Il più bel regalo.
"August", il racconto lungo che Christa Wolf ha lasciato al marito
Gerhard, é il più bel regalo che una scrittrice potesse fare all'amore d'una
vita intera, all'amore assoluto: "Senza di te sarei stata un'altra persona",
dice infatti in dedica di chiusura C. Wolf al suo Gerhard. "Un piccolo
grumo di memoria - é stato detto - che la scrittrice ha riplasmato nel luglio
dell’anno scorso pochi mesi prima di morire. Con tocco quasi elegiaco, senza le
tensioni ideologiche ed esistenziali di quell’opera autobiografica del 1976
(Trama d'infanzia, ndr) nella quale aveva ritratto se stessa e gli anni del
crollo del nazismo attraverso il personaggio della giovane Jenny Jordan. Nelle
ultime pagine del libro c’erano già con lei, in sanatorio, il piccolo August e
Hannelore rapita dalla tisi a soli cinque anni. Figure marginali allora, sagome
appena sbozzate in un’epoca di deliri e follie, che ora riemergono nelle pagine
terse di quest’ultima prosa, icone di una lontana identità che la parola sa
riannodare al presente". Ed è vero, anche, che i territori della
letteratura affermano con forza quanto il 'il passato non é morto' - perché è
storia e storie, insomma. Ecco, comunque, in sintesi il soggetto che si fa
quasi pellicola in tono minore. Un uomo alle soglie della pensione, che tra le
altre cose ha superato una malattia, cresciuto, si sposa con Trude ed è già
vedovo da due anni. Fa l’autista, e mentre sta appunto riportando in pullman da
Praga a Berlino una comitiva di turisti, mentre guidando costeggia l’Elba, si
ferma a Dresda, lambisce lo Spreewald, il passato torna e si fa riscrivere in
forma persino di memoria. Nonostante, dobbiamo quindi giustificare, s'usi
un'ottima terza persona. Insomma August si vede (ricorda) bambino. E trova un
orfanello lasciato nel sanatorio che fu Rocca dei tarli. Di maturazione in
maturazione, verso la maturazione, August s'unirà a Trude. La certezza,
l'amore. Felicità.
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