Il volto di uno dei membri dell’ex quinta D del liceo Pasolini ricompare all’improvviso sui manifesti elettorali di una città il cui motore è rappresentato dalla ragione per cui imprese e delitti vengono espulsi dalla stessa vescica: i soldi. Il ricongiungimento dei vecchi compagni di classe diventa il pretesto per indagare sulla metamorfosi che da banali cialtroni li ha convertiti in feroci razzisti e per riflettere sulla deriva che ha trasformato un piccolo branco di anarchici in un gregge in transumanza verso l’odio. Costretti a lavorare insieme per accrescere con ogni mezzo possibile la popolarità del candidato sindaco, uno di loro scopre che in realtà, a unirli, è una tragedia. Davide Grittani, con una commedia amara che racconta tic, paranoie e aberrazioni delle campagne elettorali, ieri nostalgici corpo a corpo basati perlopiù sul trasformismo e oggi ricatti sociali ispirati dalla precarietà dei nostri tempi, rivela impietosamente il vuoto valoriale che ha consentito all’ultranulla di scalare ogni forma di potere. Traccia una mappa iperrealista dove l’essenza stessa – e il futuro – della democrazia rappresentativa appare irrimediabilmente compromessa.
giovedì 29 febbraio 2024
Il gregge di Davide Grittani (Alter Ego)
Ripensare la cultura politica della sinistra. Per Salvatore Biasco a cura di Maurizio Franzini, Rino Genovese, Enrica Morlicchio (Castelvecchi)
Nella fase post-Covid, e prima che iniziasse la guerra in Ucraina, Salvatore Biasco aveva riunito in un seminario studiosi di diverse discipline. Ne era venuto fuori il documento programmatico qui pubblicato e commentato, la base di una vera e propria proposta per una nuova politica di sinistra. Il suo nucleo centrale è dato da una critica del neoliberismo – che, in un modo o in un altro, pur nell’avvicendarsi di leadership differenti, ha caratterizzato le scelte della sinistra italiana negli ultimi decenni – e dal ritorno a un’idea di intervento dello Stato nell’economia e nell’organizzazione della vita sociale. La prospettiva socialdemocratica avanzata che il volume intende rilanciare non è ignara della crisi più ampia in cui versa da tempo il socialismo europeo. Non rassegnandosi però al suo declino, il volume, pur nella consapevolezza del fatto che l’interventismo statale non esaurisce il campo dei socialismi possibili, propone di puntare su una riqualificazione degli apparati amministrativi dello Stato, in quanto strumenti centrali per realizzare quell’azione riformatrice che in passato fu tutt’uno con una politica di sinistra.
SILENZI SCRITTI, SILENCIOS ESCRITOS - Aforismi /Aforismos. Antologia Bilingue Italiano-Spagnolo / Antología Bilingüe Italiano-Español a cura di Hiram Barrios e Donato Di Poce. Trad.Yolanda García Arenas ( I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)
I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno, di Lecce (Salento, Puglia, Italy), nello spirito multiculturale e Internazionale che la contraddistingue, sono lieti di annunciarvi la pubblicazione del libro a cura di Hiram Barrios e Donato Di Poce dal titolo SILENZI SCRITTI, SILENCIOS ESCRITOS - Aforismi /Aforismos. Antologia Bilingue Italiano-Spagnolo / Antología Bilingüe Italiano-Español
«Io c’ero», libro di Pino Santarelli: a Roma l’amarcord dei compagni del ‘68 tra testimonianze e ricordi | Corriere.it
mercoledì 28 febbraio 2024
In libreria oggi "A SENTIMENTO" primo libro Chef Wild DAVIDE NANNI
Prima di raggiungere il successo, Davide Nanni ha affrontato una dura gavetta e un profondo percorso interiore. Cresciuto a Castrovalva, un piccolo paese di quindici persone nel cuore dell’Abruzzo, Davide si è fatto strada nel mondo della cucina lottando contro gli stereotipi e cercando di non scendere mai a compromessi con sé stesso e con i suoi valori. Non è stato un percorso facile, soprattutto dopo le esperienze nei ristoranti di Londra, Roma e degli Stati Uniti, in cui ha toccato con mano il bello e il brutto del mondo della ristorazione. Ma il destino l’ha riportato a Castrovalva, alle sue radici. E quando ha smesso di rincorrere un ideale che non gli apparteneva, la vita l’ha premiato. «La mia felicità era intorno a me, ma ero cieco. Ho dovuto fare altre esperienze per poter vedere che la ricchezza era sempre stata lì, davanti ai miei occhi.» In questo libro Davide Nanni ci apre le porte della sua cucina e del suo cuore, alla scoperta dei piatti tipici della tradizione abruzzese, imparati dal nonno Angelo quando assieme portavano al pascolo le pecore, fino a quelli più innovativi sperimentati in Italia e all’estero. Il tutto amalgamato a sentimento, senza rigidità e imposizioni, mettendo sempre al centro le persone e le relazioni. Un viaggio culinario in un universo di gusti intensi e precisi: «una cucina fatta di semplicità e di sapori forti, di pastori e di donne che tiravano la pasta all’uovo fino a renderla trasparente. Ho abbracciato la mia terra, ma senza dimenticare le esperienze e le emozioni che mi hanno riportato nel mio nido».
