Amira, viandate con la
sua "cigar box guitar", diciottenne creativa, nella missiva lascita
per un suo addio, spiega di vedersi assediata, ma aggiungeremo assediata
proprio come la Sarajevo che ama e vive, nel 1993 di scontri all'ultimo sangue
fra serbi e bosniaci e dell'abbrutimento crescente del fondamentalismo
religioso. Amira forma un trio con due degli altri strani e superbi personaggi
inventati dalla penna del sempre visionario all'ennesima potenza Lorenzo
Mazzoni. E in "Il muggito di Sarajevo", ancora, Amira deve contendere
il terreno della bellezza del sogno e dei sogni, ancora, addirittura con una
mucca veggente o con il suo stesso compagno Mozambik l'irlandese. Su Nazione
Indiana, Azra Nuhefendić, autrice di "Le stelle che stanno giù" (Spartaco,
2011), giornalista bosniaca che ha seguito il subbuglio dei Balcani in quei
momenti, per Il muggito scrive: "Nel 1993, sotto assedio, Sarajevo era
considerata uno dei posti più pericolosi nel mondo. Eppure ho conosciuto molte
persone che si ostinavano a voler tornare nella città. La signora Vinka,
scappata da Sarajevo all’inizio della guerra, voleva ritornarci a ogni costo,
con il figlioletto, perché le pareva che avrebbe potuto vivere meglio là che,
da profuga, dai cugini in Vojvodina. Un certo americano di nome Terry,
giocatore professionista di poker, non vedeva l’ora di rimettere piede a
Sarajevo perché, mi diceva, durante l’assedio aveva giocato le partite migliori
della sua vita. La scrittrice americana Susan Sontag tornava ripetutamente a
Sarajevo, trovandovi all’epoca più vitalità che a New York. Di questa gente e
di molti episodi mi sono ricordata leggendo il libro". Prima, certo, di
ricordare, punto che condividiamo al mille per mille, che "i personaggi di
Mazzoni sono creati dalla sua eccelsa immaginazione, le azioni sono talvolta
illogiche, le circostanze e le storie sembrano improbabili, i destini e i
personaggi troppo esagerati per essere veri. Ma come accade nella vita (e nella
morte) la realtà spesso supera ogni immaginazione". Vedi gli sprazi dove
si spiega, comunque, la 'logica' del contrabbando. Ma tornando ad Amira,
aggiungeremo che d'esser trasformata in mussulmana e infilata almeno sotto lo
chador lo rifiuta con la forza delle sue canzoni di protesta che vengono dalla
realtà terremotata del popolo dell'adesso ex Jugoslavia. Fra droghe varie e
svariate, violenza gratuita, giornalismo di guerra e quindi lotta per la
sopravvivenza, un Mazzoni carico delle sue esperienze dei luoghi narrati, della
studio di testi illuminanti sugli stessi ma soprattutto sulle vite in certi
tempi e in certi momenti e in detti posti, della sua relazione imprescindibile
con i materiali scritti d'altre penne, immergendosi personalmente in umorismo e
cinismo che a volte si fondono, ci suona un altro pezzo di letteratura.
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