«Ho scelto due "tipi" generalmente condannati
dalla società: il matricida e l'arrampicatore sessuale – li ho ascoltati
per mesi, mi stanno simpatici; potrebbero essere miei figli. Se li ho
scelti non è solo perché amo le stranezze; la ragione per cui ho
raccontato insieme le loro storie è più sotterranea e radicale: perché,
sommandosi, i miei due eroi hanno fatto quello che avrei voluto fare
io.»
Nati alla periferia umana e urbana di due città italiane
a pochi anni di distanza, percorsi dalla comune fierezza di chi deve
guadagnarsi il proprio posto al sole, Filippo e Ruggero hanno due storie
dall'incipit simile. Le loro vite, però, si muovono divergenti nella
realtà e nel racconto che ascoltiamo dalla voce lucida e insieme
partecipe di Walter Siti. Filippo ha vent'anni quando, sorvegliato
dall'ombra dell'Etna, uccide la madre fedifraga e così amata, gesto
estremo e vulcanico come il suo sentimento per lei. Ruggero ne ha
qualcuno in più quando in America, col nome d'arte Carlo Masi, inizia la
sua carriera di pornoattore; tornato a Roma, incontrerà Giovanni del
Drago, l'uomo che farà di lui una principessa. In bilico tra tragedia e
fiaba, quelle di Filippo e Ruggero sono vite amorali, davanti alle quali
sospendere il giudizio, ma sono anche la filigrana attraverso cui, con
una scrittura immersiva, Siti affronta il suo buio più segreto proprio
mentre sperava di allontanarsene; perché i romanzi sono più intelligenti
del loro autore e si parlano tra loro. Siti ci consegna un libro
potente e disperato, scommettendo su una letteratura che sia ancora
capace di farsi domande e di accettare l'imprevisto come risposta.
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