DAVIDE NANNI, conosciuto sui social come lo chef “wild” per i suoi video in cui, tra i boschi, cucina i piatti della tradizione abruzzese, è cresciuto a Castrovalva, un piccolo borgo del comune di Anversa degli Abruzzi. Dopo varie esperienze nel mondo della ristorazione, ha deciso di tornare nella splendida
Valle del Sagittario per ritrovare l’autenticità del suo lavoro e il rapporto con la sua terra. Ora gestisce il suo ristorante, Locanda Nido d’Aquila, è ospite fisso del programma di Antonella Clerici «È sempre mezzogiorno!» e sui social, a suon di “J so wild”, porta avanti la sua idea di anticonformismo, semplicità e purezza.
CANALI UFFICIALI
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Monsieur Vénus di Rachilde (WoM)
La nobildonna Raoul de Vénérande rifiuta i valori della società e ogni forma di dominio, decidendo di vivere come un uomo. Si innamora di un giovane fioraio e ne fa la sua "maîtresse". Narcisista e violenta, lo sottomette in un gioco passionale che va al di là di qualsiasi canonica norma di genere. Attribuendo costumi e codici maschili al proprio personaggio femminile, Rachilde spinge il lettore a riflettere sul ruolo della donna. Al momento della pubblicazione, nel 1884, «Monsieur Vénus» fu uno scandalo, giudicato troppo erotico e licenzioso venne condannato e ristampato in edizioni amputate e censurate. Si propone qui una nuova traduzione in italiano della prima edizione non censurata.
Il maestro dei sogni di Marco De Franchi (Longanesi)
Un thriller travolgente, un vortice di emozioni che non allenta la presa fino all’ultima pagina.
Il cinema che non c’è, il libro di Davide Mazzocco svela i film incompiuti, boicottati o sognati | Sky TG24
Mauro Rea: Icone Pop: (Dalle matrici dell’incompiuto alla Stanza di Arles) di Donato Di Poce (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)
Appare evidente, dopo la pubblicazione del precedente libro di Critica d’Arte, ”Poetiche dell’Invisibile” e questa Monografia “Mauro Rea:Icone Pop (Dalle poetiche dell’incompiuto alla Stanza di Arles), come Donato Di Poce prediliga una poetica (dell’invisibile e dell’incompiuto), ed autori sperimentali, materici, astratti e surreali, e che hanno la particolarità di ruotare trasversalmente intorno al concetto di vedere l’invisibile, poetica tanto cara all’autore e che tra le sue origini dalle riflessioni di P. Klee e del filosofo Maurice Merleau –Ponty. (Il visibile e l’invisibile).LE ICONE POP DI MAURO REA A MILANO - “Il furore CreAttivo e sperimentale di Mauro Rea, non smette di stupire e di regalarci nuove sorprese e rivelAzioni, e questa raccolta di piccoli capolavori (perlopiù polimaterici su legno di circa 20x 40), vere e proprie “Icone POP” finalmente in mostra, ne sono la testimonianza. In realtà si tratta di sedimentazioni e accumulazioni carsiche che nel tempo Rea ha sapientemente elaborato e accumulato come un alfabeto iconico raccolto dalla strada(lattine di Coca Cola schiacciate e sapientemente e Duchampianamente decontestualizzate), per diventare matrice e logos di una rinascita materica ed estetica. Chiariamo subito che l’utilizzo del banale quotidiano che opera Rea non è da ricondurre alla serialità filosofica e concettuale dei Brillo Box di Warhol, semmai allo stordimento esistenziale di Baquiat e alle contaminazioni ludiche di Haring. E qui si evidenzia con forza e leggerezza, turbamento e grazia poetica, questo precoce maestro neo-futurista, neodada, neo-pop e patafisico che è Mauro Rea, con tutta la forza eversiva e sovversiva, lavica e incantatoria di un outsider che sceglie di rimanere libero e non inglobato dal sistema dell’Arte, come un ragazzo pasoliniano che ha attraversato tutti gli alfabeti dell’avanguardia, ma che rimane incantato dalla forza lavica della materia di Burri (plastiche bruciate), Mastroianni (cartoni polimaterici), Raushenberg (Assemblage oggettuale), Spoerri (etnosincretismi), Baj (eresia ludica e patafisica dei generali) - (Dal testo in catalogo della mostra Icone Pop, Milano, Galleria della Libreria Popolare di via Tadino, 2014 a cura di Donato Di Poce)
