«Una storia vissuta che è anche un memoir autobiografico, visto che l'autore vi compare a lungo e senza falsi pudori tra i protagonisti e sa sfruttare la vena narrativa già rivelata nel romanzo autobiografico Ragazzo italiano, schizzando svelti ritratti.» - Ernesto Ferrero, la Stampa
Chi racconta questa storia di scrittori e
editori, stampatori e mecenati, talenti e miserie è stato un
protagonista dell'editoria italiana del Novecento. Ha lavorato in case
editrici medie e grandissime, si è occupato di patrie lettere e
letterature straniere, soprattutto ha incontrato persone e cose,
attraversato epoche, inventato collane, assunto e licenziato. Chi
racconta somiglia abbastanza all'editoria italiana, elegante e iraconda,
generosa e umbratile, colta e commerciale. Perché l'editoria, si legge
in queste pagine, è figlia dell'intellettualità e del commercio, non
appartenendo in fondo a nessuno dei due. E poi, annosa questione, sono
gli editori capitani d'azienda? Esistono ancora come i primi trent'anni
del Novecento ce li hanno consegnati? Chi racconta ricostruisce con
passione e puntualità una storia che si suppone magmatica, casuale, con
accelerazioni improvvise e sacche, costellata di invidie e affetti,
rabbie e riconciliazioni, amori e antipatie. Chi racconta sa che
attraverso l'editoria si può raccontare la storia d'Italia, quella tra
le due guerre e quella degli anni di piombo, quella dei magnifici anni
Ottanta e la più recente, quando i protagonisti sono forse meno eroici
ma più inattesi. Con tono epico e comico, affettuoso e tagliente, con
occhi distanti e nel contempo vicinissimi, Gian Arturo Ferrari ci
accompagna nelle avventure umane e culturali degli uomini e delle donne
che si sono occupati di scegliere come, quando e quali libri pubblicare
in un paese in cui tutti scrivono e pochi leggono.
Nessun commento:
Posta un commento