La splendida Livorno. Uno dei più importanti porti italiani, ritenuta tra tutte le città toscane la più giovane, sebbene nel suo territorio siano presenti testimonianze storiche di epoche remote scampate ai massicci bombardamenti della seconda guerra mondiale. La ridente Livorno, sviluppatasi a partire dalla fine del XVI secolo per volontà dei Medici, rinomata per aver dato i natali a personalità di prestigio come Amedeo Pietro Mascagni, Giovanni Fattori e Carlo Azeglio Ciampi. E sin dai primi del Novecento, meta turistica di rilevanza internazionale per la presenza di notevoli stabilimenti balneari e termali, che conferirono alla città l'appellativo di Montecatini al mare.
Ho ancora in mente la descrizione del livornese data da Curzio Malaparte in “Maledetti Toscani”:« Se fossi un livornese, di quelli veri che dicono "deh" e parlano a mano aperta, muovendo le dita, come per far vedere che nelle loro parole non c'è imbroglio, vorrei star di casa in qualche Scalo della Venezia. Non già nei quartieri, nelle piazze, nelle strade disegnate con la matita dolce, con l'aiuto di squadra e di compasso, dagli ordinati e generosi architetti dei Granduchi, ma in questo quartiere che i livornesi chiamano La Venezia, qui nel cuore della città vecchia, a due passi dalle Carceri, dal Monte Pio, dai Bottini dell'Olio. Che bella vita sarebbe, che vita semplice e felice.». Già la splendida Livorno … eppure qualcuno come Barbara Goti, in un contesto come quello appena descritto, partorisce un romanzo che turberebbe i sogni di quanti sono abituati alla calma e alla tranquillità di un luogo tutto arte e cultura. Il romanzo pubblicato da The Boopen (led) dal titolo “La colpa di vivere” meticcia diversi generi letterari dal pulp al noir in un’alchimia ben riuscita, senza mai scadere in ovvietà o banalità. Anna Rodomonti, giornalista, la protagonista per intenderci, è sulle tracce di un serial killer che a Livorno adesca giovani vittime, le sventra e ruba loro come macabro trofeo, alcune ciocche di capelli. Anna, vedova, con un figlio a carico, porta avanti il suo lavoro con quasi una specie di monomania ossessivo/compulsiva, nemmeno fosse il detective Monk.
E tutti gli altri protagonisti del romanzo, legati indissolubilmente da una lotta contro il tempo alla ricerca di quest’efferato omicida, sono delineati dalla Goti a tutto tondo, tanto da farli apprezzare in maniera totale al lettore. E così in un plot che sembra figlio legittimo di C.S.I o Squadra di Polizia, la protagonista arriva alla soluzione del caso, ma un colpo di scena ben nascosto dall’autrice, lascerà tutti a bocca aperta. “La colpa di vivere” è un buon esordio che mi sento caldamente di consigliare tra le vostre letture estive, senza se e senza ma!
Ho ancora in mente la descrizione del livornese data da Curzio Malaparte in “Maledetti Toscani”:« Se fossi un livornese, di quelli veri che dicono "deh" e parlano a mano aperta, muovendo le dita, come per far vedere che nelle loro parole non c'è imbroglio, vorrei star di casa in qualche Scalo della Venezia. Non già nei quartieri, nelle piazze, nelle strade disegnate con la matita dolce, con l'aiuto di squadra e di compasso, dagli ordinati e generosi architetti dei Granduchi, ma in questo quartiere che i livornesi chiamano La Venezia, qui nel cuore della città vecchia, a due passi dalle Carceri, dal Monte Pio, dai Bottini dell'Olio. Che bella vita sarebbe, che vita semplice e felice.». Già la splendida Livorno … eppure qualcuno come Barbara Goti, in un contesto come quello appena descritto, partorisce un romanzo che turberebbe i sogni di quanti sono abituati alla calma e alla tranquillità di un luogo tutto arte e cultura. Il romanzo pubblicato da The Boopen (led) dal titolo “La colpa di vivere” meticcia diversi generi letterari dal pulp al noir in un’alchimia ben riuscita, senza mai scadere in ovvietà o banalità. Anna Rodomonti, giornalista, la protagonista per intenderci, è sulle tracce di un serial killer che a Livorno adesca giovani vittime, le sventra e ruba loro come macabro trofeo, alcune ciocche di capelli. Anna, vedova, con un figlio a carico, porta avanti il suo lavoro con quasi una specie di monomania ossessivo/compulsiva, nemmeno fosse il detective Monk.
E tutti gli altri protagonisti del romanzo, legati indissolubilmente da una lotta contro il tempo alla ricerca di quest’efferato omicida, sono delineati dalla Goti a tutto tondo, tanto da farli apprezzare in maniera totale al lettore. E così in un plot che sembra figlio legittimo di C.S.I o Squadra di Polizia, la protagonista arriva alla soluzione del caso, ma un colpo di scena ben nascosto dall’autrice, lascerà tutti a bocca aperta. “La colpa di vivere” è un buon esordio che mi sento caldamente di consigliare tra le vostre letture estive, senza se e senza ma!
Nessun commento:
Posta un commento