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martedì 27 febbraio 2024
Il passo della mezza luna di David Bosc (L'Orma)
Con una lingua delicata e precisa, David Bosc compone il mosaico mutevole di un luogo immaginario: una quieta utopia in cui la libertà è una forma di gioia e la speranza vive nella cura di chi resiste.
L'uomo che uccise Liberty di Vallance Dorothy Johnson (Mattioli 1885)
Dimenticata in Italia da oltre cinquant’anni, Dorothy Johnson scrisse quattro dei migliori racconti western del XX secolo, da tre dei quali furono tratti dei celebri film, con John Wayne e James Stewart - L’uomo che uccise Liberty Valance -, con Richard Harris - Un uomo chiamato cavallo - e con Gary Cooper - L’albero degli impiccati. Una raccolta di racconti unica, per rivivere la storia e il folklore di frontiera visto attraverso lo sguardo di una grande donna.
Come se qualcuno vi vedesse nudi di Elisa Longo ( I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)
“Come se qualcuno vi vedesse nudi è una raccolta di racconti forti, energici e vitali come la sua autrice, Elisa Longo, editor e autrice. Uno stile conciso e diretto che spinge a divorare le pagine, non lascia indifferenti e sedimenta in profondità. L’autrice ha esordito ad agosto, con la sua prima silloge poetica, Buttate la poesia tra le gambe di una donna che passeggia, ebook edito da iQdB edizioni che ha riscosso un grande successo. Elisa Longo ci propone cinque racconti spiazzanti, grotteschi, crudi e surreali. La nudità, non solo fisica, ma soprattutto dell'animo, è la vera protagonista della raccolta e si rispecchia nella scrittura dell’autrice” (dalla intro di Emanuela Boccassini)
Subbuglio di Alessandra Peluso (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)
C’è una tendenza nella poesia italiana che va avanti da sette secoli ed è un portato diretto dell’azione di Francesco Petrarca: il lessico dev’essere rarefatto, selezionato, deve escludere aspetti troppo realistici e diretti, non deve descrivere in modo diretto la realtà. Anche senza conoscere Petrarca (ma i Grandi lo conoscono bene), i nostri poeti non scrivono quasi mai la parola aereo, o ferro da stiro, o melanzana: le loro piante sono il viburno, l’edera, il gelsomino, non la gramigna, il melone, il pomodoro. Abbiamo fatto questa premessa perché Subbuglio, l’ultima raccolta di Alessandra Peluso, è come minimo una lettura sorprendente: riesce a tenere insieme la lezione formale di Petrarca con il punto di vista femminile sull’amore, inteso questa volta più come eros che come agape, aspetto già questo di grande originalità e di cui troviamo pochi precedenti nella poesia italiana. Riesce a sublimare, attraverso un linguaggio etereo e ricercatissimo, aspetti intimi. Suggerisce, non descrive. Inspira ed espira seguendo il ritmo binario della natura, che è quello delle maree. Quello della notte e del giorno. Quello della terra e del cielo. Quello del silenzio e del suono. Quello del battere e levare. Quello della sensualità. Quello della sessualità. (Marcello Aprile - Ordinario Linguistica italiana, Università del Salento)
Alessandra Peluso. Amante della libertà. Di ogni luogo. Delle anime. Collabora con l'Università del Salento (Bioetica, Filosofia politica, Storia della pedagogia) e con l’Università di Urbino Carlo Bo (Storia della filosofia, Filosofia della cultura). La prima raccolta di versi è “Canto d’Anima Amante” (2010), “Ritorno Sorgente” (2013), a cui è seguita “Sul Boxer del Nonno verso la Poesia” (2016).In copertina opera dell'artista Benedetta Longo
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lunedì 26 febbraio 2024
Materassi sul Danubio (mezzi sonetti) di Zalán Tibor edito da I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno
