Tre donne esemplari come uno
schizzo sulla parete del Novecento. Barbara Balzerani con "Lascia che il
mare entri" sceglie, componendo un romanzo breve che è nuovamente e anche
un quaderno di memorie personali, d'entrar meglio nella propria famiglia,
compresa se se stessa, per riparlare del secolo che fu. La figura della nonna è
la traccia più lontana; il primo punto di riferimento per l'analisi
dell'involuzione in corso. In un "memoir" tutto politico. (Si
sottolineino le immagini narrativi migliori del libro, che sono proprio quella
più militanti - e pure le meno 'letteraie'). Poi la madre. Che fingeva, tra
virgolette, d'aver votato la democrazia sostenuta dal proprio marito e che
invece aveva sempre votato socialista. Infine la giovanissima combattente: Barbara.
Che s'oppone contro tutte le guerre e ancora è contro le malefatte e le stesse
ragioni di vita del capitalismo agganciato al consumismo. Barbara Balzerani
subì una sconfitta. Sua madre e sua nonna anche, se pur di segno diverso. Però
tutte, come noi d'altronde, a registrar la vittoria del potere. Sulla nostra
pelle. Che si racconta da sola, con gli strumenti dell'imposizione date dal
mercantilismo dirigente. "Storie che provano a restituire voce alle
ragioni ammutolite dalla Storia scritta. Storie del tradimento di saperi,
dell’inganno del progresso mercantile, del grande affare delle guerre, della
rottura del patto con la vita e del prezzo per non averne difeso le condizioni.
Storie di sfiduciata resistenza, di subordinate aspettative, di imprevidenza di
morte per vanagloria di crescita illimitata", parole perfette. Mentre
muore la Civiltà, chiaro. "Tre donne che chiudono in un circolo virtuoso
le battaglie di una manciata di generazioni per mantenere il senso di sé e il
legame con i fondamenti dell’esistenza". Barbara Balzerani, nuovamente,
c'invita a riflettere sul quel che abbiamo sotto gli occhi.
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