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martedì 31 dicembre 2013

Il cowboy di Calabria, di Angelo Pettofrezza, Lupo Editore 2013. Intervento di Alessandra Peluso



Dalla penna sensibile e ancorata ad un passato da emigrante scrive come traccia indelebile una seconda pubblicazione “Il cowboy di Calabria” di Angelo Pettofrezza. 
È una storia appassionante che muove dall'ironico al nostalgico, una nostalgia però che non rimanda ad uno struggimento e anelito indefinito di Charles Baudelaire ma ad un sentimento di dolce malinconia per un'esperienza esistenziale vissuta realmente o soltanto immaginificamente. (Aniello Montano).
Si tratta infatti di una nostalgia per esperienze vissute negli anni sessanta a Bonn che Pettofrezza con estrema cura intende regalarci.
Si narra la storia di Salvatore, un giovane calabrese sprovveduto e pasticcione con la sua innamorata Giovanna, bellissima che provocava l'invidia di Angelo. Il punto nevralgico della narrazione è “Casa Italia”: il centro di ritrovo di emigranti italiani che lontani da casa avevano la possibilità di sentirsi meno soli e solidali.
Una scrittura semplice ma incisiva segue il volgere della conoscenza tra Angelo e Giovanna. «Eri bellissima in quel tuo pigiamino celeste e con i capelli sciolti che ti nascondevano un po' il viso. Ai miei occhi annebbiati dall'alcol apparivi come una fata. In quel momento qualcosa scattò in me...». (p. 102).
Il racconto è da leggere per conoscere l'esito della storia che nasconde un bel colpo di scena, garantendo un racconto fiabesco che in un certo senso copre la condizione di “straniero”: “hostes” spesso piuttosto che “hospes” .  
Si legge piacevolmente “Il cowboy di Calabria” sentendosi vicino alla condizione di emigrante goffa come quella del cowboy “Sembrava un personaggio uscito dai fumetti e più precisamente da una storia di Tex Willer: portava un completo in jeans con i pantaloni infilati in un paio di stivali e dalla giacca  pendevano delle lunghe frange di pelle color nocciola”. E poi c'è l'immagine della persona seria, determinata, impeccabile come quella di Angelo.
Angelo Pettofrezza mostra di raccontare la sua vita vissuta negli anni sessanta a Bonn, scegliendo di lasciare la sua patria e la terra natìa per cercare fortuna altrove con sensibile acutezza, delicatezza e voglia di ricordare un passato che gli appartiene anche oggi che emigrante non è più.
I personaggi sono tanti e tutti fanno parte di un intero collage familiare dai quali emergono caratteri e tratti di un Sud che - nel bene e nel male - costituiscono il dna di ogni emigrante meridionale.
L'animo gentile e premuroso dell'autore spicca in Angelo, il protagonista della storia che si innamora perdutamente della bellezza candida ed eterea della giovane Giovanna.
Occorre leggere l'avvincente “Cowboy di Calabria” di Angelo Pettofrezza per godere in modo spassionato e ironico una parte di vita vissuta dallo stesso in una dolce e leggera atmosfera nostalgica.

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