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sabato 10 luglio 2010

Lulù Delacroix di Isabella Santacroce (Rizzoli collana 24/7). Intervento di Stefano Donno





















Ho lasciato Isabella Santacroce, a “V.M. 18” edito da Fazi. E mi ci sono voluti quasi tre anni per riprendermi dalla negatività di quel lavoro che parla delle disavventure avventurose della criminale, decadente, folle, lubrica Desdemona in oscuri ambienti collegiali dove con l’aiuto di Cassandra e Animone organizza scene in grado di superare la sfrenata fantasia del marchese Donatien-Alphonse-François de Sade. Un lavoro dai contenuti talmente forti da dover essere consigliato ad un pubblico maturo di più di venticinque anni, dove la crudeltà e il narcisismo della scrittrice, la fanno da padroni grazie anche alla grande abilità scritturale della Santacroce che utilizza la lingua come un martello pneumatico in grado però attraverso un equilibrio perfetto di ricercatezza inferica di scolpire descrizioni minuziose e sconvolgenti di rapporti carnali tra i diversi personaggi, e di collegiali ambienti perfetti nella loro nefandezza rococò. Ora la Santacroce approda a Rizzoli nella collana 24/7 forse la più adatta a contenere un uragano come lei. Il suo nuovo lavoro si chiama “Lulù Delacroix” ed è la storia di questa bambina mostruosa ( da intendersi in questo caso nell’accezione di essere che si presenta con caratteristiche estranee al consueto ordine naturale e come tale induce stupore e paura per la sua straordinarietà) nata a Perfect City una sorta di modello sociologicamente artificiale e artificioso dove ogni cosa è assolutamente perfetta. Lulù possiede due occhi singolarmente più grandi rispetto alla consuetudine, si esprime con rara eleganza, ha una pelle eccessivamente diafana, i genitori la rifiutano, le sorelle Ada e Dolores la rendono oggetto delle più feroci angherie. Lulù non ha scelta, non può averla, in un mondo che non la vuole, un mondo che rispecchia esattamente quello fuori dalle pagine di questo libro dove non c’è posto per i diversamente abili e i diversi in genere. Ciascuno di noi può facilmente trarre una specie di insegnamento da questo personaggio, già perché Isabella Santacroce fa divenire Lulù simbolo di tutto quel coraggio che ci manca nell’affrontare dai piccoli ai più grandi soprusi nella vita di ogni giorno. Lulù nella storia, in questa storia, vince su tutto, dopo l’incontro con Mimì, feticcio menomato e mutilato, vera e propria chiave di volta per tutte quelle vicende fantastiche che vivrà con lei nel “Mondo del Mistero”. Di questo libro non sarà facile innamorarsi, lo dico in anticipo,ma una volta che “l’acido viperinico” della Santacroce entrerà in circolo, resterà per sempre in voi!

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