Dopo don Milani (A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca) e
don Mazzolari (Come pecore in mezzo ai lupi), proponiamo un altro autore
decisivo e purtroppo dimenticato dalla teologia della liberazione italiana.
Questo libro raccoglie i principali scritti politici di padre Balducci, su temi
oggi decisivi: la difesa dell’ambiente; la proposta di un nuovo modello di
sviluppo che non insegua unicamente il profitto; la pace e la tolleranza (la
scoperta di quello che padre Balducci chiama “uomo planetario”); la libertà;
l’importanza della formazione e della conoscenza. Un vero e proprio viaggio in
un cristianesimo autentico e alternativo, che esiste, che non accetta i ridursi
a pura logica di potere o di chiudersi unicamente in una dimensione ultraterrena.
Gli scritti di Balducci raccontano il nostro mondo e ci invitano alla scoperta
di un uomo “inedito”, finalmente vero e senza paura.
Padre Ernesto Balducci è un gigante del pensiero cristiano del Novecento.
Leggerlo è un’occasione per sperimentare la ricchezza, la vitalità e la potente
forza rivoluzionaria del Vangelo. È una sorpresa anche per i non credenti. In
questo libro pubblichiamo una serie di articoli scritti da Balducci su giornali
o riviste e finora mai raccolti in un volume. Interventi che coprono un periodo
che va dalla metà degli anni Ottanta fino alla morte. Divisi in undici
capitoli, gli scritti di Balducci sono di un’attualità sorprendente. Una
perlustrazione del nostro presente che parte dalla critica radicale al modello
di sviluppo che disumanizza la vita, fino ad arrivare alla politica (l’«orrore
del vuoto» è l’espressione che Balducci usa per rappresentare la politica
italiana), alla denuncia del razzismo che prima di tutto si concentra sulla
retorica dei buoni sentimenti (l’intervento sul Premio Nobel a Nelson Mandela
si apre con queste parole: «Con questo premio le nazioni del benessere non
cercano forse, anno dopo anno, di ricostruirsi la buona coscienza?»). Gli
articoli di Balducci contro la guerra sono una provocazione continua
(straordinario il pezzo sul Natale con cui si apre il capitolo. Titolo: «Quel
Bambino fra Tigri ed Eufrate». Inizio: «In questo Natale provo una profonda
antipatia per Gesù Bambino. Parlo, sia chiaro, del Gesù Bambino dei nostri
presepi [...] Se toccasse a me, saprei dove andare a prendere un bambino in cui
si ripete l’iniquità del mondo»). Non mancano parole critiche contro la Chiesa, ricordando don
Milani e con uno scritto che è un atto d’accusa contro il pontificato di
Wojtyla («La mobile immobilità di papa Wojtyla»). Nei suoi scritti Ernesto
Balducci illumina con grande chiarezza alcuni dei temi oggi più dibattuti
dall’opinione pubblica: il rapporto tra scienza e fede, l’ora di religione a
scuola (Perché farla? Come farla?), la questione femminile nella Chiesa
(«Maddalena una e trina» è una potente provocazione, per non parlare del tema
delle donne-prete a cui Balducci dedica un intervento del 1987). L’ultimo
capitolo ospita una riflessione su senso e dignità della vita umana a partire
dal ricordo di Primo Levi e di Bruno Bettelheim, entrambi morti suicidi («Un
segno del mistero della dignità umana»). Ogni intervento si chiude con il
giornale o la rivista in cui è stato pubblicato, segue la data. In alcuni casi
ci è stato impossibile rintracciare la data precisa, abbiamo riportato comunque
l’anno di pubblicazione. Un ringraziamento particolare ad Andrea Cecconi,
direttore della Fondazione Balducci, per la disponibilità e la collaborazione
prestata.
Don Ernesto Balducci (1922-1992) nasce a Santa Flora (Grosseto) da una
famiglia di minatori. È ordinato sacerdote nel 1945. Trasferitosi a Firenze, si
laurea in Lettere e filosofia nel 1950. Sarà l’incontro con Giorgio La Pira, che poi diventerà
sindaco di Firenze, a spostare l’asse dei suoi interessi giovanili dalla
letteratura alla questione sociale e politica. Oratore, predicatore e
pubblicista, nel 1958 fonda la rivista «Testimonianze». L’anno successivo è
allontanato da Firenze per pressioni del Sant’Uffizio. Si trasferisce prima a
Frascati, poi a Roma, dove risiederà fino al 1965. Nella capitale padre
Balducci ha l’opportunità di seguire da vicino l’evolversi del Concilio
vaticano II e il pontificato di Giovanni XXIII. Tra il 1963 e il 1964 è
processato per apologia di reato, per aver difeso l’obiezione di coscienza alla
coscrizione militare. Negli anni Settanta e Ottanta, deluso dalla mancata
riforma della Chiesa e dal fallimento di fatto del Concilio, rivolge la sua
riflessione ai grandi temi del rinnovamento culturale e della nascita di un
uomo nuovo, capace di ritrovare e difendere il valore della vita. Muore in
seguito a un incidente automobilistico il 25 aprile 1992.
Nessun commento:
Posta un commento