sabato 31 marzo 2018
venerdì 30 marzo 2018
mercoledì 28 marzo 2018
martedì 27 marzo 2018
lunedì 26 marzo 2018
Vieste accoglie in un caloroso abbraccio i poeti dialettali. Intervento di Stefano D’Almo
Sapete come si richiama
un gatto a Vico del Gargano? “Musc-musc!”E un cane? “Ciù-ciù, te qua!” Come si ottiene
l’attenzione di un maiale? “Nfr-nfr!” E per fare bere un mulo, come si fa? Fischiare:
“fif fif fif”, un richiamo che suona straniero però a pecore e capre, cui
bisogna rivolgersi con un più familiare “zri zri zri”. Su questa Arca di Noè
che è la poesia vernacolare ce n’è per tutti, animali ed esseri umani. Se dovete chiamare uno sconosciuto infatti, a
Vico è d’obbligo dirgli “jò”, se volete che si muova, allora è più indicato un “me!”,
ma se le cose non prendono la piega desiderata, allora non resta che uno
sconsolato “meeeeeee!” (mi raccomando, almeno sette “e”).
E’ un piccolo saggio
dalla manifestazione “E‘ l’ora della poesia, era ora!” che ha portato sulla
scena e rimesso agli onori del mondo la poesia vernacolare, quella dove
risplende la magia della parola, evocativa, sapida e antica quanto può esserlo una
sorgente di acqua limpida che sgorga dalle rocce dopo aver attraversato montagne
e strati geologici di profondità. Lo show della poesia dialettale, da cui ho selezionato
più sopra alcune suggestive sonorità vichesi, ma che si è arricchito dei
contributi originali, evocativi e a volte ironici di tutto il territorio Dauno,
ha avuto luogo lo scorso 11 marzo a Vieste, a cura della locale sezione della
Lega Navale che ne ha varato la prima edizione sei anni fa. Manco a dirlo, tra
lo scetticismo generale e quasi per gioco. E di questo è giusto rendere merito ai
due soci del sodalizio viestano Saverio Sciancalepore e Raffaele Pennelli,
ideatori dell’evento culturale che è ormai diventato un appuntamento
tradizionale, capace di richiamare nella splendida località garganica poeti del
promontorio, ma anche trans-frontalieri, e un pubblico che di anno in anno si
fa più numeroso e appassionato.
Ma com’è
possibile, viene da chiedersi, che in un mondo dominato dall’immagine, dagli
effetti speciali, dai social networks, dalla comunicazione urlata e dalla
volgarità esibita, vi possa essere ancora spazio per una forma d’arte e,
soprattutto di espressione così intimista, qual è la poesia? La risposta può
sembrare paradossale, ma non più di tanto. “E’proprio perché viviamo in un
mondo così” - suggerisce il poeta Raffaele Pennelli - “soggiogato dall’egotismo,
dalla sete di potere e di denaro, lanciato in una corsa apparentemente inarrestabile
verso un vuoto spinto e senza valori, che alcune persone sentono l’urgenza di lacerare
il velo dell’indifferenza e del cinismo per superare il rumore di fondo che ci assorda,
sussurrando parole semplici, ma capaci di dare voce all’anima”. A Saverio
Sciancalepore, oltre co-organizzatore con Pennelli della manifestazione e poeta
anch’egli, preme sottolineare la potenza della parola che si fa poesia e in
particolare di quella dialettale “credo che la differenza fondamentale tra la
poesia in lingua e quella vernacolare stia nell’immediatezza e nella freschezza
della seconda, più viscerale, liberatoria, laddove la prima è mediata da
sovrastrutture culturali che sono implicite in un mezzo espressivo appreso sui
banchi di scuola e nei libri, non nella strada o nelle osterie”.
Tra i temi
toccati dai poeti, ovviamente le bellezze dei luoghi, gli amori, la nostalgia
di antichi mestieri o di tradizioni
quasi scomparse. Ma non mancano l’attenzione all’ambiente “…Santa Madre Terra, selvaggio è l’uomo che ti
sotterra…”: è un verso di stringente attualità, tratto da “Primavera” di
Sciancalepore, oppure le note romanticamente sognanti, come in “Sera” di Pennelli: “Quando
giunge la sera, raccogli i diamanti che la luna depone sulle onde del mare.
Donali a una sirena dagli occhi neri e profondi come una notte d’amore che non
ha mai fine”.
Bisogna dire
grazie a persone come Raffaele e Saverio, ma anche al vicepresidente della
sezione di Vieste della Lega Navale, Francesco Aliota, all’assessora alla
Cultura del Comune di Vieste, Grazia Starace, ai musicisti Attilio Caso e
Pietro Santoro, che hanno fornito la colonna sonora alla serata, e a tutti coloro
che hanno contribuito al successo di questi incontri, impegnandosi in modo
disinteressato e con ammirevole determinazione. Grazie perché ci invitano a guardarci
dentro, a soffermarci e a godere del momento presente in cui stiamo vivendo, a riflettere
sulle cose che davvero contano e che si riassumono nel concetto di umanità.
