Stilo
è uno dei borghi più belli d’Italia ma anche terra da sempre funestata
da guerre di ’ndrangheta tra cosche rivali. E infatti “quella non è una
zona qualunque”, tanto per chi muore quanto per chi indaga. Lo sa bene
il vice questore Celeste Iarìa che, all’indomani del ritrovamento del
corpo di una donna dalla pelle olivastra finita in mille pezzi sotto un
cavalcavia, si ritrova a dover far luce sull’accaduto. E mentre qualcuno
ipotizza un tragico incidente, un dettaglio attira subito il fiuto
investigativo della protagonista: la donna aveva il tatuaggio di un
teschio dentro una rosa, un disegno non casuale, ritrovato anni prima su
un cadavere che fece molto discutere, perché al centro di un’oscura
trama tra ’ndrangheta e scienziati col pallino di esperimenti estremi.
Non
ci sarebbe così tanta fretta di risolvere il caso se non fosse per il
fatto che poco tempo dopo i cadaveri diventano quattro, tra cui quello
di un famoso boss, trovato su un treno, protagonista della guerra tra le
famiglie Sangregorio e i Vartolo-Carnovale che ha infiammato le terre
calabresi fino a un anno prima. Sul treno che incrocia quello “maledetto”
del boss, viaggiano il signor Tommaso Campanella, un anziano che ha
poco da perdere e molto da raccontare e ascoltare, e il dottor Rocco
Sabinis, un rosicoltore con una missione delicata. A mettere sul giusto
binario Iarìa e la sua squadra è la soffiata: “Capsule gialle e blu…”,
forse in possesso del boss ucciso o tra le mani di gente che ha ben
pochi scrupoli a servirsene per i propri progetti folli…
Un
romanzo dal ritmo incalzante che vi terrà sulle spine (nel senso più
letterale del termine) e che, pagina dopo pagina, vi farà affezionare ad
una protagonista totalmente fuori dalle convenzioni.
Antonino Fontana,
reggino, architetto prima a Milano e poi a Vienna, presto abbandona
l’attività per dedicarsi alla propria libera ricerca artistica sulla
natura e le sue rappresentazioni. Unus vestrum me traditurus est
(Umberto Alle-mandi & C., Torino, 1999) è uno dei risultati del
linguaggio cognitivo universale di quel “periodo ermeneutico”. Ha
vissuto in cento luoghi diversi, reali e letterari, negli ultimi anni è
tornato a vivere a Reggio Calabria e oltre a scrivere si è specializzato
nella progettazione di costruzioni d’acciaio. Cane crudo (Robin Edizioni, Torino, 2015) è il suo romanzo d’esordio. Da un anno vive e lavora a Roma.
Il libro è acquistabile in formato e-Book dal 29 giugno u.s. e cartaceo in libreria a partire da settembre.
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