Giuseppe Vittorio
Guglielmo, detto Vittò è stato un partigiano sanremese. Il suo nome di
battaglia fu Comandante Ivano e militò durante la Resistenza nella Brigata
Felice Cascione che contribuì a liberare la parte d’Italia tra la Liguria e il
Piemonte. Un combattente dalla condotta così esemplare che ispirò il
personaggio del comandante Ferriera nel romanzo di Italo Calvino: Il sentiero
dei nidi di ragno. La vita di Vittò è stata dura e contrassegnata da un ideale:
un mondo più giusto. Comunista non ancora ventenne si arruolò nelle Brigate
Internazionali che andarono a lottare per liberare la Spagna da Francisco
Franco. Preferì quella alle guerre del Duce, “almeno si combatteva dalla parte
giusta”. La fine di quell’esperienza lo portò ai campi per detenuti politici su
territorio francese e poi alla sventurata guerra di Mussolini sul fronte greco.
Tornato in Italia fu tra coloro che “salirono in montagna” dopo il 7 Settembre
1943. Vittò era un soldato abile, un antifascista convinto e un leader
naturale. Lupi racconta come il Comandante Ivano tra le montagne seppe
compattare i gruppetti di partigiani nell’estremo ponente ligure e sviluppare
la Resistenza in armonia (per quanto possibile) con la popolazione locale. Tra
i problemi che Guglielmo seppe fronteggiare al meglio ci fu quello della
sussistenza dei combattenti partigiani: promosse una politica interna ai gruppi
di resistenti che vietava di rubare derrate ai contadini. Convinto che prendere
senza chiedere sarebbe stato controproducente, il comandante raggiunse i luoghi
di aggregazione di allevatori e contadini e chiese a viso aperto di fornire
carne ai partigiani. La gente del posto, persuasa dalle sue parole, arrivò ad
autotassarsi per mantenere viva la resistenza antifascista e antinazista! Ma la
tanto agognata liberazione non fu per Vittò tutta rose e fiori. Fu una delle
vittime più illustri del “Piano K” che, all’indomani della liberazione, punì
con il carcere i partigiani comunisti che avevano semplicemente conservato le
proprie armi. Non supportato in quella occasione (ben quattro mesi di carcere!)
dal PCI, Vittò decise di stracciare la tessera del partito e di proseguire la
propria attività politica come comunista extraparlamentare. La storia
paradigmatica e semisconosciuta di un antifascista coerente, la cui attività fu
contraddistinta per decenni dagli ideali di libertà e giustizia.
Romano Lupi, nato a
Sanremo, è giornalista pubblicista dal 2005 e scrittore. Ha al suo attivo
diverse collaborazioni con giornali e riviste culturali. Tra i suoi libri: Sanremando
tra cronaca e storia (con Franco D’Imporzano); Futbolstrojka. Il calcio
sovietico negli anni della Perestrojka (con Mario Alessandro Curletto); Il
calcio sotto le bombe. Storia del Liguria nel campionato di guerra del ’44;
Jašin. Vita di un portiere (con Mario Alessandro Curletto).
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