Un nuovo
appuntamento con l’arte dello scrivere in versi sarà nel prossimo mese di
giugno. Un consiglio? Se potete, partecipate. Staccate la spina dal mondo, dalla
rete, dalla televisione, dai social e rimettetevi in presa diretta col cuore.
CANTO VOTIVO DI FEDERICO LENZI
Propongo un giovanissimo
amante della Poesia. Nel ritmo e nell’invettiva carico di ardore, malevolo in
alcuni punti, ma feroce e spietato contro una società sempre più alla deriva.
Lui è Federico Lenzi… (Stefano Donno)
Osservateli
attentamente, e che la loro immagine non vi abbandoni,
sia conficcata dai
pugnali della colpa nei vostri miseri cuori;
essi sono,
incappucciati, pronti per essere portati sul patibolo,
lungo una via da tutti
percorsa ma che impegnati a chinare il capo
abbiamo dimenticato
come osservare, di un boia
che tutti accettiamo, un
buon pastore che ci guida,
con in mano un bastone
per spianarci la strada,
talvolta percuoterci
quando beliamo troppo forte,
ed i nostri lamenti si
tramutano in urla, e da bestiali,
con inesplicabile
metamorfosi, divengono pianti quasi umani;
sulla spalla invece, il
vil padrone abbigliato con le nostre pelli,
porta la dannata
carabina baciata dallo spietato cuore di Marte,
cartucce che sempre
saranno guidate da Apollo
che diresse il dardo di
Paride, già inserite in canna.
Morte pronta per essere
sprigionata
se una di noi divenisse
abbastanza aggressiva
da non poter più essere
chetata con il semplice bastone.
Innocenti, come tutti i
condannati a morte,
quei vecchi saggi
attendono,
ma non mostrano paura o
risentimento alcuno,
addirittura, forse, una
paterna comprensione
nei confronti dei
figli, messi alla luce dai figli,
figliati da colore che,
in tempo immemore, gli diedero vita
stringendo con essi
l’antico accordi della sopravvivenza.
Ma l’uomo, come ormai è
noto ai figli che mai abbandonarono
il seno materno, è
inguaribile spergiuro,
e coloro che stringono
cappi di plastica attorno ai nodosi colli
altro non sono che
colonizzatori, disposti a siglare accordi con i Cheyenne,
a chiamarli fratelli
fino a quando non troveranno differente ristoro
per le membra, da
sostituire a quello elargito generosamente dai nativi.
Ed è questo che essi
sono, nativi,
il cui unico crimine è
quello di essere nati in un suolo sul quale una serpe,
con l’animo annerito di
petrolio e denaro, ha puntato gli spregevoli occhi,
iniettato il potente
veleno del consumo e dell’ignoranza,
e che forse un giorno
si proclamerà eroe,
addirittura santo in
seguito al martirio,
sacrificio commesso per
un bene inesistente,
a dirla tutta, inutile,
mai voluto da alcuno se
non le sporche mosche ingorde d’oro
che ronzano attorno ad
un pezzo di carta come fosse delizioso nettare,
ma, andiamo, ch’io non
sia volgare, tutti sappiamo
ciò con cui le mosche
amano cibarsi.
Essi rimangono lì, e lo
faranno
Fino a quando saranno
in grado di resistere,
spartiati guidati da
chissà quale Leonida,
uniti assieme agli
Arcadi ed ai Corinzi,
destinati questi a
fuggire sotto le cariche persiane.
E rimarranno unicamente
loro,
soli, contro nugoli di
frecce di asce e barre di piombo
e metano.
Biografia - Mi chiamo
Federico Lenzi, classe ’01. Questa è quanto di più semplice mi vien fatto di
scrivere su di me. Tutto il resto mi appare banale o poco interessante per chi
legge. Ho iniziato a scrivere un paio di anni fa, cimentandomi inizialmente
nella prosa, successivamente nella poesia, vincendo, con immensa gioia, un
concorso di poesia organizzato nel 2017 dalla brindisina associazione Jonathan,
impegnata in una accesa lotta sociale a
tutela dell’accoglienza e dell’immigrazione, tematiche a mio parere scottanti,
in questi tempi offuscati dall’ombra di una ingiustificata paura che reca
l’infame vessillo di un’ancor più infame razzismo. In seguito ho partecipato ad
un paio di Poetry Slam nei quali ho tentato di confrontarmi con tematiche
sociali, quali l’indifferenza del comune sentire innanzi alla povertà, o la
necessità di una rivoluzione pacifista incentrata sugli ideali dell’anarchismo
sviluppato da grandi pensatori del ‘900 quali Errico Malatesta.