Traduzione dalla versione in inglese di Laura Garavaglia nella collana dalla stessa diretta “Altri Incontri” - Le opere che illustrano la raccolta di versi sono di Paola Scialpi, collezione 0.15
Zalán Tibor è un poeta, traduttore e critico letterario ungherese, classe 1954. Ha ricoperto diversi incarichi accademici di grande prestigio. È considerato tra maggiori i poeti ungheresi contemporanei, puntualmente ospite di prestigiosi festival internazionali della Poesia. I suoi versi sono caratterizzati da una forte sensibilità lirica, da un uso sapiente della lingua e da una profonda riflessione sul mondo e sulla complessa condizione umana. Le sue poesie sono, nella maggior parte della ricchissima produzione editoriale del Nostro, intense e drammatiche, ma non mancano suggestioni e immagini delicate come i tenui barbagli di un tramonto. Questo autore, con la sua produzione varia e differenziata (sia perché profusa in ambito poetico sia perché attiva financo a livello performativo e teatrale) ha contribuito, in modo significativo, alla crescita della letteratura ungherese e mondiale. I suoi versi sono stati tradotti in numerose lingue, e hanno contribuito a far conoscere la letteratura ungherese al pubblico di diverse latitudini. Zalán Tibor è un poeta che merita di essere letto e apprezzato da un pubblico sempre più ampio. Operazione che grazie al supporto, cura e traduzione di Laura Garavaglia (Presidente della Casa della Poesia di Como, del Festival Europa in versi, curatrice della collana Altri Incontri e poetessa) è stato possibile ora attraverso i Quaderni del Bardo, far conoscere al pubblico italiano. (Stefano Donno)
Ucraina
Non mi preoccupo di ciò che accade nel mondo
ma i russi hanno attaccato l'Ucraina e questo
sta riempiendo di ansia Hallgat e anche te.
Ha visto pietre sanguinanti nel suo sogno
Di recente ha letto molto sul sogno
Morire - addormentarsi - e dormire Cerca di di evitare
Di sognare I sogni di mia madre sono puttane dice lei
Puttane che raccontano i sogni di mia madre Lei cerca di dormire
Cerca di dormire Cerca di addormentarsi Cerca di morire
La gente non è abituata a leggere questo di pomeriggio
In molti sogni lei scrive su pietre e tagli sanguinanti
Chiusa nel suo silenzio È in ansia per tutto
I russi hanno attaccato l'Ucraina Sta avvenendo
Il mondo non se ne occupa mormora Ansia
Gli impudenti di Marguerite Duras (Feltrinelli)
Mentre quasi tutte le opere di Marguerite Duras sono state tradotte in italiano, il romanzo d’esordio, Gli impudenti, ha rappresento finora una vistosa eccezione. In queste pagine si notano le avvisaglie della sua prosa audace e vitale e del suo stile inconfondibile, sapiente miscela di finzione e memoir.
Eroica di Kosmàs Politis (Crocetti)
"Eroica" (1938) è un classico molto amato in Grecia: è il terzo romanzo di Kosmàs Politis, da cui Michalis Cacoyannis ha tratto il film "Our Last Spring" (1960). Siamo a inizio Novecento, in una città immaginaria, tra febbraio e marzo, fra le maschere di carnevale e i palpiti della primavera. Una banda di quattordicenni, con elmi di latta ispirati ai guerrieri omerici, si lancia in imprese e corse sfrenate. Nel giardino del console incontrano l’eterea Monica, e scoprono il fascino femminile e l’ignoto potere dell’eros. La spensieratezza dell’infanzia cede presto però il posto al dolore e alla passione, al distacco e alla perdita: è la fine del paradiso. A narrare quell’indimenticabile stagione è il maturo Paraskevàs (alter ego dello scrittore), compagno dell’introverso e romantico Alekos e dell’anticonformista e misterioso Loizos. Il romanzo, capolavoro del modernismo, è attraversato da un respiro musicale, in un intreccio di simboli, descrizioni liriche del paesaggio, raffinate tecniche narrative e rimandi intertestuali: in filigrana l’Iliade, ma anche Joyce, Woolf, Proust, Alain-Fournier. Un epos dell’infanzia perduta, all’insegna di eros e thanatos.
