In un’era di crescente anti-intellettualismo, i saggi di Judt ci
ricordano che cosa guadagniamo quando manteniamo standard etici e
intellettuali alti, e che cosa perdiamo quando li lasciamo scivolare
via.
Mark Mazower, “Financial Times”
Mark Mazower, “Financial Times”
«Quando i fatti cambiano, io cambio opinione. Lei cosa fa?»: questa
frase, attribuita a John Maynard Keynes, è posta in esergo a questo
libro. Scelta emblematica. In un’epoca che ha visto la progressiva
erosione del giornalismo basato sui fatti e ha risentito della mancanza
di intellettuali pubblici indipendenti, Judt decise di svolgere un ruolo
raro e prezioso, mettendo insieme storia e attualità, Europa e America,
e raccontando il mondo com’era un tempo e com’è oggi. La storica
Jennifer Homans, vedova di Tony Judt, in questo libro ha raccolto i suoi
articoli più importanti scritti negli ultimi quindici anni della sua
vita. La voce di Judt nella sfera pubblica amplifica le sue ricerche
storiche: l’idea e la realtà dell’Europa; Israele, l’Olocausto e gli
ebrei; la superpotenza americana e il mondo dopo l’11 settembre;
l’inclusione e la giustizia sociale nel nostro tempo di crescenti
disuguaglianze. Tony Judt era convinto che il suo vero compito non fosse
dire ciò che qualcosa non è bensì ciò che è: raccontare una storia
convincente e ben scritta sulla base dei dati disponibili e farlo
tenendo presente ciò che è giusto. Per Judt questo non era solo il suo
dovere di storico, ma una responsabilità morale. Quando i fatti (ci) cambiano è una testimonianza della sua eredità.
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