Presentazione di Canto
Votivo - Canto Votivo vuole essere il
mio grido di protesta nei confronti di
un sistema ormai marcescente disposto, pur di agevolare i soliti pochi
profittatori che si impinguano
nutrendosi della sofferenza degli uomini, a porre fine alla vita di esseri
innocenti, gli ulivi in questo caso, privi della possibilità di difendersi.
Viviamo, ahimè, in un’epoca in cui la religione del consumo conosce come unico
dio il denaro, divinità tiranna e capricciosa al pari di quelle create in epoche
andate. Vi furono, un tempo, quelle infami spedizioni chiamate crociate:
oggi l’orrore muta veste restando
intrinsecamente fedele a sé stesso. Se allora gli innocenti furono gli arabi,
colpevoli unicamente di occupare un territorio sul quale la Chiesa aveva esteso
le proprie mire occhi, oggi la palma del martirio spetta a madre natura
genitrice prodiga quanto rinnegata da troppi dei suoi figli. Ho voluto dar voce
ad un dissenso che non limita il suo
oggetto solo al il gasdotto Tap, ma coinvolge
lo scempio dell’habitat naturale dell’umanità tutta, spogliato della propria dignità, utilizzato nel
migliore dei casi come pattumiera, nel peggiore come territorio da sfruttare al
massimo ed abbandonare una volta divenuto utile. Mi rivolgo soprattutto agli
abitanti del Sud Italia, vittime spesso di soprusi simili. Per secoli stranieri
hanno invaso il nostro territorio, i Romani utilizzandolo come riserva di
grano, così come è stato fatto anche dagli spagnoli. Ci troviamo in un’epoca
avanzata in cui la democrazia dovrebbe regnare sovrana, anche se nella maggior
parte dei casi così non è, e la maggioranza ha stabilito che la Tap è
un’inutile crimine. Adesso è necessario dire basta.
domenica 25 marzo 2018
sabato 24 marzo 2018
L’ultimo canto di Eugenio Imbriani (Edizioni Esperidi)
La vita di Giacomo, la
sua poesia, i suoi pensieri, in una Napoli vitale e soffocante, oppressa dalla
censura e puerilmente entusiasta del nuovo secolo, popolaresca e velleitaria:
l’amicizia con il fido Antonio, l’incontro con un personaggio pittoresco,
Donnalfonso, e i suoi figli; la malattia, il traboccare del sentimento, la
giovinezza che se ne va; e, infine, sulle falde del Vesuvio, nel deserto della ginestra,
la composizione dell’ultimo, durissimo canto.
Eugenio Imbriani è
professore di Antropologia culturale presso l’Università del Salento (Lecce).
Saggista, autore di numerose pubblicazioni, di tanto in tanto si misura con il racconto.
venerdì 23 marzo 2018
Ambrose di Fabio Carta (Scatole Parlanti)
Controllore Ausiliario
– CA – è uno dei pionieri ad aver sposato la causa della missione Nexus, la
frontiera virtuale dove scrivere un nuovo e pacifico capitolo della storia
umana. Ma durante la preparazione terapeutica, il suo corpo rimane vittima di
danni irreparabili. Logorato dalle metastasi, è costretto a vivere in una
speciale tuta eterodiretta da pazzi esaltati, che combattono una guerra in
bilico tra realtà e spettacolo. Il suo destino è la morte, mentre un suo
gemello elettronico continuerà a simulare la sua esistenza nel ciberspazio. L’infelicità
di CA – figlio delle stelle, alieno agli usi terrestri – subisce uno
stravolgimento con la comparsa di Ambrose. Un’entità che si presenta come una
rosa stillante ambra, una irriverente voce che lo guida verso sviluppi
imprevedibili. Come ribellarsi al proprio destino e scoprire cosa si cela
realmente dietro i grandi cambiamenti ai quali l’umanità dovrà far fronte.
Fabio Carta, classe
1975, è appassionato di fantascienza e dei classici della letteratura. Laureato
in Scienze Politiche con indirizzo storico, ha al suo attivo la saga
fantascientifica Arma Infero, una serie che a oggi conta due romanzi (Il mastro
di forgia, 2015 e I cieli di Muareb, 2016) e il racconto lungo Megalomachia
(Delos Books, 2016), scritto unitamente alla finalista del premio “Urania
2016”, Emanuela Valentini. Ha inoltre partecipato con importanti firme della
fantascienza italiana all’iniziativa benefica “Penny Steampunk” (2016), da cui
è nato un volume di racconti fantastico-weird a cura di Roberto Cera.