Lo Scarpone - Il libro della settimana. Controstoria dell'alpinismo. Intervista a Andrea Zannini
Napoli, dalla Federico II una mappa digitale e un libro sulla genesi della città
Christian Raimo e i suoi alunni : il libro sulla scuola in Italia - la Repubblica
2014-2024. La Fondazione Lazzaretto celebra il suo Decennale
Milano, 26 febbraio 2024 – La Fondazione Lazzaretto festeggia dieci anni di attività con grandi novità che segnano un punto di arrivo ma anche di rinnovata apertura: il Decennale, infatti, è l'occasione per dare il via a un percorso di nuovi impegni e cambiamenti, partendo dal proprio passato, grazie al libro d'artista I Racconti della Peste, un’edizione a tiratura limitata ideata per celebrare la storia del Lazzaretto e tutti coloro che ne hanno fatto parte.
La Fondazione, operativa dal 2014 e radicata nel territorio meneghino in un luogo significativo come via Lazzaretto, nasce dalla visione di Roberta Rocca e Alfred Drago, che hanno affidato a Linda Ronzoni la direzione artistica, con l’intento di creare un luogo di cultura aperto al dialogo, alla contaminazione, all’accoglienza di pensieri, di confronto e di scambio; uno spazio capace di generare progetti culturali partecipati all’insegna della sperimentazione che trovano voce e forma nelle proposte culturali che confluiscono, poi, all’interno del Festival della peste!
Progetti culturali, incontri e laboratori, ma anche la valorizzazione dei giovani talenti: dal 2018 il Lazzaretto, infatti, promuove il Premio Lydia, dedicato al sostegno dell’arte emergente italiana e intitolato alla memoria di Lydia Silvestri, scultrice allieva di Marino Marini, a lungo ospite degli spazi dove ha attualmente sede la Fondazione. Anche quest’anno si terrà la VI edizione del premio Lydia attraverso una call nazionale - a cura di Claudia D’Alonzo e in collaborazione con PAC Padiglione d’Arte Contemporanea - che sarà lanciata a marzo 2024.
“Questo luogo nasce da un gesto d'amore della mia nonna paterna, Andreina Bassetti. Scelse questo luogo con l'idea che io ne facessi qualcosa di speciale. Con l’aiuto prima di Alfred e poi di Linda ho raccolto il suo mandato e seguito il suo esempio. Lei ha fatto del radicamento nel territorio una missione, e il suo punto di partenza sono sempre stati i luoghi. Costruire partendo dai muri, ha sempre detto. In questo mi ci ritrovo pienamente, e per questo ho accolto l’idea prima di una Associazione Culturale e poi di una Fondazione mettendo a disposizione spazio e risorse. Non entrando nello specifico delle questioni culturali o creative partecipo alla visione globale, affascinata dal constatare quali e quante energie si muovano e da come rispondano le istituzioni o i nostri pubblici. Questa Fondazione vuole rendere omaggio alla libertà delle idee, non a una specifica persona o a una storia imprenditoriale." Dichiara Roberta Rocca.
“Il Lazzaretto vuole essere questo: uno spazio di libertà e cura” continua Alfred Drago “Ci siamo fatti testimoni dell'amore per la storia della città e di un suo quartiere, il Lazzaretto, scegliendo un nome per la Fondazione tanto impegnativo e scomodo quanto efficace e vivo. Abbiamo raccolto l'eredità dell'amicizia tra Andreina Bassetti, che acquistò i muri, e l'artista Lydia Silvestri, che li utilizzò come atelier. Mi ricordo che si andava da lei a respirare un'aria nuova. Era uno strano connubio, tutto al femminile, che scatenava energie insospettabili. Nasce così il Lazzaretto. Chiamando a raccolta gli amici per guardarsi in faccia e tirare fuori dal cassetto energie sopite. Senza sapere dove saremmo arrivati. Nessun risultato da raggiungere, se non quello di riaprire un sentiero. Alla fine abbiamo capito questo, a noi interessano i percorsi, i processi, le camminate fatte insieme. Ci piace congiungere due punti attraverso un labirinto, convinti che le rette vie son diventate noiose e poco efficaci.” conclude il fondatore.
