Il romanzo più importante e ambizioso di Giorgio Fontana,
vincitore del Premio Campiello 2014. La povertà e il riscatto, la fede e
la politica, l’urlo della rabbia e il silenzio delle parole. Una saga
del Novecento, raccontata con la sensibilità del XXI secolo.
«Questo
romanzo è un proiettile che entra nel Novecento italiano, passa la
storia da parte a parte e fuoriesce dal presente, trasformando il
lettore, dopo essergli entrato nella testa quanto nel cuore» - Claudia Durastanti
«Si
parla tanto del Grande Romanzo Americano. E quello italiano? Un grande
romanzo italiano l’ha scritto Giorgio Fontana. Eccolo. C’è la forza del
passato, l’avventura, ci sono gli amori che siamo stati: è il libro di
questa nostra vita. Leggerlo è sapere chi siamo oggi» - Marco Missiroli
Una famiglia del Nord Italia, tra l’inizio di un secolo e l’avvento di
un altro. La metamorfosi continua della specie, che nasce contadina,
diventa proletaria e poi borghese, e poi chissà. L’esodo e la deriva,
dalla montagna alla pianura, dal borgo alla periferia, dalla provincia
alla metropoli. Il tempo che scorre, il passato che impasta il destino,
la nebbia che sale dal futuro; in mezzo un presente che sembra durare
per sempre, l’unico orizzonte visibile, teatro delle possibilità e
gabbia dei desideri. È questo il paesaggio in cui vivono e muoiono i
Sartori da quando il primo di loro fugge dall’esercito dopo la ritirata
di Caporetto e incontra una ragazza in un casale di campagna. Fino ai
giorni nostri, quelli di una giovane donna che visita la tomba del suo
bisnonno. Quattro generazioni, dal 1917 al 2012, dal Friuli rurale alla
Milano contemporanea, dalle guerre mondiali alla ricostruzione alla
globalizzazione, dal lavoro nei campi alle scrivanie delle
multinazionali. È circa un secolo, che mai diventa breve: per i Sartori
contiene tutto, la colpa, la vergogna, la rabbia, la frenesia, la stasi.
Sempre la lotta e quasi mai la calma, o la sensazione definitiva della
felicità. Ma i Sartori non ne hanno bisogno, e forse non ci credono
neppure nella felicità. Perché se ogni posto nel mondo è una merda, è
meglio imparare a vivere, e stare lì dove la vita ci manda.
Romanzo storico e corale, vasto ritratto narrativo del Novecento italiano, forse il primo di uno scrittore sotto i quarant’anni, il racconto dei Sartori affronta il fardello di un’eredità che sembra andata in malora. Se gli errori e le sfortune dei padri ricadono sui figli, come liberarsene? Esiste una forza originaria capace di condannare una stirpe alla solitudine? La risposta a queste domande è nella voce di un secolo nuovo, e nello sguardo di chi si accinge a viverlo.
Romanzo storico e corale, vasto ritratto narrativo del Novecento italiano, forse il primo di uno scrittore sotto i quarant’anni, il racconto dei Sartori affronta il fardello di un’eredità che sembra andata in malora. Se gli errori e le sfortune dei padri ricadono sui figli, come liberarsene? Esiste una forza originaria capace di condannare una stirpe alla solitudine? La risposta a queste domande è nella voce di un secolo nuovo, e nello sguardo di chi si accinge a viverlo.
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