L’aria che respiro non contiene ossigeno di Francesco Santoro
Tra
sublimazione ed abbisso, i protagonisti di questi racconti surreali ci
trascinano verso il mondo dell’Ombra (quello che vogliamo ignorare) per
ricordarci che ogni sussulto di desiderio, ogni ideale o sentimento –
anche il più elevato – riservano un lato oscuro che solo la
condivisione, a volte, rende sopportabile. L’incubo privato e
l’inseguimento della pace, fino a disumanizzarsi; l’attesa infinita di
chi non giungerà mai, se non per compiacersi della nostra fedeltà;
l’aspirazione all’unione totale con l’amato; i colori sognati da chi è
immerso nel buio; la subdola malattia che confonde la vita con un
ring…fino a quando una famiglia di rondini abusivamente infilatasi in
casa non indica la via di fuga. Una scrittura a tratti allegorica, la
cui inquietudine è spesso mitigata da una sottile vena di humor.
FRANCESCO SANTORO - Nato a Cisternino (Brindisi) nel 1981, l’ultimo
giorno del mese di giugno. Dopo il diploma si trasferice a Roma, dove
frequentata prima l’ Accademia d’arte drammatica Claretta
Carotenuto, conseguendo il diploma di primo grado come regista e
mettendo in scena l’opera teatrale Le serve di Jean Genet, quindi Arti e
scienze dello spettacolo all’università La Sapienza. Si dedica al
teatro e partecipa ad una messa in scena di Ragazzi di Vita di Pasolini
nel quartiere Pigneto con la regia di Gianluca Bottoni. Torna in
Puglia per ritrovare l’energia necessaria a continuare la sua ricerca
personale. Nella sua terra collabora con il teatro sperimentale Knoss di
Lecce e continua a scrivere con passione pièce teatrali. Questa la sua
prima raccolta di racconti.
Il conto degli avanzi di Stefano Zuccalà
Ispirati da una sensibilità sostanzialmente fotografica –
nella quale le immagini si fanno metafora dell’interiorità – questi
“cammei” colgono l’essenza del vivere nei suoi momenti più nudi, in
istantanee che parlano di verità scomode e di illuminazioni. La
solitudine degli universi individuali, la miseria della maschera, le
ambizioni frustrate, le inquietudini che emergono quando la routine si
spezza, i momenti di bilancio nel bazar di una vita… tra echi di poesia e
duro realismo, si fa strada l’idea che gli esseri umani siano «deserti
in cerca di vicinanza», ma anche la certezza della preziosità di ogni
esistenza.
“Conosco i personaggi e i pensieri di quei personaggi, il loro modo di sentirsi soli, al fondo, costretti all’angolo, quella ferocia che viene dalla costrizione all’angolo e che ti fa esplodere il cuore” Cesare Basile
“Conosco i personaggi e i pensieri di quei personaggi, il loro modo di sentirsi soli, al fondo, costretti all’angolo, quella ferocia che viene dalla costrizione all’angolo e che ti fa esplodere il cuore” Cesare Basile
STEFANO ZUCCALA’ Nasce nel 1980 e vive a
Galatone (LE). Ha pubblicato “Quaderno in la minore” (Manni, 2001,
introduzione di Ercole Ugo D’Andrea), “Nadir” (Il Filo, 2004), “D’amore e
di altre sevizie” (Zona, 2006, con un saggio di Livio Romano) e scritto
testi per Humpty Dumpty (“Pianobar dalla fossa”, 2010)
Infinitamente meno di Michele Baccarini
Il racconto di un lunga estate in Salento, a partire da come ne è stata
concepita e maturata l’idea fino alla sua conclusione. La permanenza in
un Altrove tanto diverso dai luoghi conosciuti e un viaggio interiore
che l’autore traduce in un ragionare su se stesso e sullo “specifico”
salentino, spingendosi a riflettere, per contrasto, sul Nord di
appartenenza. E la necessità di annotare, di registrare la diversa
realtà, le cose viste e sperimentate – dal panorama superbo ai piccoli
gesti quotidiani, dalla filosofia di vita agli accenti dialettali che la
esprimono – altro non è che il segno del lavoro interiore in atto, il
bisogno di fissare i momenti che, passo dopo passo, scandiscono il
percorso. “Qui, qualunque aspetto della vita, nessuno escluso, è come
pervaso da un pizzico di sofferenza, che non è tristezza ma il misto fra
una venatura di malinconia e la consapevolezza che di facile non c’è
niente. Forse perché se fai ben quattrocento chilometri arrivi a Foggia e
non a Monaco di Baviera, forse perché Autostrade per l’Italia si ferma a
Bari, Alitalia a Brindisi, Trenitalia a Lecce. Poi finisce tutto”.
MICHELE BACCARINI Nasce a Carpi, pianura Padana, il 19 marzo del 1976. A
trentun’anni sente il bisogno di prendersi una pausa da tutto ciò che
lo circondava dal momento della nascita. Farsi adottare per due mesi
dalle persone di Acquarica del Capo, profondo Salento, ha significato
anche abituarsi a non avere intorno case più alte di due piani. E questo
libera cielo. Non è poco. Per Lupo editore ha pubblicato anche “Donna
di sole, di mare, di vento” (2007)
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