Un'anima composta di multiformi e
svariati pezzi che creano un mosaico esistenziale di eccellente qualità: “Schegge
d'anima” di Enrico Romano è proprio questo, un mosaico che racchiude versi
composti, ricomposti, frapposti come la vita ha permesso al poeta.
Si tratta di una silloge
costituita da più parti dedicate al mare, alla notte, alla vita, all'amore,
sino a contemplare ironiche e sarcastiche immagini di una realtà vissuta, a
volte in apparenza, “così come gli altri dettano”, altre volte
intensamente, in solitudine.
Enrico Romano utilizza elementi
naturali, trova ristoro nella magnificenza della natura, posa i versi leggiadri
in un'intensità “tinta del quotidiano”. Si adagia sul verso con la
maturità di un uomo che ha vissuto, vive e crede - senza sé e senza ma - alla forza dirompente della poesia.
Come un funambolo della parola,
compie acrobatiche piroette sino a comporre versi bellissimi da contemplare.
Poesie che scorrono seguendo un vivace ritmo musicale tra allitterazioni,
metafore, enjambement, come si legge: «Fascinoso mistero, / invisibile, /
duratura onda, / talvolta consente, anche, di vivere!». (p. 80).
“Schegge d'anima” è
un'alba e un tramonto in un'eternità voluta con tutte le proprie forze da
condividere e comunicare: «L'infinita alba sarà / la luce dei tuoi sensi /
il profumo del tuo respiro / il calore del tuo corpo / incessante desiderio, /
l'abbraccio / dell'intimo più intimo, / cullati nei colori / dell'Anima. / La
tua!». (p. 135). È un altalenarsi di frammenti taglienti, che bruciano,
sino a raggiungere le profondità di un'anima inquieta, alla ricerca di riposo.
Abbondano i sentimenti, le
emozioni, le sensazioni nel leggere il libro poetico di Enrico Romano.
Sorprende, facendo vivere nei versi, elementi di cielo, di mare, di pioggia, la
quale al nostalgico poeta è tanto gradita: «Scrosci di poesia, scrosci
d'acqua battente, / mentre scrosciano, forti, pensieri miei duri ... » (p. 170) e ancora: «Così ti
vedo, / vestita di gocce / del desiderio, / tracciano il viso … ». (p.
151).
La poesia di Romano traccia il
tempo passato come una delicata ma intensa scia di stagioni, che in un
susseguirsi ciclico, giocano il tempo dell'attesa. È l'attesa di una nuova
vita, la fine di sentimenti maldestri, dolorosi che conducono verso la gioia,
l'allegria, scacciando la paura della morte e accogliendo “l'intensa voglia
di vivere”.
Leggere “Schegge d'anima”
è un tuffo nel mare della vita; è chiaro che un amante della poesia non
annaspa, ma nuotando, temerario, riscopre la bellezza del verso, il senso
dell'esistenza.
Così, dunque, assaporando le
poesie di Romano, ci si imbatte in un incantevole notturno: «Notturno di
musica e poesia, / sussurrano luci d'astri / disegni di luna / sui miei
pensieri, / note e versi / nell'indomita anima / flauti di vento rasentano / le
siepi d'un respiro, / respiro l'errabondo buio / ospite dei miei silenzi / m'accoglie
l'indecifrabile luce, / ed improvvisa, ancora / lenta e rinnovata / dalla
malvagia melma / sale / dolcissima e spergiura / a sconfiggermi / la vita!».
(p. 59).
Si avverte un bisogno di
appartenenza al mondo, una vitalità, anche quando la poesia è intrisa di
dolore, dal momento che la poesia è necessità - come afferma Derek Walcott - è
cura, ti investe nel suo senso e significato più profondo, proprio come il
libro poetico di Romano.
Non rimane che lasciarsi
penetrare dalle mille “Schegge d'anima” di Enrico Romano, sicuri che non
faranno sgorgare sangue; ma, anzi, pungoleranno arterie e vene, affinché il
sangue defluisca come linfa, affermando l'uomo e il poeta che è, con un
lancinante e deciso sì alla vita, la certezza di esserci, di esistere, di
lasciare testimonianza alle future generazioni che verranno.
Ecco sì, la poesia è questo: è
vita, sempre, senza accezioni.
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