La presentazione del volume De memoriae fragmentis. La cappella della Maddalena nel Castello di
Copertino a cura di Sergio Ortese e Carmelo Cipriani, edito da Lupo
editore, sarà nel castello di Copertino, a cura dell'Associazione Culturale “De
là da mar” , domenica 15 aprile, alle ore 18.00, presso il mastio del castello.
Interverranno l'editore Cosimo Lupo, i curatori del volume, Sergio Ortese e
Carmelo Cipriani. Presenterà Caterina
Ragusa, direttrice del castello di Copertino.
Modererà Stefano Donno, giornalista
La cappella della Maddalena nel castello di Copertino.
Intervento di Sergio Ortese
“Il castello fu realizzato negli anni Trenta del '500 e
completato nel 1540 dall'architetto pugliese Evangelista Menga su committenza
del marchese Alfonso Granai Castriota, generale di Carlo V e feudatario della
vasta Contea di Copertino, già istituita da Carlo I d'Angiò nel 1266. Impostato
su una pianta quadrilatera, l'edificio rinascimentale racchiude a più livelli i
resti della precedente fortificazione medievale: il mastio angioino a base
scarpata, una grande scuderia, alcuni ambienti abitativi e persino una
minuscola cappella gentilizia venuta alla luce nel corso dei restauri eseguiti
dalla Soprintendenza di Puglia, tra il 1971 e il 1983, quando sul lato
Sud-Ovest del cortile si pose mano alla liberazione delle arcate della loggia.
Alla cappella di forma quadrata (lievemente rettangolare nel senso della
larghezza) con unica abside fortemente decentrata, vi si accede attraverso una
porta (per lungo tempo rimasta murata) posta a un livello intermedio
dell’attuale scalone esterno. Le sue pareti, come si intuisce dai frammenti
pittorici superstiti (spesso a livello di semplice sinopia), accoglievano un
ciclo di altissima qualità con le Storie di Cristo e della Maddalena, poi
irrimediabilmente danneggiato quando, abbattuta la volta, si procedette a
inglobare l’oratorio nell’attuale struttura cinquecentesca. Nel 1998 un nuovo
intervento di restauro condotto dalla Soprintendenza puntò l’attenzione sul
recupero di numerosi frammenti pittorici, attualmente staccati e privi di
riferimento logistico. Tali frammenti pittorici (oggetto della presente mostra
allestita al piano superiore del castello), furono selezionati tra i materiali
di risulta di cui era colma la cappella al momento della scoperta. Alcuni di
essi provengono dalle pareti, altri dalla demolita volta. Tra i più
interessanti si segnala il brano dell’Ultima e cena e del Noli me tangere, oltre
a numerosi stemmi facenti capo alle famiglie Enghien – Brienne, Orsini del
Balzo e Chiaromonte (alias Clermont – de Guilhem - Lodève). Tali insegne araldiche, se da una parte consentono
di ricostruire la committenza del ciclo, dall’altra s’intrecciano ai passaggi
feudali della contea di Copertino che la regina Maria d’Enghien avrebbe ceduto
in dote, nel 1415 o poco dopo, alla figlia Caterina del Balzo Orsini, in
occasione delle nozze con Tristano Chiaromonte. Essendo presenti le insegne araldiche dei due
sposi, siamo obbligati a collocare il ciclo dopo la celebrazione di tali nozze
(1415) e non oltre il 24 aprile 1429, quando Caterina premuore al marito.
Il recente restauro degli affreschi (2007), per quanto non
abbia potuto colmare la lacunosità del ciclo, conferma l’eccezionalità
iconografica del programma decorativo e, soprattutto, la straordinaria qualità
di un Maestro attivo nella corte dei principi del Balzo Orsini. Il ritrovato
ciclo tardogotico di Copertino, insieme a quello di Santa Caterina di Galatina,
Santo Stefano a Soleto e di altri cantieri di minor estensione, ma non meno
importanti sul piano qualitativo, concorre a dimostrare che il Salento fu
interprete di una interessante stagione artistica quattrocentesca, spesso
misconosciuta a causa di aggiornamenti iconografici, manomissioni, dispersioni,
cancellature o addirittura distruzioni. Il dato quantitativo pertinente a
questo settore del Patrimonio storico-artistico, già estremamente notevole alla
luce dei più recenti studi, è certamente suscettibile di nuove acquisizioni se
si procederà con maggiore sistematicità nell’applicazione di aggiornati
restauri, con metodi di indagine specialistica.” ( SERGIO ORTESE - Dottore di
Ricerca Università del Salento )
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