“Poeta delle Ceneri”, poema autobiografico di Pier Paolo Pasolini, ripreso in mano grazie all'attenzione di Piero Gelli e dell'editore Archinto, torna in libreria in una forma che permette d'entrare a pieno dentro l'opera. Fu la rivista “Nuovi Argomenti”, allora diretta dall'amico del poeta Enzo Siciliano a pubblicare nell'80 il testo. E da subito, dunque, ci s'interrogò sullo “spunto di partenza” - come giustamente è di nuovo oggi riferito dal volume attuale. Ma chi era, o chi sarebbe potuto essere quell'occulto intervistatore che chiedeva (senza manifestare e manifestarsi) punti vitali – di vita – a Pier Paolo Pasolini? Un giornalista “puro”? Un critico? Poco importa. Sta di fatto, per esempio, che i versi, molti dei quali volutamente lontanti dalla retorica fitta di lirismi e a volte persino dal 'poetico', rivelano quel forte amore per Ginsberg e, allo stesso tempo, una passione verso gli States che appare senza alcun velo. Infatti, tanto per ricordare, il poema è rivolto proprio agli statunitensi. Che, come in Italia, non è la borghesia, comunque, il 'fervore' del poeta. Sono, invece, quei giovani pronti a volere riscatto. E questo nonostante l'abolizione del concetto di speranza; cioè dopo, e prima, che il poeta aveva scritto e detto di non volersi più concedere, appunto, all'illusione della speranza. Quindi il “Poeta delle Ceneri”, questo poema importante, al di là dei difetti, del poeta, scrittore, giornalista, critico, regista Pier Paolo Pasolini affronta una biografia segnata da fatti, persino, epocali. Stiamo pensando, ovviamente, all'assassinio del fratello del poeta, sulle montagne e per mano di fratelli. Il pubblico italiano, grazie a questo scritto nato per gli americani che non lo conoscevano se non per la sua attività di cineasta, torna su momenti salienti degli anni stati di Pasolini. Fino al rifugiarsi dell'autore, figuratamente ma forse non troppo, nel Friuli della sua originaria Casarsa. Per non farsi troppo danneggiare dai diversi processi contro di lui intentati. E da lui chiaramente “vissuti”. La “disperata comunicazione”, come al solito, non trattiene nulla delle bollenti idee e del fervente spirito di Pier Paolo Pasolini. Si deve, allora, tenere o no conto di questa pubblicazione, di quest'opera (tanto, per 'forma', distante, dalle altre dell'autore)? Considerando che siamo di fronte a una delle figure più importanti del Novecento, e non solo, è necessario dire di sì. Ma se pur così non fosse, per assurdo, la partecipazione dell'autore e gli spunti, non quelli di partenza mentre quelli proprio ideali del poeta, offerti spiegano che il poema ha una funzione “vitale”. E per via di questa disperata, la sua, vitalità, lo si deve leggere. Il testo reca la data 1966-1967. Per Allen Ginsberg: (...) “Grande è il tuo spiritualismo, America! / Ma sarà ancora più grande quando sarà fatta la tua innocenza!”.
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