I RACCONTI DELLA PESTE, libro d'artista. Il Lazzaretto celebra i suoi primi dieci anni attraverso un inedito libro d’artista - I Racconti della Peste un'edizione preziosa e a tiratura limitata in cui i testi sono accompagnati da immagini riprese da volumi di tassonomia, atlanti e cataloghi storici. Come la parte scritta anche quella visiva conduce in un viaggio: la fascinazione che gli uomini hanno avuto nei secoli per la catalogazione, la classificazione e la sistemazione organica del sapere fino ad arrivare ai confini dell’inevitabile vertigine dell’illimitato e dell’intangibile. I racconti della Peste è un oggetto-libro che, come da tradizione nelle proposte del Lazzaretto, non è completo senza una partecipazione attiva, senza un mettersi in gioco da parte del lettore/fruitore, invitato a intervenire sulla copertina con timbri e inchiostri. “Il libro raccoglie 27 racconti che partono dalla domanda: che cos’è la Peste? e si muovono tra una dimensione di indagine empirica, filosofica, ontologica e una dimensione intima, autobiografica, privata. Da Freud a Mike Buongiorno, da Kandinsky allo Stregatto di Alice, si parla di caos, di cadute, di cani randagi, di maionesi impazzite, di colori fuori dai contorni, con l’intento più di perdersi che di ritrovarsi” commenta Linda Ronzoni.
CLUB DEI PESTIFERI. Il Decennale è anche l’occasione per riflettere insieme sulle modalità di fruizione dei progetti culturali. Durante la serata del 29 febbraio sarà presentato il Club dei Pestiferi, uno spazio privilegiato a cui accedere per partecipare attivamente alla progettazione culturale del Lazzaretto. Una richiesta di coinvolgimento attivo sostenendo le attività della Fondazione per promuovere un sistema consapevole di crescita individuale e collettiva, attraverso processi di partecipazione e contaminazione.
La storia: Il Lazzaretto e la Peste. Costruito come ricovero per i malati di peste, storicamente il Lazzaretto era il luogo del confinamento e dell’isolamento, il luogo della separazione dal resto del mondo. I cancelli del Lazzaretto rappresentavano un confine invalicabile, all’interno del quale l’appestato veniva diviso dai sani: le mura separavano il dentro dal fuori, nell’illusoria convinzione di poter contenere in questo modo ogni potenziale conflitto e contagio.
“Parlare di Peste, oggi, significa per noi, provare a stare sul filo di quel confine, provare a ritornare alla radice della parola di-visione e quindi a una doppia visione: uno sguardo aperto, capace di combinare logica e immaginazione, approccio scientifico e trepidazione, in un’investigazione inflessibile di tutti quegli aspetti non normati e non pacificati dell’esistenza umana, per ampliare la propria percezione di sé e del mondo. E come lo abbiamo fatto? provando, sbagliando e sperimentando, definendo un metodo che sollecita interrogativi personali e collettivi”. Il Lazzaretto
INFORMAZIONI
Fondazione Il Lazzaretto
Via Lazzaretto 15 - 20124 Milano Tel. +39 0245370810
La vena verde di Alessio Arena (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)
«“La morte è la vergogna che avvelena la vita di chi resta”. Lo diceva mio padre, quando mi guardava scomparire nel materasso. E piangere, pensando alle opinioni dei signori.Chi muore, almeno, non deve più curarsene.Mi capita ancora di ripensare al soffitto della mia stanza in quella casa. Un intonaco bianco, con una vena verde. Amavo navigarla con gli occhi da una punta all’altra per ore e ore.Era il mio rifugio, il mio vantaggio su quel mondo tremendo di padri e padroni sovrapposti”»
Alessio Arena è nato a Palermo il 12 ottobre 1996. Nel 2018 si è laureato in Lettere presso l’Università degli Studi di Palermo. Nel 2020, in anticipo di un anno accademico, ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze storiche presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Dal 2018 conduce «La biblioteca di Babele», rubrica di lingua e cultura italiana trasmessa dalla Radio Nazionale argentina. Dal 2018 è collaboratore della sezione «lingua italiana» di Treccani. Dallo stesso anno è Ambasciatore del C. P. per il Club per l’Unesco di Matera attraverso il progetto «Distributori di Poesia». Dal 2019 è cultore di storia del costume presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Dal 2020 è cultore di letteratura e filosofia del teatro, di storia dello spettacolo e di storia del cinema e del video presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti a livello internazionale tra cui nel 2016 il I Premio Internazionale «Salvatore Quasimodo», nel 2018 il Premio «Virgilio Giordano», il Premio «Italia Giovane» a Roma e nel 2019 il Premio Internazionale della World Poetry Conference in India. Ha pubblicato, fino ad oggi, nove libri, tra cui cinque raccolte di poesie e due saggi. Alcune sue opere sono state tradotte in spagnolo e in arabo.
