A fianco del vissuto, e del suo rapporto quasi pudico con la creazione poetica, l'immagine e la leggibilità dell'immagine hanno grande rilevanza nella sua scrittura. In realtà non ci si troverà davanti a delle poesie per così dire naturalistiche, gli ambienti non sono veramente riconoscibili, ma tutto apparirà molto nitido, molto visibile appunto. È un fatto curioso questo, significativo di tutto l'impianto dei versi, sospesi tra una candida apparenza del mondo e l'invisibile parete che impedisce di toccarlo. [...] Mai lontano dall'istante, in principio era semplicemente un titolo che mi piaceva (questo è l'effetto che farà a molti questa scrittura), poi ho creduto di capirne un valore meno superficiale, quando mi sono accorto che è una - non intenzionale - variazione sul tema dell'hic et nunc; un titolo, cioè, che svela un atteggiamento poetico preciso, di chi, scrivendo, tenta di fissare i punti della propria situazione, come dimostrerebbe anche la struttura narrativa del libro. (dalla prefazione di Valerio Nardoni). Dalla sezioneTRINACRIA
Gli arpeggi si ripetevano,/ continuamente,/ si ripetevano./ I suoni crescevano./ Rumori./ Sibili di venti lontani./ I canti mai cantati/ dritti al cuore./ Gli occhi chiusi senza un motivo,/ umidi senza un motivo,/ o forse un motivo che non ricordavi./ Cresceva la musica./ L'anima si espandeva/ e riaffioravano ricordi con lo scirocco dritto in faccia./ Si alza la polvere, e gonfia/ in un gigante gomitolo d'occhi e ossa,/ gigante gomitolo di ghiaccio e roccia/ e luci e sabbia e onde e scogli/ poi il silenzio.../ lentamente vicino/ sempre più/ vicino./ Erano zingari/ di lacrime e note.
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