Quelli che non sono nati qui non vedono nulla al di là del
cartello piantato nel terreno trent'anni fa: SWARGA, cioè «Paradiso».
Quando lo leggono, ridono. Noi no. Perché quel nome è assurdo. Ma non è
sbagliato
«Un'autrice eccezionale, le cui parole arrivano dritte al cuore. Questo è un romanzo destinato a lasciare il segno» - Booklist
«Un debutto potente» - New York Times Book Review
Sono in cinque. Cinque ragazze nate lo stesso anno a Paradiso, una
baraccopoli ai margini di Bangalore. Tutte e cinque sanno che il mondo
segue regole ben precise. Se sei un maschio, passerai l'infanzia a
giocare con gli amici, poi i tuoi genitori ti faranno studiare e ti
daranno l'occasione di migliorare la tua vita. Se sei una femmina,
baderai subito alla casa e ai fratelli più piccoli e difficilmente
andrai a scuola, perché tanto ti aspetta il matrimonio, ovviamente
combinato. Se sei una femmina di Paradiso, ti toccherà pure fare tutto
questo da sola, perché tua madre sarà al lavoro, per compensare le
mancanze di un padre assente o fannullone, o entrambe le cose. A
Paradiso, sono le donne a occuparsi di tutto, senza mai ricevere niente
in cambio. Eppure loro cinque non si arrendono. Imparano a prendersi
cura l'una dell'altra. Imparano a guardare oltre le differenze di razza e
di religione. Imparano a nutrire non solo lo stomaco, ma anche l'anima,
e a sfruttare ogni trucco, dal ricatto alla conversione, pur di restare
a scuola. E, quando arrivano i bulldozer a radere al suolo la
baraccopoli per costruire un centro commerciale, imparano a lottare per
salvare il quartiere. Perché il loro può anche non essere un paradiso,
tuttavia c'è un'infinita bellezza nascosta tra le tende lacere e i tetti
di lamiera, tra il giallo delle scavatrici e il grigio del cielo. È la
bellezza della solidarietà e della speranza. La bellezza dell'amore e
del riscatto. La bellezza di un luogo che è - sempre e comunque - casa.
Nessun commento:
Posta un commento