Uno dei motivi
dominanti della moderna storia della scienza consiste nel tentar di chiarire gli
elementi di continuità che legano fra loro le varie epoche del pensiero
scientifico. È altrettanto vero che esistono personalità eccezionali, capaci di
dominare con la loro intelligenza e il loro talento intere epoche. Ma queste
personalità non nascono dal nulla. Ricostruire la formazione di un genio
significa spesso abbassare il piedistallo su cui lo hanno collocato le
generazioni successive e render giustizia a numerose figure minori che hanno
contribuito al progresso della scienza. Quello degli ingegneri del Rinascimento
è un mondo affascinante e ricchissimo in cui, se da un lato si raccolgono certe
eredità del mondo antico e medievale, dall’altro si vengono organizzando e
consolidando certe nozioni di statica e dinamica che contribuiranno al sorgere della
scienza moderna. Nei taccuini di Leonardo abbiamo un quadro vivo di un’epoca in
cui, nel lavoro degli ingegneri, comincia a infiltrarsi una preoccupazione
nuova: quella di una base scientifica su cui costruire. Le prodigiose “macchine
di Leonardo”, che hanno meravigliato e stupito generazioni, hanno spesso
antecedenti precisi, individuabili nelle scoperte di Kyeser, Villard de
Honnecourt, Guido da Vigevano, Taccola, Valturio, Francesco di Giorgio Martini.
Quel che forse di veramente nuovo c’è in Leonardo, oltre ai suoi studi di
idraulica e ai suoi progetti di macchine tessili, è il bisogno di
razionalizzare, l’esigenza di giungere a uno stretto legame tra scienza e
tecnica.
Bertrand Gille (1920-1980), archivista e
storico della tecnologia francese, ha insegnato all’Università di
Clermont-Ferrand, ha diretto la École Pratique des Hautes Études e istituito il
corso di Storia della tecnologia presso la Sorbonne di Parigi. Tra le sue
pubblicazioni: Histoire générale des techniques, Histoire de la métallurgie,
Les Mécaniciens grecs. La naissance de la technologie, Petites questions et
grands problèmes: la brouette.
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