Postfazione di Fabrizio Catalano
In copertina opera di Mattia Pirandello
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domenica 25 febbraio 2024
Case sepolte di Pietro Romano (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)
Le “case sepolte” di Pietro Romano sono quelle che abitiamo, ma, soprattutto, quelle che ci abitano. Questa sua raccolta, profonda, struggente e a momenti terribile, è una delle più avvincenti che ultimamente abbia letto. (dalla Prefazione di Gian Ruggero Manzoni)
Buona parte della scrittura di Pietro Romano è un susseguirsi ossessivo di domande alla ricerca di un impossibile incontro con sé stesso, che resta in una sorta di nonluogo e nontempo, tra l'atto del vivere morendo e del morire vivendo (Dalla post – fazione di Franca Alaimo)
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Il nemico di Mussolini. Giacomo Matteotti, storia di un eroe dimenticato di Marzio Breda, Stefano Caretti (Solferino)
L’assassinio di Giacomo Matteotti il 10 giugno 1924 segna l’inizio della parabola più sanguinosa e totalitaria del fascismo eppure, a cento anni di distanza dai fatti, il caso non appare chiuso in modo definitivo. Tanto che sono nate contese su chi avesse diritto di commemorarlo e fiorite ipotesi revisioniste che hanno relativizzato il ruolo di Mussolini come mandante dell’omicidio, avallando tesi come quella di una Tangentopoli in camicia nera che viene ridimensionata in queste pagine. Il risultato è che sappiamo molto della leggenda di Matteotti ma poco della sua breve eppure intensa parabola di vita: le origini e la famiglia di agrari, la formazione intellettuale, l’imprinting europeo maturato in viaggi di studio (da Vienna a Berlino, da Oxford a Parigi), le sue idee per un socialismo riformista, l’intransigenza e l’integrità etica. E pure il carattere, che fece di lui l’avversario più pericoloso per il duce, come dimostrò la sua denuncia in Parlamento dei brogli elettorali e delle violenze compiute dai fascisti. A ricostruirne la figura a tutto tondo mira questa biografia che, anche sulla scorta di documenti inediti, mette in luce due cose essenziali: com’era l’uomo prima di diventare un martire, nei 39 anni che ha vissuto in maniera appassionata, e come è diventato un simbolo dell’antifascismo. Perché come è stato scritto: «Prima di lui c’era stata l’opposizione al fascismo, ma l’antifascismo come valore, come scelta consapevole e prioritaria nasce solo con l’estate del 1924, nel suo nome».
Bara di seta di Ilaria Caffio (Solferino)
Un romanzo d’esordio che indaga, con una lingua memorabile e sfrontata, i disumani sentimenti e quelli più puri che solo una famiglia può generare, andando a fondo della fatica di diventare inesorabilmente adulti nonostante la perdita, nonostante l’amore, nonostante se stesse.
Requiem per gli ulivi di Giuseppe Semeraro (AnimaMundi)
"Requiem per gli ulivi" è un viaggio poetico dentro un dolore indicibile, il dolore di chi è cresciuto in un ambiente, in un paesaggio e in un immaginario che lentamente scompare. Il centro di questi testi è l’albero d’ulivo martoriato dalla xylella ma da questo centro drammatico i testi si muovono in un orizzonte più ampio con tutte le implicazioni, umane, politiche, sociali fino alla pura osservazione di questa tragedia che fa da specchio a tutti i cambiamenti climatici che abbiamo sotto gli occhi. Se l’ulivo è il centro di queste parole non mancano i diversi punti di osservazione e di conseguenza anche lo stile che passa dal lirico, al civile, al grottesco fino al monologo teatrale senza tacere un silenzioso grido di speranza che trasforma la caduta in rinascita.