Tra i miei tanti obiettivi di carattere professionale e tra le tante linee
di condotta tra i miei “simili”, ho cercato sempre di individuare e comunicare
una linea di crescita percorribile, una strada da seguire tra innovazione e
studio, tra sostenibilità e impatto ambientale, e che includesse eventualmente
anche spunti di riflessione su una possibile e obiettiva ricerca tra un nuovo
modo di percepire l’abitare e le nuove tecniche a ridotto impatto energetico
sul costruire. Ho partecipato a diverse incontri seminariali, a più di una
trentina di convention internazionali sull’ambiente dove si è parlato anche di
questi argomenti, ho scritto numerosi interventi su riviste prestigiose con la
sola volontà di fare chiarezza su un termine oggi alla moda come “eco-sostenibilità”.
Parola che include anche aree d’interesse differenti, come quelle domestiche ed
edili. E’ dunque possibile pensare ad un’ “eco-compatibilità”, ad un’
“eco-sostenibilità”, che possa rendere la filosofia dell’abitare un sistema
integrato di conoscenze e nuove tecnologie in grado di armonizzare contesti
privati e pubblici? A che punto è lo “stato dell’arte” dell’economia verde
nell’edilizia nel nostro Paese?
Interrogativi che hanno trovato una degna risposta in uno splendido
libro di Giuliano Dall’Ò, edito da Edizioni Ambiente, dal titolo “Green
Building Economy - Primo rapporto su edilizia, efficienza e rinnovabili in
Italia”. Giuliano Dall’Ò , è docente
associato di Fisica tecnica ambientale presso il Dipartimento Best del
Politecnico di Milano e coordinatore del Gruppo di lavoro sull’efficienza
energetica del Kyoto Club, il quale promuove strategie e progetti per contenere
i consumi energetici nei diversi comparti, attraverso soluzioni tecnologiche
d’avanguardia. Il volume è suddiviso in tre parti nelle quali si analizzano la
green economy nel settore edilizio nel nostro Paese, il mercato dei sistemi,
delle tecnologie e dei servizi, grazie all’ausilio d’indagine dato dalle
diverse associazioni di categoria e, dulcis in fundo, le strategie adottate nel
nostro Paese per accelerare il cambiamento verso l’efficienza energetica di
Confindustria. Di urgenze ambientali in Italia ce ne sono moltissime, e non per
ultime quelle energetiche ed economiche, che richiedono un potenziamento
dell’efficienza delle rinnovabili nel settore edilizio. C’è una Direttiva europea che introduce una
formula, la quasi zero energy building, in modo prescrittivo a partire dal
2020, quindi tra pochissimi anni, per tutti gli edifici (con anticipo
addirittura di due anni per quelli pubblici o a uso pubblico), generando però
non poche preoccupazioni. Secondo l’autore, la certificazione energetica,
applicata agli edifici nuovi, ha sostanzialmente funzionato e il fatto che si
pensi a edifici a energia quasi zero è positivo, visto che le attuali
tecnologie rendono quello che fino a pochi anni era considerato un sogno, una
realtà. La competizione si sposta adesso
sul piano della certificazione di qualità: in un mercato in cui tutti gli
edifici saranno teoricamente molto efficienti - il riferimento è sempre al 2020
- un edificio certificato da un organismo indipendente controllato dal sistema
di certificazione nazionale (vedi Accredia Ex Sincert) offrirà migliori
garanzie. Un obiettivo ambizioso che comunque, sottolinea Dall’O’, non ci deve
distogliere da un problema importante, specie per la Green Building
Economy italiana: il recupero energetico del patrimonio edilizio esistente; ma
questo è un discorso troppo ampio per essere affrontato in queste righe. Sostiene Dall’O’ che non solo lo Stato ma
anche i governi regionali e locali possono fare molto. Ed è sul piano locale,
dove si riscontrano disparità notevoli tra regioni “virtuose” e altre che
virtuose non sono, che ci sarebbe molto da fare. Non va inoltre sottovalutato
il ruolo dei comuni, determinante nel governo del territorio (ad esempio, con
lo strumento dei regolamenti edilizi oppure attraverso quello della
pianificazione energetica comunale o dei Piani per l’energia sostenibile). In conclusione, il quadro che esce dal rapporto
è composito e in continua evoluzione, il che rivela un panorama economico che,
almeno in questo settore, è tutt’altro che immobile o stantio! Anzi è assurto
ad esempio di un mondo animato da professionalità serie ed efficienti che non
intendono più limitarsi ad aspettare che passi sul fiume “il cadavere del
nemico”. Ma la cosa che emerge con maggiore evidenza da questo
interessantissima pubblicazione, è la possibilità che proprio l’efficienza
energetica nell’edilizia, e in generale nelle
energie rinnovabili, rappresenti il settore a partire dal quale, non
solo si può pensare di ricostruire la nostra ormai decadente economia, ma anche
di darle un impulso capace di creare nuove opportunità di sviluppo e di lavoro
per giovani architetti, costruttori, ristrutturatori, venditori di materiali
edilizi, industrie manifatturiere ecc. A tale riguardo l’autore osserva che,
con il solo incentivo del 55%, gli interventi a favore dell’efficienza degli
edifici già realizzati hanno sviluppato un volume d’affari pari ad oltre 10
miliardi di euro, creando 150.000 nuovi posti di lavoro ‘green’. Un dato che
propone un’immagine decisamente dissonante da quella di un paese in stallo e
che ribadisce, casomai ce ne fosse bisogno, le straordinarie opportunità che
potrebbero scaturire da maggiori investimenti in attività legate all’efficienza
energetica nell’edilizia e nelle energie rinnovabili. Un’occasione così grande
e “possibile” che sarebbe un vero peccato se il nostro Paese se la lasciasse
sfuggire. (intervento apparso sul quotidiano Paese Nuovo del 29/03/2012)
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