Il pub di Settimio è l’approdo di
generazioni perdute, il punto d’incontro di storie confinanti, di solitudini
che annaspano nell’illusione di risolversi in cerca di una free way destinata a
rivelarsi una diàspora. Le radici si sgretolano insieme alla sassosa terra
salentina, incapaci di trattenere valori e tradizioni nell’incalzare
disordinato di tempi nuovi e non certo migliori. Luca, Francesca, Dora, zio
Franco, Emanuele… dalle storie della famiglia Peschici e dalla costellazione
dei personaggi che incrociano le vicende di Danilo emerge un quadro di gente a
volte ignara di tradire se stessa, totalmente partecipe delle inquietudini e
delle corruzioni che segnano l’oggi in modo globale, immersa in un
disorientamento a mala pena illuminato da barlumi di autocoscienza e dai legami
affettivi che hanno nutrito l’infanzia. Dal coraggioso e coinvolgente romanzo
di Osvaldo Piliego esce il Salento oscuro, nascosto a chi insiste a rifugiarsi
in una pizzica mitizzata come emblema di purezza primigenia; è la denuncia di
una penna “giovane” che, pur intrisa di nostalgia, rifiuta le panoramiche da
cartolina per guardare ad occhi aperti la realtà e interrogarsi sui rischi che
essa comporta.
“Diana Ross e le sue Supremes
intonano Love Is Here and Now You’re Gone, l’amore adesso è qui, lo sento, ma
tu te ne sei andato. Una lacrima segue l’incavo tra guancia e naso scende giù
fino al mento prima di spiccare il volo e sfiorare il seno sinistro. Fa venire
la pelle d’oca. Da quanto tempo non mi sfiorano così. Pensa. Solo la tristezza
lo fa. Diego ha chiamato tre volte oggi. Inutile rispondere. Lo sa Francesca
cosa vuole, lo sa lui, lo sa sua madre e anche suo padre. Lo sapeva dal primo
giorno che mettersi con il figlio di amici di famiglia non era una buona idea.
Lui era simpatico, aveva sempre con sé un po’ di hashish e le cene tra potenti
finti amici diventavano divertenti. Un giorno lo fecero negli spogliatoi del
campo da tennis e fu bello, niente di speciale, ma bello. Continuarono a
vedersi per qualche mese, con il benestare delle rispettive famiglie che già
pregustavano fantasmagoriche congiunzioni economiche e politiche, ma non
funzionò. A quanto pare lo ha capito solo lei e il povero Diego ha scoperto che
alcune cose proprio non si possono comprare. A Danilo, poi, Diego non è mai
piaciuto. Una volta sono usciti insieme. Solo loro due, «una cosa tra
maschietti» aveva detto Danilo. Alle tre di notte chiamarono Francesca dal
pronto soccorso. Diego era entrato in coma etilico. Le dissero di averlo
trovato senza sensi a sguazzare nel suo stesso vomito a pochi metri da un pub
gestito da un certo Settimio. Accanto a lui c’era un ragazzo che lo insultava,
ridendo e brandendo una bottiglia di whisky. «Non è andata esattamente così» le
aveva detto Danilo.
«Cioè?». «Non brandivo la
bottiglia, semplicemente la finivo». Ha chiamato anche “l’agenzia”. Lavoro
veloce. Villa privata, dieci ragazze, cena a bordo piscina. Niente sesso, solo
compagnia. Ci saranno solo pezzi grossi e serve tappezzeria buona, carne
giovane e sorridente a smorzare un po’ di puzza di rancido e dare un tono di
vita. La prima cosa che le dissero fu «sii sempre sorridente, qualsiasi cosa
succeda, hai una vita per piangere». Accadde per caso. Francesca non ha mai
avuto bisogno di soldi, ma solo di sentirsi libera e di sbagliare. E quando
rispose a quell’annuncio per un lavoretto part time non si aspettava certo di fare
la escort.”
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