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domenica 4 settembre 2011

Tolkien e Bach. Dalla terra di mezzo all'energia dei fiori di Giovanni Agnoloni (Galaad ). Intervento di Nunzio Festa




















J.R.R. Tolkien incontra E. Bach. Lo scrittore passato alla storia, non solo letteraria, per la saga “Il Signore degli anelli” crebbe a qualche passo di natura dallo scopritore delle 38 essenze curative dette “Fiori di Bach”. Lo spiega Giovanni Agnoloni, studioso dello scrittore britannico, traduttore e autore di letteratura fantastica (ricordiamo la curatela della raccolta “Tolkien. La Luce e l'Ombra” edito quest'anno da Senzapatria: che riunisce contributi d'alcuni tra i massimi studiosi tolkeniani nel mondo), con il saggio “Tolkien e Bach”; dotato d'un sottotitolo ancora più intransigente, “Dalla terra di mezzo all'energia dei fiori”, lo studio analizza le vite di Tolkien e Bach. Ma per raccontare di come entrambi, tanto per cominciare, nacquero a Moseley vicino Birmingham alla fine dell'Ottocento. E, più avanti, come la natura e l'amore verso la natura condizione queste personalità. A formare le personalità dell'autore fantastico e dell'inventore dei Fiori. Per capire, essenzialmente, le corrispondenze tra gli archetipi di luoghi, personaggi e oggetti della Terra di Mezzo insieme ai modelli psicologici dei rimedi del medico. Fra psicologia, psicoanalisi, innovazioni tecnologiche e processi politici come religiosi. “Quella della floriterapia è una tecnica terapeutica ormai consolidata anche in Italia ma la novità del tentativo di Agnoloni – spiega Giuseppe Panella in un a lettura dell'opera - è di collegarla non soltanto alle medicine alternative e all’omeopatia (cui appartiene) ma alle atmosfere e ai personaggi di un romanzo di assoluta finzione come quello scritto da Ronald Tolkien. L’operazione è certo ardita e non potrà non suscitare perplessità nei cultori della letteratura 'pura'. Ma va detto, tuttavia, che lo sforzo dello studioso fiorentino non va nella direzione di cercare impossibili qualità terapeutiche nell’opera di Tolkien quanto nello stabilire possibili connessioni tra le situazioni e i personaggi più significativi del Signore degli Anelli e i diversi modelli di tinture madri che compongono lo strumentario curativo e psicoterapeutico del grande omeopata inglese”. Quindi ben oltre una casuale funzione del destino nel piazzare le nascite a qualche bolla d'acqua di distanza. “Non si tratta – spiega infatti lo stesso autore in uno dei primi passaggi del testo - di un’operazione strettamente biografica. Piuttosto, è un itinerario sottile e quasi nascosto, volto a individuare i segni di un retaggio comune che i due uomini condivisero: quello dell’energia naturale. In questo senso, le loro opere suggeriscono una via diversa dalle tendenze opposte e largamente predominanti nel mondo contemporaneo: dogmatismo (di natura religiosa, politica e culturale) e relativismo, derivanti dal progresso scientifico e dalla crisi della fede nella dimensione più intima dell’individuo, nell’invisibile e – più precisamente – nello spirituale”. Ma forse le righe più importanti sono proprio queste: “Tolkien e Bach sembrano aver disegnato, attraverso il percorso archetipico suggerito dalle loro opere rispettivamente di autore e di terapeuta, un nuovo approccio alla spiritualità, fondato sulla natura e sulla dimensione intima dell’uomo”. Perché Angoloni, in questo suo ultimo saggio, e molto abbondantemente mentre non si fa condizionare dai richiami della superficialità delle spettacolarità invece più comuni, analizza fino al midollo le connessioni con la religione, intanto. Ovviamente contestandone le ricerche. Un libro che senza dubbio può piacere agli amanti di Tolkien e che allo stesso tempo consigliamo a chi volesse vedere aprirsi nuovi mondi davanti.

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