Martano Bene Comune e Kurumuny Edizioni presentano il volume “Invisibili” di
Fulvio Colucci e Giuse Alemanno. L’appuntamento è previsto per venerdì 13
aprile 2012 ore 19,00 presso la
Sala Karol Wojtyla in Piazza Caduti a Martano (Lecce).
Interverrà insieme agli autori Letizia Gaetani (giornalista di Corte Grande)
È passato oltre un anno dalla pubblicazione di "Invisibili. Vivere e
morire all'Ilva di Taranto", libro inchiesta scritto a quattro mani da
Fulvio Colucci e Giuse Alemanno, pubblicato da Kurumuny Edizioni. Oltre un anno
fitto di presentazioni in tutta Italia ma anche una raccolta ideale di storie,
incontri, dibattiti nei quali è stata riportata la questione delle condizioni
di lavoro e delle ricadute del lavoro e delle fabbriche sull'ambiente e sui
cittadini. "Invisibili" (Kurumuny), grazie al taglio giornalistico
narrativo, ha dato modo di affrontare una questione 'storica' per la città di
Taranto e per tutto il Sud in un modo chiaro e partecipativo; segno ne sono i
numerosi incontri che si sono tenuti in tutto il nostro paese.
INVISIBILI. Vivere e morire all'Ilva di Taranto - Non molto tempo fa gli
operai dell'allora ITALSIDER vennero chiamati metalmezzadri. Era la generazione
dei Cipputi, dei sindacati e degli scioperi che paralizzavano la produzione,
della terra o del mare da coltivare, dopo il turno. L'ITALSIDER non c'è più.
C'è l'ILVA. Una nuova fabbrica con un nuovo nome e nuove regole, ma soprattutto
una nuova generazione. Una generazione che sogna la grossa vincita al gratta e
vinci o al massimo la divisa da carabiniere. Per i nuovi operai dell'ILVA,
divisi in normalisti e turnisti, il sindacato è lontano; al suo posto ci sono i
tornei di calcetto aziendali che favoriscono la comunicazione, ma non troppo.
Rimane la paura di non tornare più a casa e i santi a cui affidarsi, una volta
custoditi nei portafogli ora immagini su cellulari. Le immagini dei santi si
affiancano a quelle delle mogli, dei figli e delle famiglie e di loro è tutto
quello che oltrepassa i tornelli dell'ILVA. La vita scandita dai turni. Tra la
fabbrica e la vita fuori, lo spogliatoio dove si svestono i panni civili e si
indossa la tuta da operai. Perché l'Ilva è anche volti stanchi, epopea di
pendolari, famiglie e figli, doveri e rancori, solidarietà e silenzi, verità e
menzogne. L'Ilva è carne viva, metafora di una condizione universale, piccolo
spaccato di mondo. Una fabbrica non soltanto di acciaio ma di storia e storie.
E sullo sfondo una città lontana assente, dai contorni sfumati come fosse di
sabbia, la stessa sabbia che si indurisce nel naso e lo fa sanguinare.
Invisibili di Fulvio Colucci e Giuse Alemanno è un lavoro a quattro mani che
raccoglie e racconta storie di uomini la cui vita è indissolubilmente legata al
lavoro, sospesa in aria come il braccio di una gru, operai del più grande
stabilimento siderurgico d'Europa, l'Ilva di Taranto. Ma è anche il racconto
delle contraddizioni di una città intera, sparsa su 2600 ettari di cui
l'Ilva occupa 1600: facile capire chi comanda e chi dà da mangiare ai
tarantini, più difficile è capire perché accade che dei bambini, come quelli di
Taranto, siano in trincea per una guerra impari contro un nemico subdolo e
imprevedibile, l'inquinamento. Il ricatto occupazionale e il sentirsi colpevoli
di lavorare. Questo è uno dei pregi di Invisibili, la narrazione di un'umanità
divisa fra la necessità e il rifiuto, la psicologia di chi ogni giorno passa
quei cancelli aspettando il momento di uscirne, il malessere di chi sa che non
può farne a meno pur essendone sempre tentato.
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