La calma agitazione d'un matrimonio che si rivelerà forse sbagliato viaggia
appresso a una vita intera che potremmo dire più che giusta. Finalmente in
Italia, e senza moralismi da mercantilisti usiamo questa formalità, dopo che
per la prima volta negli Usa uscì nel lontano 1965 per esser ristampato
solamente nel 2005, è tradotto il romanzo di John E. Williams
"Stoner". La nota accompagnatoria al testo non poteva che esser del
Cameron de "Un giorno questo dolore ti sarà utile", infatti
l'affinità elettiva la leggiamo in controluce, eppure potremmo aggiungere che,
nonostante dettagli di trama molto differenti, un altro grande vecchio vediamo
nella letteratura di Williams, ovvero l'attuale Simmons. Ma torniamo alla gemma
di Jhon William. Il professor William Stoner, che diventa docente lasciandosi
così alle spalle le sofferenze fisiche della terra da arare dei genitori di
campagna per ficcarsi in borsa quelle morali e intellettuali dell'insegnamento
e dell'apprendimento, uomo-medio eppur speciale che il narratore - come quasi a
infierire sul suo personaggio - praticamente (tranne una rara eccezione
d'apertura del libro) nominerà sempre usando in esclusiva il cognome, si
rifugia nel mondo universitario per sfuggire all'universo della società
esterna. Dunque la professione accademica diviene nutrimento dell'anima e
allontanamento dalle vicissitudini costruite gratuitamente da una donna che in
sostanza mai ha amato suo marito. Un'esistenza piana, a parte le impennate
dettate dalle sortite appunto della mogliettina che periodicamente impazzisce,
che sa di bollori quanto quella d'un generale in combattimento. Perché nel
frattempo davanti e di fianco a Stoner passano le due prime guerre mondiali, il
distacco totale dalla famiglia d'origine, il rapporto altalenante con la
figlia, la crescita della stessa figlia fino alle scelte potenti che lei
assicura ai suoi ciechi genitori, le abitudini di chi insegna al college e di
chi lì studia, le carriere varie e le trasformazioni umane, persino il
tradimento e la vecchiaia. Come se fosse abitudine. Eppure dentro le situazioni
del protagonista, appunto, succedono tanti momenti importanti e tutt'altro che
scontati. Sarà la bravura degli autori statunitensi nel descrivere la classe
media, comunque sia l'opera di Williams sublima ognuno dei soggetti caratterizzati
dalle pagine. Cameron ha perfettamente ragione, tra l'altro, a sottolineare
l'enorme cura dell'autore. Una passione che scandalizza chi è affascinato solo
dalle storie degli erori della grande storia. Uno scandalo che invece non può
che farci piacere. Visto che il romanzo di John Edward Williams, lungamente
accantonato, è un dramma che potremmo persino facilmente agguantare per strada.
La scrittura da chirurgo di
Willams svilisce la fiction per fare letterario pudore.
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