“Il Cristo è ovunque./ È nelle
ferite di ogni essere umano sulla terra. / Lui è venuto per salvare
l’uomo, per guarirlo/ per questo il Cristo vive e respira in ogni ferita
dell’umano”. Vive, respira e si muove, senza precludersi mete e direzioni:
“Egli va dove nessuno va. Egli va nelle carceri, /egli va dall’uomo che
sta per peccare, dall’uomo che sta peccando, dall’uomo che ha peccato,
va nelle miserie dell’animo umano, nelle sue bassezze, nel suo buio,
nella sua angoscia./ Va, non si ferma”. E ancora “…Così come va
ad abitare la sofferenza di chi è stato calpestato dagli altri, nello
stesso modo va nella ferita sconosciuta di chi sta calpestando./ Cristo è
ovunque”. Cristo ovunque è il titolo del nuovo libro di Arnoldo Mosca Mondadori
- poeta e saggista, autore di raccolte liriche e saggi a tema
religioso, ministro straordinario dell’eucarestia - appena arrivato in
libreria nella collana del “Pellicano rosso” della storica editrice
Morcelliana (pagg. 96)
Questa volta – come si legge nella lapidaria avvertenza che apre queste pagine – il testo offerto ai lettori “è nato tra il 26 maggio e il 3 giugno 2021, dopo un’esperienza spirituale”.
E di questa vorrebbe essere riverbero se non specchio, eco di parole e
restituzione di immagini inimmaginabili, testimonianza e confessione.
Dopo aver avvertito appunto, in essa, in questa sorta di epifania
spirituale ("mistica" - se si preferisce - tendendo sempre il mistico a
perseguire una comunione profonda con la Trascendenza), una Presenza
carica di senso di compiutezza misericordiosa.
Presenza che non riconosce spazi esclusivi, sgretola ogni muro o steccato, e che, assorbendo dimensioni di spazio e di tempo, invade ogni anima. Presenza che chiede di confrontarci con essa: cioè con l’assurdità di un Amore presente ma invisibile ai più, sollecito ma spesso misterioso da capire. Presenza che Mosca Mondadori consapevole della lezione di Hadewijch riversata nelle sue “Visioni” prova a fermare sulle pagine, tra realtà e ricerca di Assoluto, senza “aver la pretesa di sentire Dio”, piuttosto lasciando che “Dio si faccia sentire”, come direbbe la beghina di Anversa. E nel farsi sentire indichi dove sta. Manifestando il suo essere proprio nelle lacerazioni, negli squarci, nelle ferite apparentemente insanabili; là dove nessuno potrebbe immaginarlo.
“Dio è presente là dove l’uomo vuole fuggire da se stesso./Dio è presente nel suo dolore, nella sua angoscia, nella sua solitudine, addirittura è presente nel terrore che un essere prova dopo aver commesso qualcosa di tremendo. Dio è lì”. Qualunque essere umano, il peggiore assassino “se avrà il coraggio di scendere in se stesso, troverà Cristo e il fuoco del suo amore, appostato dentro la sua ferita./ Da qui il Cristo salva l’essere umano/ Non per i meriti, non per le virtù, ma per l’umiltà con cui un essere umano si lascia guardare dal Suo Viso d’amore che muore per lui”, scrive Mosca Mondadori.
Un libro il suo, come nuova stazione di un cammino spirituale, come sosta orante di un cercatore di Assoluto, dove l’ascolto diventa scrittura e si fa invito a cancellare parole come rancore non chiudendo gli occhi sulle ferite, anzi cercandovi la Presenza che lì si fissa. “Guardare Cristo nelle ferite dell’altro. Amare. Amare anche le ferite di colui che riteniamo nemico,/che riteniamo sia colpevole, e per cui proviamo rancore./ Cambio di sguardo. Guardare Cristo nelle sue ferite”. Ferite che come Lui sono ovunque. Appunto: Cristo ovunque.
Arnoldo Mosca Mondadori per Morcelliana ha pubblicato:
Presenza che non riconosce spazi esclusivi, sgretola ogni muro o steccato, e che, assorbendo dimensioni di spazio e di tempo, invade ogni anima. Presenza che chiede di confrontarci con essa: cioè con l’assurdità di un Amore presente ma invisibile ai più, sollecito ma spesso misterioso da capire. Presenza che Mosca Mondadori consapevole della lezione di Hadewijch riversata nelle sue “Visioni” prova a fermare sulle pagine, tra realtà e ricerca di Assoluto, senza “aver la pretesa di sentire Dio”, piuttosto lasciando che “Dio si faccia sentire”, come direbbe la beghina di Anversa. E nel farsi sentire indichi dove sta. Manifestando il suo essere proprio nelle lacerazioni, negli squarci, nelle ferite apparentemente insanabili; là dove nessuno potrebbe immaginarlo.
“Dio è presente là dove l’uomo vuole fuggire da se stesso./Dio è presente nel suo dolore, nella sua angoscia, nella sua solitudine, addirittura è presente nel terrore che un essere prova dopo aver commesso qualcosa di tremendo. Dio è lì”. Qualunque essere umano, il peggiore assassino “se avrà il coraggio di scendere in se stesso, troverà Cristo e il fuoco del suo amore, appostato dentro la sua ferita./ Da qui il Cristo salva l’essere umano/ Non per i meriti, non per le virtù, ma per l’umiltà con cui un essere umano si lascia guardare dal Suo Viso d’amore che muore per lui”, scrive Mosca Mondadori.
Un libro il suo, come nuova stazione di un cammino spirituale, come sosta orante di un cercatore di Assoluto, dove l’ascolto diventa scrittura e si fa invito a cancellare parole come rancore non chiudendo gli occhi sulle ferite, anzi cercandovi la Presenza che lì si fissa. “Guardare Cristo nelle ferite dell’altro. Amare. Amare anche le ferite di colui che riteniamo nemico,/che riteniamo sia colpevole, e per cui proviamo rancore./ Cambio di sguardo. Guardare Cristo nelle sue ferite”. Ferite che come Lui sono ovunque. Appunto: Cristo ovunque.
Arnoldo Mosca Mondadori per Morcelliana ha pubblicato:
La Seconda Intelligenza (2010); Cristo nelle costellazioni (2012); La lenta agonia della Beatitudine (2013); La rivoluzione eucaristica (2015); Imprigionati nella gloria (2017); Canto a Cristo (2018) e , con Monica Mondo, per Scholé, Il farmaco dell’Immortalità. Dialogo sulla vita e l’Eucaristia (2019).
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