Scrivere di cocaina è come farne uso. Vuoi sempre più notizie, più
informazioni, e quelle che trovi sono succulente, non ne puoi più fare a
meno. Sei addicted. Anche quando sono riconducibili a uno
schema generale che hai già capito, queste storie affascinano per i loro
particolari. E ti si ficcano in testa, finché un’altra – incredibile,
ma vera – prende il posto della precedente. Davanti vedi l’asticella
dell’assuefazione che non fa che alzarsi e preghi di non andare mai in
crisi di astinenza. Per questo continuo a raccoglierne fino alla nausea,
più di quanto sarebbe necessario, senza riuscire a fermarmi. Sono
fiammate che divampano accecanti. Assordanti pugni nello stomaco. Ma
perché questo rumore lo sento solo io? Più scendo nei gironi imbiancati
dalla coca, e più mi accorgo che la gente non sa. C’è un fiume che
scorre sotto le grandi città, un fiume che nasce in Sudamerica, passa
dall’Africa e si dirama ovunque. Uomini e donne passeggiano per via del
Corso e per i boulevard parigini, si ritrovano a Times Square e
camminano a testa bassa lungo i viali londinesi. Non sentono niente?
Come fanno a sopportare tutto questo rumore?
R.S.
R.S.
Guarda la cocaina, vedrai polvere. Guarda attraverso la cocaina, vedrai il mondo.
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