Vichinghi: i monaci cristiani ne hanno fatto degli esseri infernali, i
cronisti conventuali hanno rappresentato le tribù nordiche come demoni e
lupi mannari cercando i vocaboli giusti per descrivere la loro ferocia,
la passione per la battaglia e il disprezzo per la vita tranquilla. Col
tempo questi demoni divennero eroi nelle descrizioni germaniche, il
freddo grigiore del Nord si tramutò in una nebbia mitologica. Qual è la
verità? Per certo sappiamo che costruirono le navi più resistenti e
veloci del loro tempo, che idearono un fantastico scenario mitologico
con una poetica fatta di complesse allusioni e grande rigore formale,
che furono straordinari saccheggiatori di città, conventi, rocche e
poderi, ma anche abili colonizzatori: aprirono la strada delle isole
atlantiche, occuparono la Groenlandia e l'Islanda, misero piede sul
suolo americano. L'epopea dei vichinghi racconta un popolo non solo
attraverso le battaglie e le guerre, ma ci porta direttamente nella
società vichinga, nelle sue reazioni, concentrandosi su aspetti quali il
ruolo della donna e dei figli, l'alimentazione, i rapporti tra
consanguinei, la filosofia, la letteratura e l'arte. I vichinghi erano
di tutto un po': contadini, esploratori e colonizzatori; audaci marinai e
temuti guerrieri; pirati e commercianti; capaci artigiani e artisti di
genio, individualisti crassi e spregiatori dello stato ma figli
obbedienti al ceppo familiare. Un libro che rende giustizia alla
poliedricità della vita e degli infiniti talenti di questo popolo; un
dettagliato resoconto di quanto oggi sappiamo sul loro mondo così denso e
contraddittorio.
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