Dalla penna sensibile e ancorata ad un
passato da emigrante scrive come traccia indelebile una seconda pubblicazione “Il
cowboy di Calabria” di Angelo Pettofrezza.
È una storia appassionante che muove
dall'ironico al nostalgico, una nostalgia però che non rimanda ad uno
struggimento e anelito indefinito di Charles Baudelaire ma ad un sentimento di
dolce malinconia per un'esperienza esistenziale vissuta realmente o soltanto
immaginificamente. (Aniello Montano).
Si tratta infatti di una nostalgia per
esperienze vissute negli anni sessanta a Bonn che Pettofrezza con estrema cura
intende regalarci.
Si narra la storia di Salvatore, un
giovane calabrese sprovveduto e pasticcione con la sua innamorata Giovanna,
bellissima che provocava l'invidia di Angelo. Il punto nevralgico della
narrazione è “Casa Italia”: il centro di ritrovo di emigranti italiani che
lontani da casa avevano la possibilità di sentirsi meno soli e solidali.
Una scrittura semplice ma incisiva segue
il volgere della conoscenza tra Angelo e Giovanna. «Eri bellissima in quel tuo
pigiamino celeste e con i capelli sciolti che ti nascondevano un po' il viso.
Ai miei occhi annebbiati dall'alcol apparivi come una fata. In quel momento
qualcosa scattò in me...». (p. 102).
Il racconto è da leggere per conoscere
l'esito della storia che nasconde un bel colpo di scena, garantendo un racconto
fiabesco che in un certo senso copre la condizione di “straniero”: “hostes”
spesso piuttosto che “hospes” .
Si legge piacevolmente “Il cowboy di
Calabria” sentendosi vicino alla condizione di emigrante goffa come quella
del cowboy “Sembrava un personaggio uscito dai fumetti e più precisamente da
una storia di Tex Willer: portava un completo in jeans con i pantaloni infilati
in un paio di stivali e dalla giacca
pendevano delle lunghe frange di pelle color nocciola”. E poi c'è
l'immagine della persona seria, determinata, impeccabile come quella di Angelo.
Angelo Pettofrezza mostra di raccontare
la sua vita vissuta negli anni sessanta a Bonn, scegliendo di lasciare la sua
patria e la terra natìa per cercare fortuna altrove con sensibile acutezza,
delicatezza e voglia di ricordare un passato che gli appartiene anche oggi che emigrante
non è più.
I personaggi sono tanti e tutti fanno
parte di un intero collage familiare dai quali emergono caratteri e tratti di
un Sud che - nel bene e nel male - costituiscono il dna di ogni emigrante
meridionale.
L'animo gentile e premuroso dell'autore
spicca in Angelo, il protagonista della storia che si innamora perdutamente
della bellezza candida ed eterea della giovane Giovanna.
Occorre leggere l'avvincente “Cowboy di
Calabria” di Angelo Pettofrezza per godere in modo spassionato e ironico una
parte di vita vissuta dallo stesso in una dolce e leggera atmosfera nostalgica.