Terminato “Tutte le cose ritornano” di Loredana Costantini, è facile legare questa lettura al medesimo senso di ironia tagliente e leggero che si può trovare, ad esempio, in un capolavoro come “A livella” di Totò, una poesia che rivela ai suoi fruitori un contenuto di alta profondità: la morte rende tutti uguali, ricchi e poveri, sani e malati, senza esclusione di nessuno, sino al “livellamento” finale rappresentato dalla dissoluzione in cenere. Su queste tipologie di forma e contenuto si sviluppa l’incedere narrativo di Loredana Costantini, che parla della morte descrivendola con una giusta dose di umorismo, sarcasmo, dal sapore agro-dolce, che tenta da un lato di sdrammatizzare l’evento ultimo dell’esistenza per renderlo sensibilmente deglutibile a “noi comuni mortali”, dall’altro suggerisce che la morte può esaltare la vita. L'elemento preponderande è il dialogo. Si tratta di una forma particolare di dialogo, ovvero di una rivisitazione del dialogo platonico, molto più simile nell'ispirazione alle “Operette morali” di Leopardi, che non a caso è citato nel testo, un dialogo in cui permane l'elemento socratico dell'ironia come finzione di ignoranza che aiuta a portare a galla verità a volte scomode. Sono scene dense di un cinismo inquisitorio, pirandelliano, quelle che Loredana Costantini imbastisce per i personaggi di questo romanzo, che per situazione e condizione fanno venire in mente alcuni dei più bei film di Tim Burton. Sì perché ancora prima di incontrare personaggi 'viventi', quelli che in cui si imbattiamo sono personaggi che affatto stanchi di avere terminato la loro vita terrena si trovano a condividere gli spazi e le giornate di un camposanto, in una vita extra-mondana tutta terrestre, ancora dominata da appetiti e curiosità, in apparenza priva di inconvenienti dovuti al non esserci. L'autrice oltre a tenere desto nel lettore un senso di equilibrio tra il mondo “infero” e quello “superno”, lavora sulla costruzione di un ulteriore paradosso che si può trovare nell’aver creato fantasiosamente mondi ultraterreni che recitano la vita dei vivi, e mondi solidamente terreni, che per disavventure o fatalità vorrebbero caricarsi su di sé la consistenza dell’oltretomba. Quest’opera pone l’accento sul destino umano, che nel suo movimento tra passato, presente e futuro, è necessariamente immobilizzato da un substrato psichico, sia individuale che collettivo che rallenta qualsivoglia sistema, sino alla sua immobilità o meglio sino alla sua sospensione tra la vita e la morte. Ma entriamo nello specifico: gli universi dell'azione sono due, quello del camposanto, dove le persone agiscono le loro “esistenze” come se si trovassero ancora nel mondo dei vivi e il mondo, così come lo viviamo. Le due coppie di amici che animano il 'salotto del camposanto', Leandra e Eva, Piero e Rocco, equivalenti in rapporto di forze, continuano la stessa vita di sempre, cenano insieme, sparlano dei morti e dei vivi, fumano, sognano. Eva, Leandra e Piero sono tre amici particolari. Tre amici che trascorrono molto tempo insieme, discutono animatamente e scambiano vedute su ciò che accade nel mondo dei vivi. Eva, Leandra e Piero occupano ognuno un proprio loculo, salvo poi uscire per incontrarsi. Per loro l'al-di-là non è affatto quel luogo etereo e eterno che ci viene descritto dai poeti o dai religiosi, si tratta di un luogo che non ha nulla da invidiare al mondo in cui i protagonisti hanno vissuto prima di esserne strappati, sempre che ciò possa costituire un pregio della loro condizione attuale. I loro incontri sono pretesti per cene elaboratissime e deliziose nelle quali si allestisce un piccolo teatro della crudeltà, dove Piero e Rocco, i malcapitati di turno, devono sopportare la forza del sesso debole, rappresentato da Eva e Leandra, salvo poi intrattenerle con le loro disquisizioni filosofiche. Ci sono scene spassose, comiche, a volte più crude, e c'è addirittura un personaggio che non accetta la sua condizione e decide che vuole ritornare indietro, tra i vivi, per recuperare un pezzo di sé...rivelandoci che la psicologia non si arresta sulla soglia della vita. E poi c’è il mondo reale dove si parla della storia tragica di una famiglia, che colpita da un grave lutto dovrà affrontare le sue “giornate all’inferno” in questa dimensione, tra paranoie e depressioni ai limiti del grottesco. La vicenda di chi non c'è più si intreccia a quella di chi vive nel mondo reale. Ortensia e Stefano assistono increduli alla morte accidentale, durante il pranzo, del proprio padre. Da quel momento Ortensia dovrà fare le veci del padre per il fratello e dovrà prendersi cura, cosa sicuramente più difficile per una ragazza, della madre rimasta improvvisamente sola. Capita spesso che la ragazza si trovi a sembrare più adulta della madre. Stefano è un ragazzino di dieci anni immerso nel mondo alienante delimitato dalle due cuffiette del suo Ipod. A Ortensia capita di svenire nei momenti più inopportuni. Leandra ha un unico cruccio, essere morta troppo presto per vedere crescere sua figlia, la piccola Margherita. Su consiglio di Eva scrive una lettera a Dio, chiedendo di potere incontrare sua figlia almeno una volta. La madre di Ortensia, un giorno, racconterà a sua figlia che nonostante tutti gli sforzi fatti con suo marito, Guido, per avere figli, non ne ebbero; Ortensia, il cui vero nome è Margherita, è stata adottata. Intrigante il colpo di scena finale in giallo, che lascia ancora un po’ di appetito quando si chiude il libro. Opera da leggere e gustare senza fretta, gustandone soprattutto le vivaci pennellate di acidula corrosività che animano le sue pagine. Loredana Costantini ha una scrittura cristallina, limpida, dal ritmo serrato; tutti elementi che bisogna sapare dosare con maestria, soprattutto nei dialoghi, dove l'autrice dimostra di vincere la sfida con la propria materia. Un romanzo che attraverso la storia di due madri e di una figlia racconta la difficoltà di amare e di essere corrisposti, accompagnandoci nella crescita e nell'ingresso in uno stadio di maturità delle protagoniste, ognuna in un modo diverso. Una favola contemporanea in cui viene fatta prova dell'altruismo di una madre, fino all'estremo.
Tutte le cose ritornano
Autore: Loredana Costantini
Collana: Narrativa
Pagine: 176
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