ARRIVA IN LIBRERIA “COMUNICARE DA LEADER” LA GUIDA COMPLETA E RICCA DI CASE STUDY. PER COMUNICARE AL MEGLIO NELL’EPOCA DEI SOCIAL MEDIA
Interviste e manuale
pratico per diventare dei comunicatori migliori in qualsiasi contesto
lavorativo. Nell’epoca dell’avvento dei social media e del declino dei canali
tradizionali di comunicazione, saper comunicare in maniera efficace è
un’abilita che bisogna sviluppare e migliorare. Perché è la buona comunicazione
il fattore chiave di successo di qualsiasi attività. Come comunicare dunque?
Come porsi in pubblico e come creare sui social media un’immagine efficace di
sé? A queste domande rispondono Maria Elena Capitanio e Andrea Di Cicco con
“Comunicare da leader” (Edizioni Lswr, marzo 2018), un libro che scioglie i
numerosi interrogativi degli uomini e delle donne di oggi sull’arte di
comunicare. In maniera provocatoria, gli autori sintetizzano con chiarezza e
semplicità le tecniche più aggiornate per migliorare la comunicazione
personale, affiancando il tutto con interviste, con le testimonianze e i punti
di vista di protagonisti autorevoli, con citazioni e assaggi di argomenti
scottanti. Difatti il volume ha anche l’obiettivo di rompere diversi tabù, in
primis quello sulle donne, sul sesso e sul potere. Tra i materiali esclusivi
proposti, anche un'intervista a Luigi Bisignani, controverso personaggio del
mondo del potere italiano. “Il libro non è rivolto solo a chi voglia cimentarsi
con la politica o sia già un politico navigato, ma è stato pensato per quanti
desiderino puntare sulla leadership in qualsiasi settore: manager, capitani
d’industria, piccoli imprenditori ricchi di ambizioni, ma anche donne stufe di
accontentarsi di posti di lavoro mediocri o sottopagati e decise a ritagliarsi
uno spazio migliore nel mondo” scrivono Capitanio e Di Cicco.
Ed è per questo motivo
che “Comunicare da leader” contiene i ritratti di numerosi personaggi di ieri e
di oggi, politici e non, conosciuti a livello internazionale. Le loro vite sono
da esempio per chiunque voglia migliorare la propria comunicazione e attraverso
i loro modelli si possono comprendere le caratteristiche principali, i pregi e
i difetti che decretato il successo. Dal trio Fedez, Ferragni e Rovazzi alle
Brigate Rosse e all’Isis, dal premier francese Emmanuel Macron all’ex
presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi, dal confronto tra Clinton
e Trump e tra Elisabetta II del Regno d’Inghilterra e Angela Merker: sono
questi alcuni dei tanti nomi, dei modelli di comunicazione del passato e del
presente, a cui si sono dedicati gli autori. Il volume è anche un vero e
proprio manuale, una giuda a 360 gradi per la cura del proprio benessere
psicofisico, per imparare a impostare la propria voce, per gestire la
respirazione e consigli pratici su come porsi durante un qualsiasi discorso
pubblico: in ufficio, alla presenza del proprio superiore, a una cena di
lavoro, in parlamento o al primo appuntamento. Gli autori propongono
suggerimenti e indicazioni utili per ciascuna situazione, per essere sempre più
spigliati. Un capitolo a parte è dedicato anche alla propria immagine veicolata
sui social media. Che differenza c’è tra Facebook e Instagram? Come creare il
post ideale? Come diventare influencer? Due capitoli, poi, sono dedicati alla
comunicazione nell’universo femminile (sicurezza di sé, recitazione, postura
psicologica) e al sesso e potere (l’ossessione per le pose sexy su instagram, la
prospettiva dell’uomo ecc…). Completano il libro delle utili e indispensabili
citazioni per ispirare i leader di oggi, dedicate a comunicazione, carisma,
leadership, emozioni, autorevolezza e cuore.
GLI AUTORI - Maria
Elena Capitanio - Giornalista attiva da dieci anni, scrive per diversi
quotidiani nazionali italiani, tra cui Milano Finanza e La Verità. Collabora
con le università come docente di oratoria nei corsi post-laurea, e conduce un
programma radiofonico insieme al coautore di questo libro. In passato ha
collezionato esperienze professionali in televisione.
Andrea Di Cicco -
Esperto di linguaggio video, composizione musicale, recitazione, dizione e
oratoria, dirige a Roma l’accademia di doppiaggio Lavorare con la voce, fondata
nel 1971 con l’allora nome “Studi Titania” da suo padre Massimo. Dopo la
formazione negli Stati Uniti, si è dedicato alle consulenze di comunicazione
per manager e politici.
IL LIBRO
Comunicare da leader
di Maria Elena
Capitanio e Andrea Di Cicco
Edizioni Lswr, Marzo
2018
272 pagine, 17 x 24 cm,
Brossura
Isbn 9788868956257
Prezzo 22,90 euro
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