Negli ultimi quattro anni di vita (1890- 1894) Stevenson scrisse al proprio editor e miglior amico Sindney Colvin lettere dall'isola di Samoa, dove si era stabilito dopo un'«odissea nei mari del Sud». Egli stesso parla di queste pagine come di una specie di libro, di diario; e Colvin dice che vi si ritrovano l'entusiasmo e il linguaggio di un uomo che rimase nello spirito un ragazzo, fino alla fine; le soddisfazioni e le preoccupazioni di un proprietario di piantagioni che costruisce la propria casa sul suolo vergine di un'isola tropicale; i piaceri di un malato che riprende, dopo anni, la vita all'aperto e gli esercizi fisici; le fatiche e le gioie, i fallimenti e i successi di uno scrittore instancabile e incontentabile; infine, le osservazioni di uno studioso a diretto contatto con la vita e i costumi degli indigeni e le acute osservazioni sulla situazione politica delle isole, in cui lo scrittore si rivelò intelligente mediatore. Introduzione di Andrea Casoli.
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