Questa è la storia di
un uomo che «Aveva realizzato tre fortune, visitato mezzo mondo, generato tre
figli da una moglie di ghiaccio, [la russa Ekaterine] imparato dodici o tredici
lingue, radunato una vasta biblioteca, eppure ora, coi capelli grigi e stanco,
non sapeva che cosa fare della propria vita». Heinrich Schliemann, fortunato
uomo d’affari aveva però un sogno potente: trovare i resti dell’antica civiltà
raccontata nell’Iliade. Abile viaggiatore e ricchissimo affarista, Schliemann
si informò sulla porzione di territorio turco che gli indizi omerici indicavano
come sito della città di Troia. A differenza dei precedenti archeologi, si
concentrò sulla collina di Hissarlik, in accordo con i testi di Charles
Maclaren e di Frank Calvert, un inglese che fungeva da vice console americano
nei Dardanelli, che gli fu complice in tutta l’impresa. L’ambizioso progetto lo
vide impegnato per svariati anni, al termine dei quali raggiunse lo scopo
desiderato. Sposatosi in seconde nozze con la greca Sofia, bellissima donna che
lo accompagnò in tutto il periodo degli scavi, Schliemann seppe mostrarsi (“con
la scaltrezza di Ulisse”) ai governi che ospitarono la sua impresa come un
benefattore in cerca soltanto di fama. In realtà il giorno in cui sotto la
collina (sbancata ai limiti della legalità) gli scavi rivelarono un forziere di
preziosi, Schliemann mandò a casa tutti gli operai e chiese alla moglie di
occultare il presunto tesoro di Priamo nel suo scialle. Grazie a questo
espediente, e alla rapidità con cui Calvert trasportò «uno scudo di rame, un
vaso d’argento e uno di rame, una fiasca d’oro, due tazze d’oro e una piccola
tazza di una lega d’oro e d’argento; un bicchiere d’argento, 3 grandi vasi
d’argento, 7 spade di rame con lama a doppio taglio, 6 lame di coltello d’argento
e 13 punte di lancia, in rame.[…] 2 diademi d’oro, una benda, 4 orecchini d’oro
con pendenti, 56 orecchini d’oro e 8750 anelli e bottoni» fuori dai confini
turchi Schliemann sottrasse la prova tangibile, “sicura come l’oro”, del
ritrovamento di Troia al governo di Costantinopoli. I testi di Heinrich
Schliemann sono molto affascinanti: il suo famosissimo memoir La scoperta di
Troia è uno dei testi di archeologia più frequentati. Leggendo però la
ricostruzione di Payne, ricchissima di note biografiche
sull’archeologo/affarista, si può fare la tara della mitizzazione insita in
tutte le opere autobiografiche e in particolare dei toni eroici con i quali
Schliemann si dipinse. L’impresa fu infatti sì miracolosa, ma anche ricca di
forzature di mano alle autorità e ai proprietari della collina e volta al
ritrovamento dell’oro più che alla semplice gloria per il ritrovamento da
tramandare ai posteri.
Robert Payne
(1911-1983) ha pubblicato oltre un centinaio di libri su una vasta gamma di
argomenti. I critici hanno detto di lui: “La sua vasta erudizione e il suo
potere magico sulle parole hanno la straordinaria capacità di catturare il
lettore”. Tra le sue opere, pubblicate in varie lingue, ricordiamo le biografie
di Lenin, di Ivan il Terribile e di Stalin.
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