«Non c’è un problema che un farmaco non curi, mamma lo dice
sempre. A casa nostra non si parla, si prendono medicine. Così lei mi dà
il Dulcolax ogni sera perché sono una bambina grassa. Due compresse,
quattro, otto. E io non so che legame ci sia tra il Dulcolax e una
bambina grassa, visto che non dimagrisco...»
C’è un peso che
non si può perdere, anche quando l’hai perso tutto. Matilde lo sa: la
mamma, bulimica, passa le giornate a vomitare; lei ha cominciato a
ingrassare quando aveva sei anni ed è affamata da una vita. A scuola
elemosina biscotti, a casa ruba il pane, e intanto sogna che le taglino
la mano. Ottanta chili a sedici anni, a diciotto quarantotto; Matilde va
in America a studiare, splende, ma la fame e la paura le vengono
dietro. Finché, dopo la morte della madre, il tracollo finanziario del
padre e una relazione violenta, supera i centotrenta chili. E quando
esce, c’è sempre qualcuno che la guarda con disprezzo. Allora Matilde si
chiude in casa per tre anni, e sui social si finge normale. Ma che vuol
dire normale?
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