Nel dicembre del 1933 il diciottenne Patrick Leigh Fermor partì alla
ventura con un paio di scarponi chiodati per attraversare l'Europa «come
un vagabondo, un pellegrino o un chierico vagante», a piedi da Hoek van
Holland a Istanbul. Quando, anni dopo, il diciottenne Nick Hunt scopre i
libri di Patrick Leigh Fermor, non può fare a meno di identificarsi con
quel coraggioso giovanotto partito alla ricerca del suo posto nel
mondo. Già allora Hunt sente, con assoluta certezza, che un giorno
seguirà i passi di Fermor, ripercorrendo lo stesso itinerario attraverso
Olanda, Germania, Austria, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria e
Turchia, per scoprire quanto di selvaggio sia rimasto in quelle terre.
Del resto, quale modo migliore di conoscere l'Europa dell'esporsi
completamente a essa, cosciente di ogni goccia di pioggia, di ogni sasso
sotto i piedi? Come comprendere meglio i processi di perdita e
cambiamento, se non viaggiando all'ombra delle parole di Patrick Leigh
Fermor? E soprattutto, quale miglior sistema per vivere una buona,
vecchia avventura? In un'epoca di informazione globale, Hunt evita
deliberatamente di fare ricerche sui luoghi che intende attraversare,
portando con sé solo i libri di Fermor, con le loro informazioni
superate da ottant'anni. Con quell'unica testimonianza a fare da sfondo,
attraverso i boschi e l'acqua, il vento e la pioggia, i campi, le
foreste, le città, i sobborghi, le montagne e le autostrade, Hunt
verificherà di persona quanto resta dell'ospitalità, della cortesia
verso gli stranieri, della libertà, della vita selvaggia,
dell'avventura, del mistero, dell'ignoto, delle correnti più profonde
del mito e della storia che scorrono ancora sotto la superficie
dell'Europa.
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