Apprezzato
già che avevamo Mellone poeta, scopriamo con gran piacere che Angelo Mellone ha
buone doti di narratore; è doveroso ringraziare nuovamente, quindi, il buon Andrea
Di Consoli. Allora, se Nicola Melchiorre Baldassarre Gaspare sono i
protagonisti fantastici d'"Incantesimo d'amore", Maria e Giuseppe
sono i 'protagonisti reali' di quella che lo stesso autore definisce: favola
per adulti. Per campanilismo, 'stavolta, ricordiamo intanto che oltre ad angoli
fascinosi della Puglia salutati dalla penna felice di Mellone, precisiamo che
la parte forse più importante della storia sale e scende nelle viuzze marginali
del bianco rione Dirupo di Pisticci e in pezzetti delle sponde da passeggio di
Bernalda (Basilicata, certo): e la Lucania quindi dei munachicchi, delle
masciare, dei trasfertisi e di studentesse e studenti fuorisede abbraccia
addirittura un Babbo Natale e proprio quei tre magi in forma di pupazzo. La
vicenda centrale dell'opera narrativa d'Angelo Mellone è scritta dalla
quotidianità di Giuseppe e Maria, lavoratori semplici semplici, che però
diventano, anche in un periodo per molte e molti davvero particolare,
archepito. In sostanza son l'esempio del senso d'infelicità costante che può
esser certamente superata. La buona prosa di Mellone, fra l'altro, che
d'altronde gioca coi cammei in immagine di luogo, vedi in bel frangente posato
nel grembo d'una Ginosa da visitare, mette in ombra alcune leggerezze sui piccoli
mondi basilichi: Petrapertosa (sarebbe Pietrapertosa, ma il suono scelto da
Mellone è perfino più incantato dell'originale), il teatro del Maggio
(Accettura). Mellone prende dalle storie popolari lucane e pugliesi per fare un
romanzo tanto surreale da apparirci possibile. Qualche sensazione porta a Lupo,
ma Angelo Mellone scaraventa appunto nel tutto-reale il sogno d'una rosa per
gli amori.
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