Settembre 1938: una tempesta si
abbatte sull’oceano indiano e quasi porta al naufragio la Ibis, una goletta a due
alberi che per conto della Compagnia delle Indie orientali sta trasportando da
Calcutta a Mauritius il suo lucroso carico: detenuti condannati ai lavori
forzati. Quando il mare finalmente si placa, cinque uomini sono scomparsi: due
lascari – i leggendari marinai delle più diverse etnie che lavorano al soldo
dei colonizzatori inglesi – due prigionieri e uno dei passeggeri. Forse la tempesta
ha messo fine anche alla vita di coloro che si trovavano a bordo della Anahita,
una nave della stessa compagnia che trasportava oppio a Canton? E quale destino
si è invece abbattuto sui passeggeri della Redruth, un possente brigantino a
due alberi partito dalla Cornovaglia e diretto anch’esso a Oriente? Tra la
varia umanità imbarcatasi sulle navi britanniche c’è Bahram Modi, un ricco
commerciante d’oppio parsi partito da Bombay, il fratello per metà cinese Ah
Fatt, l’appassionata di botanica Paulette e un eterogeneo mondo di altre
persone in cerca di avventure e ricchezze. È stata la violenza della natura,
del cielo e del mare, a deviare il tragitto delle loro navi, oppure questo era
il loro destino, alla mercé di forze ancor più possenti? Le navi inglesi
approdano infine sulle coste della Cina. A Canton e negli altri porti
commerciali del grande paese asiatico scambiano i loro carichi d’oppio con
scatole di tè, seta, porcellana e argento. E a nulla valgono i tentativi
dell’Imperatore di fermare quei traffici della tremenda sostanza che rende
schiava la popolazione e rischia, mese dopo mese, approdo dopo approdo, di
distruggerla tra le volute del suo fumo. Tra i vicoli e i canali affollati
della Canton del diciannovesimo secolo, europei e asiatici cercano di far
fronte ai personali drammi di ciò che ciascuno di essi ha perduto – e qualcuno
anche a una nuova, inimmaginabile libertà. Affascinante e coinvolgente secondo
romanzo della trilogia dedicata alla nascita dell’India moderna, Il fiume
dell’oppio è uno dei grandi libri della letteratura indiana contemporanea.
Amitav Ghosh è nato a Calcutta
nel 1956, ha
studiato a Oxford e vive tra la sua città natale e New York. Considerato «uno
dei più grandi scrittori indiani» (la Repubblica), è autore di Lo schiavo del
manoscritto (Neri Pozza 2009), Mare di papaveri (Neri Pozza 2008), Il cromosoma
Calcutta (Neri Pozza 2008), Il palazzo degli specchi (Neri Pozza 2007),
Circostanze incendiarie (Neri Pozza 2006), Il paese delle maree
(NeriPozza2005). www.amitavghosh.com%20
Traduzione dall'inglese di Anna
Nadotti e Norman Gobetti
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