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mercoledì 26 giugno 2024

La guerra per il Mezzogiorno. Italiani, borbonici e briganti 1860-1870 di Carmine Pinto (Laterza)

La guerra per il Mezzogiorno, per la novità di materiali e documenti e per la vastità delle ricerche, offre una prospettiva che innova interpretazioni fino a oggi date per acquisite.

«Carmine Pinto, sulla base di una ricca documentazione, ci offre in gran parte una ‘storia militare’ di quel decennio drammatico in cui il governo italiano doveva vincere per dare "legittimità definitiva al nuovo edificio nazionale".» - Giancristiano Desiderio, la Lettura

«Un libro che riporta la discussione pubblica a più equilibrate ragioni storiche.» - Luigi Mascilli Migliorini, Domenica – Il Sole 24 Ore


Il brigantaggio fu l'eroica resistenza meridionale al colonialismo sabaudo o la sfida allo Stato di bande criminali? La guerra per il Mezzogiorno concluse la crisi del Regno delle Due Sicilie, determinò il successo dell'unificazione italiana e marcò la complicata partecipazione del Mezzogiorno alla nazione risorgimentale. Iniziò nel settembre del 1860, dopo il successo della rivoluzione unitaria e garibaldina, e si protrasse per un decennio, mobilitando re e generali, politici e vescovi, soldati e briganti, intellettuali e artisti. Non fu uno scontro locale, perché coinvolse attori politici e militari di tutta la penisola e d'Europa, ma non fu neppure una guerra tradizionale: i briganti, le truppe regolari italiane, i volontari meridionali si sfidarono nelle valli e nelle montagne in una guerriglia sanguinosa, del tutto priva dei fasti risorgimentali. Si mescolarono la competizione politico-ideologica tra il movimento nazionale italiano e l'autonomismo borbonico; l'antico conflitto civile tra liberalismo costituzionale e assolutismo; la lotta intestina tra gruppi di potere, fazioni locali, interessi sociali che avevano frammentato le città e le campagne meridionali.



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