Antonella Lattanzi ha pubblicato ‘Col culo scomodo (non tutti i piercing riescono col buco)’, presentato al pubblico italiano nel 2004 per i tipi di Coniglio Editore di Roma. Ora finalmente esce il suo tanto atteso romanzo d’esordio dal titolo ‘Devozione’, pubblicato da Giulio Einaudi Editore (Stile Libero). Questo lavoro devo dire che mi ha letteralmente devastato per come vengono strutturati sia i passaggi narrativi che le modalità di allocazione temporale e geografica delle vicende dei protagonisti, che creano universi fluttuanti tra il passato e il presente tra Napoli, Bologna, Bari e che fa respirare per tutte le pagine un profondo senso di annichilamento, deriva, decadenza inauditi. Questa autrice è matura al punto giusto per definirsi una scrittrice, e a mio avviso questa che fa conoscere al pubblico, non è una storia di formazione, tutt’altro. Si parla fondamentalmente di eroina. Due sono le cose: o le hai vissute sulla tua pelle e dunque hai il background giusto per parlarne senza troppe menate inutili, o hai la sensibilità di cogliere tutto ciò che all’occhio sfugge, tutto ciò che solo una grande penna è in grado di raccontare, compresi umori, odori, paranoie, inferni di ogni tipo. Lattanzi ha osservato a lungo e da vicino i Sert, si è finta tossica per entrare nelle comunità di recupero, facendo dunque della buona e sana antropologia letteraria. Lattanzi svela una realtà amara, ai più sconosciuta, quella della tossicodipendenza che non ha età, che ha a volte delle vite normali e che ricorre al metadone per rendere costantemente meno spigolosa e urticante una realtà che non si è in grado di tollerare. Lattanzi ci racconta una storia disperata, forse metafora nuda e cruda di ogni nostra dipendenza, coscienza del costante mutare dei nostri desideri in mostri. Nikita e Pablo vivono come fuorisede a Roma. Hanno 26 anni. Sono eroinomani. Il loro tempo si divide tra sert, piatti incontri con medici, con psicologi, metadone, astinenza che divora, buchi. Annette, la ricca francesina, è la fine di tutti i loro affanni per procurarsi la roba: basta rapirla! Anche questa soluzione però si trasforma nell’ennesimo incubo. Incubo come le sue assenze in famiglia, come il sogno di diventare scrittrice, come l'epatite C, funambolico sterminatore dei suoi migliori amici. Forse anche Nikita ha l’epatite C. Ha paura di morire. Devozione è il romanzo che rende visibile una zona sempre piú trasversale e obliqua, di fronte alla cui evidenza e alla cui disperazione rischiamo di rimanere indifferenti.
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