All’origine del Libro delle case, finalista ai premi Strega e Campiello e 30.000 copie vendute, c’è un romanzo che è una fiaba senza tempo
C'era una volta un bambino che aveva un dolore,
non se ne separava mai. "Il dolore era fedele al bambino," ed era solo
con lui che voleva giocare. Il bambino se ne prende cura, lo nutre, lo
accompagna ai margini del piccolo paese ai piedi di una montagna, nel
bosco, lo tiene con sé a scuola, sotto la tavola quando mangia. Anche il
padre del bambino ha un dolore, che a volte, senza preavviso, butta giù
le porte della casa, e latra con urli che sembrano arrivare dal centro
del mondo. Quel dolore così distruttivo spaventa il bambino e lo fa
sentire solo: almeno fino a quando, insieme al suo cucciolo, conosce la
bambina sottile che vive oltre la ferrovia. Allora ogni cosa prende la
forma di lei, le foglie che cadono sono le sue mani, il passaggio a
livello le sue ciglia che sbattono, i binari le sue gambe sottili
distese nell'erba. Con un testo critico di Emanuele Trevi.
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