Paolo Nori che entra in
Luigi Pulci è Busi che entra in D'Annunzio. Perché se lo mangia. Lo supera.
Prende la sua opera e la sparge nelle sue opere. Crea, crea ancora. L'idea,
infatti, d'affidare la "riscrittura" del Morgante a Nori, è stata una
bellissima pazzia. Che c'ha lasciato un piccolo fiore, ulteriore. Prima di
riconsegnarci 'l'antieroico Morgante' regalatoci già dal Pulci, infatti, Paolo
Nori ripropone alcuni suoi Discorsi a mo' d'introduzione d'autore. E con
citazioni e accadimenti, e con sedimentazioni e tradimenti avvicina lettrice e
lettore nella passeggiata dei canti. Come, insomma, sulle avventure
dell'Orlando e degli orlandini ai tempi non si scherzava poi troppo, adesso
poco e niente per dire si sdrammatizza delle pose per esempio di tale Boldrini
e del da poco perso Scalfaro. Ma Pulci proprio per questo, scriveva. E per la
stessa ragione inventa ora ora in questo tempo il nostro Nori. Dunque le
vicende dell'Orlando, Margutte, Astarotte, re Carlo e i paladini tutti
s'impigliano intanto nelle storie almeno altrettanto fascinose di Monsieur
Jourdain di Moliere, innamorato della sua Marchesa, d'Eugenio Onegin del
Puskin...
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