza comunitaria.
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