Un romanzo ardito e ricco di profonde intuizioni, in cui l’immobilità fisica è una potente metafora della paralisi che può colpire un rapporto coniugale quando, dopo anni di impulsi emotivi nascosti e di silenzi, marito e moglie finiscono per trasformarsi in due perfetti sconosciuti.
Una mattina, al risveglio, Naama scopre che un
inspiegabile evento ha sconvolto nel corso della notte la rassicurante
realtà su cui si fondava la sua esistenza. Suo marito, fino a quel
momento un uomo perfettamente sano impegnato in una vivace attività di
guida turistica, non è più in grado di alzarsi dal letto. Un inizio che
non può non riportare alla mente La metamorfosi di Kafka e che ci getta
al cuore della relazione fra Udi, il cui corpo è entrato in una sorta di
“sciopero”, e sua moglie, che cerca di fare i conti con la crisi del
proprio matrimonio. Seguendo le oscillazioni di Naama, di volta in volta
tramortita da un irrimediabile senso di perdita o elettrizzata dalla
sensazione di aver preso finalmente in mano la propria vita, la trama
ora rallenta e ora accelera portando il lettore a esplorare i più intimi
dettagli della vita in comune di Udi e Naama; e attraverso i minuti
particolari del legame che unisce la protagonista e suo marito è come se
ciascuno di noi osservasse per la prima volta, sotto una lente
d’ingrandimento cui nulla sfugge, il proprio legame di coppia. Un
romanzo ardito e ricco di profonde intuizioni, in cui l’immobilità
fisica è una potente metafora della paralisi che può colpire un rapporto
coniugale quando, dopo anni di impulsi emotivi nascosti e di silenzi,
marito e moglie finiscono per trasformarsi in due perfetti sconosciuti.
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