Viaggiando
oltre Internet. Ovvero come si cerca di supererare la miriade di luoghi comuni
e poi di loghi comunissimi che per i viaggi di e da internet si fanno.
Pubblicato per la prima volta negli Usa presso Spiegele & Grau nel 2008,
col titolo aggressivo “Against the Machine. Being Human in the Age of
Electronic Mob”, il libro solamente quest'anno tradotto in Italia, grazie al
lavoro di Alessandra Goti e all'idea della redazione della giovane e già notevole
Piano B di Prato, che potremmo nominare simbolicamente nell'ex castelvecchiano
Alex Pietrogiacomi, “Homo interneticus”, sottotitolato emblematicamente
“Restare umani nell'era dell'ossessioe digitale, è scritto dal famoso saggista
e critico statunitense Lee Siegel (classe '57): scrive su The New York Times,
Harper's, The New Yorker ecc. e nel 2002 ha vinto il National Magazine Awards per
la critica, appunto. Con la verve dei più grandi polemisti, dove persino quando
cita Marx e “smonta” Lenin risulta credibile al mille per cento, Siegel non
deve essere letto come saggista 'contro' Internet, ma finalmente intellettuale,
molto preparato si capisce, capacissimo d'andare più in fondo del livello di
banale che deve esser superato da chi volesse ragionare davvero su effetti
positivi e negativi di internet. La scrittura davvero incalzante del
giornalista Lee Siegel c'accompagna, finalemente, in una critica, più quindi
che una visualizzazione, della dimensione on-line. Che lo spazio telematico,
per Siegel, dobbiamo riconoscero almeno per quello che è: nonostante, e per
comodità, voglia viverci parecchio dentro: che siamo in un mondo, insomma,
apparentemente libero e democratico ma essenzialmente controllato dalla
dimensione comerciale della vita, dell'esistenza divenuta possibilmente
esposizione continua e costante nelle fittizia vetrina dove c'è la possibilità
di fare soldi pur non essendo preparati in nulla. Proprio il saggista che
mette, ed era ora, in discussione qualcosa, però arrivando alle basi del mezzo tecnologico,
l'ultima innovazione realmente di massa. Spappolando testi saggistici ed esempi
concreti, lo scrittore – utilizzando un linguaggio che è 'vincente' – cerca i
vasi capillari d'internet. E li trova. Magari facendo storcere il naso a chi
non accetta dubbi al pensiero forte e comune. Quando poi Siegel parla dei
prosumer, non è più possibile dargli torto. Come è difficile non essere
d'accordo con la lettura del fenomeno Bobo. L'edizione italiana del saggio, tra
l'altro, è accopagnato dalla mirabile prefazione firmata De Biase. Che fa da
plusvalore. Mentre il passaggio più illuminante per comprendere il passaggio
“dalla cultura di massa alla cultura della popolarità”, lo troviamo lì dove Lee
Siegel riprende (e qui pensiamo cadano le accuse d'operazione proposta da una
sua ripicca personale) le vicende d'un incontro sentimentale avvenuto in una
community virtuale degli Usa e risoltasi non solo con la rottura della coppia,
ma bensì con l'ingaggio del partner maschile della sceneggiata a moderare i
commenti d'un giornale statunitense quale premio per la bravura a gestire in
pubblico le sue situazioni private persino facendole diventare territorio di
discussione pubblica. Forse certi punti del testo appariranno banali, ma le
argomentazioni sono fortissime e sostengono abilmente l'obiettivo che l'autore
s'era fissato: graffiare l'intoccabile Internet che tutti mangiano e dal quale
ci facciamo mangiare. Al tempo del consumo portato a normalità delle vite
tutte.
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